Rubble pile: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m refuso; termine più comune per il titolo della sezione
ortg
Riga 10:
Una struttura interna di tipo ''rubble pile'' può originarsi in conseguenza dell'[[Impatto astronomico|impatto]] tra due asteroidi, in conseguenza del quale un corpo monolitico può frantumarsi in numerosi pezzi, la maggiore parte dei quali tendono a riassemblarsi per via della [[Interazione gravitazionale|gravità]]. Il nuovo corpo che viene a formarsi avrà una struttura interna composta da un aggregato di frammenti con numerosi spazi vuoti tra di essi, ovvero una tipica struttura interna del tipo ''rubble pile''.<ref>{{Cita pubblicazione |nome=Patrick |cognome=Michel |data=2001-11-23 |titolo=Collisions and Gravitational Reaccumulation: Forming Asteroid Families and Satellites |rivista=Science |volume=294 |numero=5547 |pp=1696–1700 |doi=10.1126/science.1065189 |nome2=Willy |cognome2=Benz |nome3=Paolo |cognome3=Tanga |lingua=en}}</ref> Si ritiene che la maggior parte degli asteroidi di piccole dimensioni abbiano tale struttura interna.<ref name=ALCDEF>{{cita web |lingua=en |url=http://alcdef.org/PHP/alcdef_aboutLightcurves.html |titolo=About Lightcurves |autore=Brian D. Warner |sito=Asteroid Lightcurve Data Exchange Format |accesso=24 aprile 2020}}</ref>
 
Un chiaro idizioindizio a riguardo è dato dalla [[densità]]. Molti asteroidi hanno un densità che non è compatibile con una loro composizione totalmente rocciosa; a volte, neppure la presenza di ghiaccio per una elevantaelevata frazione del volume riuscerebberiuscirebbe a spiegare il valore della densità misurato, come avviene nel caso dell'asteroide [[253 Mathilde]]. Anche la presenza di un [[Cratere meteoritico|cratere]] di notevoli dimensioni può suggerire una struttura interna priva di coesione. Il primo asteroide ad essere stato [[Esplorazione degli asteroidi|esplorato]], la cui struttura interna è senza dubbio di tipo ''rubble pile'', è stato [[25143 Itokawa]], con dimensioni di {{tutto attaccato|{{M|535|ul=m}} × 294 m × 209 m}}, raggiunto nel 2005 dalla sonda spaziale giapponese ''[[Sonda Hayabusa|Hayabusa]]''.
 
Un asteroide di dimensioni maggiori come [[433 Eros]], esplorato nel 2000 dalla sonda ''[[Near Earth Asteroid Rendezvous|NEAR Shoemaker]]'' della [[NASA]], ha rivelato una storia di impatti che lo avrebbero pesantemente fratturato, ma non disgregato. I frammenti sarebbero cioè rimasti al loro posto e l'asetroideasteroide avrebbe mantenuto una struttura per lo più omogenea.<ref>{{cita libro |lingua=inglese |titolo=Asteroids III |curatore=Bottke, W.F.; Cellino, A.; Paolicchi, P.; Binzel, R.P. |anno=2002 |città=Tucson |editore=University of Arizona Press |capitolo=Near Earth Asteroid Rendezvous: Mission Summary |pp=351–366 |autore=Cheng, A.F. |url_capitolo=http://www.kiss.caltech.edu/workshops/space-challenge2011/references/missions-to-neo/Near%20Earth%20Asteroid%20Rendezvous_Mission%20Summary_Cheng.pdf |accesso=28 ottobre 2011}}</ref> Molti asteroidi, inoltre, si sono rivelati dei [[Asteroide binario a contatto|binari a contatto]].
 
Infine, gli asteroidi maggiore della [[fascia principale]] ([[Cerere (astronomia)|Cerere]], [[2 Pallas|Pallade]], [[4 Vesta|Vesta]], [[10 Hygiea|Igea]] e [[704 Interamnia|Interamnia]]) sono oggetti coesi che non hanno [[porosità]] interna. Manifestano anzi una differenziazione interna che li associa più ai satelliti maggiori dei pianeti.
Riga 19:
 
== Comete ==
Alcune osservazioni da remoto hanno suggerito che anche i [[Nucleo cometario|nuclei cometari]] possano essere, anziché corpi unici, agglomerati di piccoli frammenti, debolmente legati e soggetti a occasionali eventi distruttivi. I componenti di maggiore dimensione, tuttavia, si sarebbero fomatiformati direttamente dalla condensazione primordiale della [[nebulosa solare]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Paul R.|cognome=Weissman|data=1986-03|titolo=Are cometary nuclei primordial rubble piles?|rivista=Nature|volume=320|numero=6059|pp=242–244|lingua=en|accesso=2020-04-23|doi=10.1038/320242a0|url=http://www.nature.com/articles/320242a0}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.boulder.swri.edu/~bottke/rubble/node7.html|titolo=Tidal Disruption of Asteroids and Comets|accesso=2020-04-23}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Harold A. Weaver|data=18 giugno 2004|titolo=Stardust at Comet Wild 2|rivista=Science|volume=304|numero=|url=https://science.sciencemag.org/content/sci/304/5678/1760.1.full.pdf}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www2.ess.ucla.edu/~jewitt/interior.html|titolo=Interior of the Cometary Nucleus}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=E. Asphaug|data=luglio 1994|titolo=Density of comet Shoemaker–Levy 9 deduced by modelling breakup of the parent 'rubble pile' |rivista=Nature|volume=370|numero=6485|pp=120–124|lingua=en|accesso=2020-04-23|doi=10.1038/370120a0|url=http://www.nature.com/articles/370120a0|nome2=W.|cognome2=Benz}}</ref> Osservazioni ''in situ'' del nucleo della [[67P/Churyumov-Gerasimenko|Cometa Churyumov-Gerasimenko]] eseguite della missione ''[[Rosetta (sonda spaziale)|Rosetta]]'' indicano, tuttavia, che forniscono un quadro più articolato rispetto allo scenario prospettato.
 
== Satelliti naturali ==