Emanuele Tesauro: differenze tra le versioni

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[[File:Van dyck tomaso 1634 1635.jpg|thumb|[[Antoon van Dyck]], ''[[Ritratto del principe Tommaso Francesco di Savoia Carignano]]'']]
 
Discendente dall'illustre famiglia piemontese dei conti di [[Salmour]], nacque a Torino il 283 gennaio 1592 dal conte Alessandro, letterato [[Fossano|fossanese]], autore dell'elegante [[Poesia didascalica|poema didascalico]] ''La Sereide'' (1585)<ref>{{Cita libro|autore=Andreina Griseri|titolo=Le metamorfosi del Barocco|anno=1967|editore=[[Giulio Einaudi editore]]|p=168}}</ref><ref>Cfr. anche: {{Cita libro|autore=Alessandro Tesauro|titolo=La sereide|anno=1994|editore=Edizione RES|curatore=Domenico Chiodo|isbn=9788885323148}}</ref> e da Margherita Mulazzi, nobildonna astigiana. Allievo nel collegio dei gesuiti a Torino (1605-1611) entrò ventenne nella [[Compagnia di Gesù]]. Dopo il biennio di probazione, Tesauro fu ammesso ai voti semplici, e inviato nel [[Palazzo di Brera#Il collegio della Compagnia di Gesù|Collegio di Brera]] a [[Milano]] per proseguire gli studi di retorica e filosofia (1613-1615). Fu ''Magister rhetoricae'' a [[Cremona]] nell'anno scolastico 1618-19 e i due anni successivi (1619-20 e 1620-21) nel Collegio milanese, dove insegnavano «i migliori maestri».<ref name=GZ2002>{{cita libro|autore=Giovanna Zanlonghi|titolo=Teatri di formazione: actio, parola e immagine nella scena gesuitica del Sei-Settecento a Milano|anno=2002|editore=Vita e Pensiero|p=17|isbn=9788834306789}}</ref> «Per i suoi allievi scrive, tra il 1619 e il 1621, secondo i moduli tipici del teatro gesuitico, la tragedia cristiana ''Hermenegildus'', in versi latini, rappresentata nel Collegio di Brera il 26 agosto 1621, ampiamente mutata e «trasposta» in italiano molti anni più tardi, e stampata nel 1661 con il titolo ''Ermenegildo'' insieme all’''Edipo'' e all’''Ippolito''.»<ref>{{Cita| Barbara Zandrino (2003)|p. 117}}.</ref> Il 7 giugno 1621 Tesauro predispose il maestoso apparato funebre per le esequie solenni in onore del re [[Filippo III di Spagna]], morto il 31 marzo di quell'anno.<ref name=GZ2002/>
 
Nel giugno del 1635, all'età di a 44 anni, uscì dalla Compagnia di Gesù per dissensi disciplinari, rimanendo [[Clero secolare|sacerdote secolare]] al servizio dei principi di [[Savoia-Carignano]]. L'esperienza religiosa gli fornì una solida cultura umanistico-filosofica e gli consentì inoltre di esprimersi come oratore e come insegnante.<ref>{{cita|Cannavacciuolo (1986)|p. 52}}.</ref> Al periodo gesuitico risalgono i ''Panegirici sacri'' (1633), tra i quali spicca il discorso accademico ''Il giudicio'', breve ma importante trattato sugli stili dell'oratoria sacra, riproposto all'attenzione degli studiosi da Ezio Raimondi nella storica antologia ricciardiana dei ''Trattatisti e narratori del Seicento'' (1960).<ref>{{cita libro|titolo=Storia della civiltà letteraria italiana: Manierismo e barocco|curatore=[[Giorgio Barberi Squarotti]]|editore=[[UTET]]|anno=1991|autore=[[Marziano Guglielminetti]]|p=59}}</ref> Dopo aver lasciato la Compagnia Tesauro fu al seguito del principe [[Tommaso Francesco di Savoia]] prima nelle [[Fiandre]] e poi in [[Piemonte]] (1635-42), e ne divenne lo storiografo ufficiale.<ref name="y">{{Cita libro|autore=[[Alberto Asor Rosa]]|titolo=Letteratura italiana. Storia e geografia: Volume secondo. Età moderna|anno=1988|editore=[[Giulio Einaudi editore]]|p=825|ISBN=978-88-06-11380-3}}</ref> Durante il soggiorno nelle Fiandre Tesauro fu apprezzato predicatore a Bruxelles, alla corte del principe Tommaso (i ''Panegirici'' contengono ''L'Aurora, panegirico sacro sopra il giorno natale della beatissima Vergine detto nella cappella regale di Brusselles al regio infante cardinale ed al serenissimo principe Tomaso di Savoia l'anno 1635'').<ref>{{cita| Pierantonio Frare (1998)|p. 16}}.</ref>