IMAM Ro.1: differenze tra le versioni

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== Esemplari attualmente esistenti ==
Attualmente non esistono esemplari completi giunti ai nostri giorni. La uniche testimonianze sono i resti visibili nel deserodeserto [[Libia|libico]] di due velivoli:
* il primo in località [[Bir el-Maarùf]], già descritto dall'esploratore [[Ardito Desio]] nel libro ''Le vie della sete''. Il relitto potrebbe appartenere all'aereo incidentato durante l'atterraggio di emergenza condotto il 15 agosto 1930 dal pilota, Ten. Patania con a bordo l'osservatore Ten. Zaccardo (quest'ultimo rimasto lievemente ferito).<ref>{{Cita web|autore=|url=http://www.sahara.it/bm/saharaThree/zerzura/zrupestre/la-luna-dei-tebu.shtml|titolo=La Luna dei Tebu, El-Auenàt Jebel Uweinat|accesso=27 mag 2010|editore=http://www.sahara.it/bm/sahara3/|opera=Sahara.it|data=|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090513125737/http://sahara.it/bm/saharaThree/zerzura/zrupestre/la-luna-dei-tebu.shtml|dataarchivio=13 maggio 2009}}</ref> Tuttavia lo stato e la posizione del relitto fanno credere che i resti Ro.1 appartengano ad un altro velivolo precipitato presumibilmente nel luglio/ottobre 1931;<ref>Roberto Chiavetto, "Gli ultimi Ro.1", in ''Rivista Aeronautica'', 2010, n. 6, p. 90.</ref>
* il secondo nei pressi delle collinette di [[Tedián el-Chàdem]], precipitato il 30 marzo del 1933 durante l'effettuazione di rilevamenti cartografici e pilotato dal Cap. Emilio Vittani con a bordo l'osservatore Giovanni Guidi. A causa del forte vento e della scarsa visibilità, conseguente alla sabbia improvvisamente sollevatasi, il pilota fu costretto ad un fortunoso atterraggio a seguito del quale l'equipaggio rimase incolume ma il velivolo riportò ingenti danni.<ref>Roberto Chiavetto, "Gli ultimi Ro.1", in ''Rivista Aeronautica'', 2010, n. 6, p. 91.</ref>