Danilo Abbruciati: differenze tra le versioni

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Su richiesta di [[Ernesto Diotallevi]], altro esponente di spicco della Banda e tramite tra i mandanti (Flavio Carboni e Pippo Calò) e gli esecutori, Abbruciati giunge a [[Milano]] in treno insieme a [[Bruno Nieddu]] per attentare alla vita del funzionario ma non riesce nell'impresa di ucciderlo a causa di un guasto alla sua pistola e, dopo essere riuscito solo a gambizzarlo, viene ferito a morte da una guardia giurata con un colpo alle spalle, mentre scappa a bordo di una motocicletta guidata dal suo complice.<ref>[http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=13370&codset=BIO&pagina=0 Attentato a Roberto Rosone] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120113073750/http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=13370&codset=BIO&pagina=0 |data=13 gennaio 2012 }}, [[L'Unità]]</ref> Nella giacca del suo cadavere, i poliziotti trovano una scatoletta di fiammiferi con appuntato un numero intestato a Mirella Fiorani, cognata di Diotallevi.<ref>{{cita libro|autore=Raffaella Notariale|titolo=Segreto criminale|url=http://books.google.it/books?id=IINLgy0iBEYC|anno=2010|editore=Newton Compton Editori|isbn=978-88-541-2514-8}}</ref>
 
{{Citazione|Quando mi informarono, andai da ''[[Enrico De Pedis|Renatino]]'' e da [[Raffaele Pernasetti]] a chiedere spiegazioni. Volevo sapere perché si fossero mossi senza comunicare la decisione al resto della banda. Non era nelle nostre regole: tutto andava stabilito insieme. ''Renatino'' si giustificò dicendo che Danilo aveva agito anche a loro insaputa, che aveva ricevuto cinquanta milioni di lire per eseguire l'attentato. La spiegazione, ricordo, mi lasciò alqaunto perplesso perché, pur essendo avido, Danilo non si sarebbe mai fatto usare come semplice killer.|Racconto di [[Maurizio Abbatino]].<ref>{{cita libro| nome=Raffaella | cognome=Fanelli | capitolo=La scomparsa di Emanuela Orlandi| titolo=La verità del Freddo| curatore= | anno=2018 | editore=[[Chiarelettere]] | città=Milano | ed=1 | pp=249-250| ISBN=9788832960389 }}</ref>}}
 
La notizia della sua morte a Milano coglie di sorpresa sia i suoi amici della Magliana, sia gli stessi investigatori che si chiedono, per molto tempo, le ragioni che abbiano portato Abbruciati a Milano, così lontano dai suoi interessi romani, da mero sicario. Una stranezza, quella che sia andato personalmente a eseguire un "lavoro" così rischioso quanto ben remunerato, che non verrà mai spiegata fino in fondo dalle inchieste che seguiranno negli anni a venire. Come mandanti dell'agguato verranno comunque condannati [[Michele Sindona]], il banchiere [[Roberto Calvi]], lo stesso Ernesto Diotallevi e il faccendiere Flavio Carboni.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/15/condannati_Carboni_boss_della_Magliana_co_0_940115795.shtml Condannati Carboni e un boss della Magliana. sono i mandanti del tentato omicidio di Rosone], [[Corriere della Sera]]</ref>