Macrocosmo e microcosmo: differenze tra le versioni

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===Macrocosmo-microcosmo nel romanticismo===
Il [[romanticismo]] mediò e riprese tramite la monade leibniziana, ed altre tradizioni magico-alchemiche più occulte,<ref>Brian J. Gibbons, ''Spiritualità e occulto. Dal Rinascimento all'età moderna'', pp. 31-32, Edizioni Arkeios, 2004.</ref> l'antica rappresentazione del principio per cui la stessa complessità che si rinviene nel macrocosmo la si rinviene in ogni sua più piccola parte che lo costituisce, e cioè nello stesso microcosmo. Si deve in particolare a [[Goethe]] la ripresa delle tematiche ermetiche,<ref>R.D. Gray, ''Goethe the Alchemist'', Cambridge University Press, 1952.</ref> che in forma sotterranea avevano continuato a esercitare i loro influssi fino al Settecento. Nello studio della natura Goethe riviene la prevalenza di due forze: una di [[sistole]], cioè di concentrazione in un'entità individuale (microcosmo), e una di [[diastole]], ossia di espansione illimitata (macrocosmo);<ref>Marino Freschi, ''Goethe: l'insidia della modernità'', pag. 38, Donzelli Editore, 1999.</ref> conscio della loro corrispondenza, egli cercò sempre di decifrare i fenomeni della natura nei termini [[anima|animici]] del sentimento umano e viceversa, come nella sua ''[[Teoria dei colori]]'', dove contrapponendosi al riduzionismo newtoniano spiegava il mondo attraverso l'uomo, e l'uomo attraverso il mondo.<ref>F. Giorgi, ''[http://www.ospi.it/ospi/Tutti%20gli%20articoli/Sofianismo%20e%20goetheanismo.doc Sofianismo e goetheanismo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060514124435/http://www.ospi.it/ospi/Tutti%20gli%20articoli/Sofianismo%20e%20goetheanismo.doc |date=14 maggio 2006 }}'', 2004.</ref> Egli istituiva ad esempio un'analogia tra l'occhio e il sole, secondo un'eco plotiniana:<ref>Già Plotino aveva affermato che «nessun occhio infatti ha mai visto il sole senza diventare simile al sole, né un'[[anima]] può vedere la [[bellezza]] senza diventare bella» (Plotino, ''[[Enneadi]]'' I, 6, 9).</ref>
{{Citazione|Se l'[[occhio]] non fosse [[Sole (astrologia)|solare]], <br /> come potremmo vedere la [[luce (filosofia)|luce]]? <br /> Se non vivesse in noi la forza propria di Dio, <br /> come potrebbe estasiarci il divino?|[[Johann Wolfgang von Goethe]], ''Teoria dei colori'', introduzione, 1810<ref>Trad. di R. Troncon, ''La teoria dei colori'', Il Saggiatore, 2008, pag. 14.</ref>|Wär' nicht das Auge sonnenhaft, <br /> wie könnten wir das Licht erblicken? <br /> Lebt' nicht in uns des Gottes eigne Kraft, <br /> wie könnt' uns Göttliches entzücken?|lingua=[[Lingua tedesca|Tedesco]]}}
Sul piano filosofico, la relazione tra il grande e il piccolo fu interpretato da [[Friedrich Schelling|Schelling]] in termini di [[polarità (filosofia)|polarità]]. L'[[Uno (filosofia)|Uno]], infatti, esplicando la sua attività in un dualismo Spirito/Natura che permea di sé tutta la realtà, pur restandone [[trascendente|al di sopra]], instaura col [[molteplice]] un rapporto [[dialettico]] che si ripete ad ogni grado, replicando all'infinito la relazione esistente tra il Tutto e la sua parte. Uno e molteplice sono due poli opposti ma complementari, ognuno dei quali non può sussistere senza il secondo, e di cui l'uno è la potenza dell'altro. La peculiarità di queste due forze antitetiche ( + / - ) consiste nel fatto che quella positiva (attrazione) configura la realtà come Una, quella negativa (repulsione) la configura invece come molteplice e polarizzata, tale per cui ogni polo diventerà a sua volta l'unione di un ' + ' e un ' - ', in una scala via via discendente. L'Uno si ritrova nei molti, e i molti sono infinite sfaccettature dell'Uno.<ref>F. Schelling, ''Bruno, ovvero il principio divino e naturale delle cose'' (1802).</ref>