Folletto: differenze tra le versioni
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Il '''folletto''' è una [[creatura leggendaria]] tipica della [[tradizione|tradizione popolare]] raffigurato generalmente come un essere piccolo, burlone, agile e sfuggente, capace di volare e di rendersi invisibile.
La figura del folletto sembra aver avuto origine dai [[Lari (divinità)|Lari]], geni familiari della casa.<ref>[[Maria Savi-Lopez]], ''I folletti'', in ''Nani e folletti'', introduzione di [[Antonino Buttitta]], § 13, Palermo, Sellerio Editore, 2002.</ref> Nel [[folclore]] europeo condivide caratteristiche simili con il [[lutin]], il [[coboldo]], il [[brownie]], il [[puck (mitologia)|puck]], il [[goblin]] e il [[leprechaun]].
Di carattere allegro e scherzoso, abita in tane nei boschi soprattutto di [[Pinophyta|conifere]] o presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai. Esce quasi sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti alle bestie delle stalle e a scompigliare i capelli delle belle donne, a disordinare gli utensili agricoli e gli oggetti delle case.
== Descrizione ==
[[File:Satiro e folletto musicanti (Stellaert Marten e Congnet Gillis, 1567, Palazzo Giocosi, Terni).jpg|upright=1.3|thumb|Folletto e [[
Esistono differenze tra i folletti presentati in alcuni romanzi, spesso stereotipati, e quelli delle [[credenza popolare|credenze popolari]]. La maggior parte delle testimonianze a loro riguardo provengono dalla [[Bretagna]]. Nonostante possano essere facilmente confusi con i [[Nano (mitologia)|nani]], i folletti si distinguono per qualche particolarità. La loro malizia, il loro scherzare e il loro riso sonoro sono ben conosciuti, tanto quanto la loro suscettibilità. Essi trascorrono gran parte del loro tempo divertendosi e correndo dietro i folletti femmina. [[Collin de Plancy]] cita a questo proposito un proverbio popolare della sua epoca:
:''là dove ci sono i folletti femmina e il buon vino,''
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Nel romanzo ''Il Monte dei Folletti'' (2012), di [[Giordano Berti]], i folletti che dimorano sull'Alpe di [[Monghidoro]], al confine della Romagna Toscana, salvo restando le loro prerogative di esseri fatati, rispecchiano fedelmente le virtù e i difetti degli esseri umani.
Fra le voci che nel [[folklore italiano]] (a seconda delle fonti) possono corrispondere alla descrizione generica dei folletti, si possono citare:
* [[Avurie|Aùra]] ([[Puglia]])
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* [[Ru Mazzamauriegliel o Mazzamauriell]] ([[Molise]])
* Sarvanot ([[Piemonte]] - [[Valle Varaita]])
* Sbilf
* [[Squasc]] ([[Lombardia]] orientale)
* [[Sa Surtore]] ([[Sardegna]])
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== Evoluzione delle credenze ==
I folletti sono conosciuti attraverso delle favole e dai racconti popolari. In queste creature c'è un'importante evoluzione: il [[Nettuno (divinità)|Nettuno]] acquatico primitivo è visto come un demone pericoloso, ma il genio del focolare molto servile più che incostante e suscettibile, è l'archetipo del folletto. Secondo Claude Lecouteux dal [[Medioevo]] al [[Rinascimento]] il concetto di [[genius loci|genio domestico]] è molto vivo ed è attribuita ai folletti la paternità dei viaggi sfortunati. Ultimamente le storie sui folletti sono diventate semplici leggende popolari.
=== Medioevo ===
Una delle prime attestazioni di credenze nei confronti dei folletti è di [[Burcardo di Worms]] che, verso il 1007, parla di Pilosus e Satyrus, sorta di geni domestici che si manifestavano nelle cantine delle case, ai quali c'è l'usanza di offrire delle scarpe o degli archi di piccola taglia. È probabile che egli abbia cercato di chiamarli con nomi latini lasciando perdere i nomi volgari.
Nel 1210, [[Gervasio di Tilbury]] scrive in ''[[Otia Imperialia]]'' (''Les Divertissements'') un capitolo intitolato ''Sui fauni e sui satiri'' che forma la prima testimonianza dettagliata sul piccolo popolo medievale.<ref>{{Cita web |url=https://www.queryonline.it/2017/10/31/folletti-fra-bologna-e-cesena-a-cavallo-del-1500/ |autore=Roberto Labanti |titolo=Folletti fra Bologna e Cesena a cavallo del 1500 |sito=Query online |data=32 ottobre 2017}}</ref> Si parla di folletti chiamati
Senza essere dannosi, possono deridere gli abitanti. Essi entrano nelle case di notte attraverso le porte chiuse e si riuniscono attorno al fuoco per mangiare degli stracci grigliati. Essi hanno tuttavia la brutta abitudine di aggrapparsi ai cavalieri inglesi che galoppano di notte, per condurli nel pantano, prima di fuggire ridendo. L'insistenza con cui Gervais de Tilbury afferma che i folletti sono generalmente inoffensivi e non si spaventano degli oggetti religiosi lascia supporre che questa opinione non debba essere associata alla sua epoca. Egli aggiunge che i demoni prendono l'aspetto dei Lari, ossia degli spiriti della casa.
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[[Zefiro]], personaggio del romanzo ''[[Perceforest]]'' scritto nel XIV secolo, è la prima immagine associata al folletto secondo Lecouteux, Ferlampin-Acher precisa che il personaggio è vissuto di elementi folkloristici e letterari: è presentato come un angelo talvolta buono e crudele, pietoso e spaventoso, all'inizio del romanzo assume dei ruoli prendendo la forma di un cavallo, di un uccello e di un cervo. Non esce che durante la notte e abita nel fango e nelle acque salate.
=== Altre opere letterarie ===
Un caso celebre nella [[letteratura italiana]] è il ''Dialogo di un folletto e di uno gnomo'', dalle ''[[Operette morali]]'' di [[Giacomo Leopardi]] ([[1827]]).
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== Bibliografia ==
* [[William Butler Yeats]], ''Fiabe irlandesi'', Newton Compton, Roma, 1994.
* [[Maria Savi Lopez]], ''[https://books.google.it/books?id=X9MdDQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Leggende del mare ed altre storie]'', Greenbooks, 2016.
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