Benedetto Croce: differenze tra le versioni
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{{citazione|Il mio liberalismo è cosa che porto nel sangue, come figlio morale degli uomini che fecero il [[Risorgimento]] italiano, figlio di [[Francesco De Sanctis]] e degli altri che ho salutato sempre miei maestri di vita. La storia mi metterà tra i vincitori o mi getterà tra i vinti. Ciò non mi riguarda. Io sento che ho quel posto da difendere, che pel bene dell'Italia quel posto dev'essere difeso da qualcuno, e che tra i qualcuni sono chiamato anch'io a quell'ufficio. Ecco tutto.|Lettera a [[Vittorio Enzo Alfieri]] del 10 ottobre 1925}}
▲Dopo un breve appoggio al movimento [[antifascismo|antifascista]] [[Alleanza Nazionale per la Libertà]] (1930), fondato dal poeta [[Lauro De Bosis]], si allontanò dalla vita politica<ref>«La più efficace difesa della civiltà e della cultura [...] si è avuta in Italia, per opera di Benedetto Croce. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte al nemico [...] a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto al Croce.» ([[Guido De Ruggiero]])
Osserva [[Nicola Abbagnano]] nella sua ''Storia della filosofia'': «Il regime fascista, certo per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a Croce una certa libertà di critica politica; e Croce si avvalse di questa possibilità [...] per una difesa degli ideali di libertà... Negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale la figura di Croce ha assunto perciò, agli occhi degli italiani, il valore di un simbolo della loro aspirazione alla libertà, e ad un mondo in cui lo spirito prevalga sulla violenza. E tale si mantiene a distanza di anni».</ref>, continuando peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse, almeno esplicitamente<ref>Il terzo volume del carteggio tra Benedetto Croce e [[Giovanni Laterza]] (l'editore delle opere crociane) offre una grande quantità di esempi delle difficoltà di mantenersi in equilibrio “tra l'opposizione concreta e organizzata al fascismo, e l'adesione o la cinica indifferenza”. Esempi “quasi tutti orientati però verso una precisa direzione: quella dell'autocensura, a volte praticata, altre volte orgogliosamente respinta... Tra i molti casi che potrebbero essere citati a illustrazione di questo atteggiamento, è notevole quello sorto attorno alla dedica apposta da [[Paolo Treves]], nel libro sulla filosofia di [[Tommaso Campanella]], al padre [[Claudio Treves|Claudio]], scrittore e parlamentare socialista, famigerato tra i fascisti soprattutto per il celebre [[duello]] ingaggiato nel 1915 con Mussolini.
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