Via Giulia: differenze tra le versioni

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Dopo un declino di due secoli, a partire dalla metà del Novecento la strada ha vissuto una rinascita, e ora è di nuovo uno degli indirizzi più prestigiosi della città.
== Ubicazione ==
La strada si estende in direzione sud-sudest - nord - nordovest sulla riva sinistra (est) del [[Tevere]], tra Piazza San Vincenzo Pallotti, davanti a [[Ponte Sisto]], e Piazza dell'Oro. È lunga circa un chilometro, e attraversa i [[rioni di Roma|Rioni]] [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]].
 
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La strada ha preso il nome dal suo committente, [[Papa Giulio II]] [[della Rovere]] (r. 1503-1513), che la fece costruire nel 1508.<ref name=bramanteDbi/><ref name=del472>{{Cita|Delli| p. 472}}</ref> È stata chiamata anche ''Via Magistralis'' ("Strada principale in latino") per la sua importanza<ref name=del472/>, e anche ''Via recta'' ("Via Dritta") per la forma del suo tracciato.<ref name=del473/>
==Storia==
L'area dell'antico ''[[Campo Marzio (antichità)|Campus Martius]]'' si sviluppò fin dall'inizio del Medioevo in uno dei quartieri più densamente popolati di Roma. Il dedalo di stretti vicoli era attraversato da tre sole anguste strade: la ''Via Papalis'' ("Via Papale"), <ref>Oggi ''Via dei Banchi Nuovi'' - ''via del Governo Vecchio'' - ''piazza di Pasquino'' - ''piazza di S.Pantaleo'' - ''piazza d'Aracoeli'' - ''Campidoglio'' - ''Stradone di S.Giovanni''</ref> la ''Via Peregrinorum'' ("Via dei Pellegrini") <ref>Oggi ''Via dei Banchi Vecchi'' - ''Via del Pellegrino'' - ''Via dei Giubbonari'' </ref> e la ''Via Recta'' ("Via Diritta").<ref>Oggi ''[[via dei Coronari]]''</ref><ref name=tem57>{{Cita|Temple| p. 57}}</ref> Attraverso queste strade, verso la strettoia di [[Ponte Sant'Angelo]], fin dal [[Medioevo]] si snodavano quasi quotidianamente solenni [[processioni]]. Già nel primo [[Anno Santo]] del 1300, proclamato da [[Papa Bonifacio VIII]] (r. 1294-1303), la folla sul ponte verso [[Castel Sant'Angelo]] era così numerosa che, come [[Dante Alighieri]] descrive nella [[Divina Commedia]], si dovette creare una sorta di sistema di traffico bidirezionale per evitare ingorghi o panico.<ref>Dante Aligheri: Inferno, canto XVIII, vv. 28-3-3</ref> Dopo [[Scisma d'occidente|il ritorno]] di [[Papa Martino V]] (r. 1417-1431) a Roma nel 1420, le masse di pellegrini aumentarono di nuovo enormemente, soprattutto negli anni del Giubileo. Il 29 Dicembre 1450, l'ultimo giorno dell'Anno Santo, sul ponte scoppiò il panico, cosa che provocò la morte di più di 300 persone.<ref name=gi9038>{{Cita|Gigli (1990) p. 38}}</ref><ref name=gi9040>{{Cita|Gigli (1990) p. 40}}</ref>. A seguito della catastrofe del 1450, [[Papa Niccolò V]] (r. 1447-1455) ordinò che Ponte Sant'Angelo fosse sgomberato dalle bancarelle e dalle botteghe e furono avviati i primi interventi urbanistici nella zona. Nel 1475, per alleggerire il percorso di pellegrinaggio attraverso il Ponte, [[Papa Sisto IV]] (r. 1471-1484) ordinò la ricostruzione del [[Ponte Sisto]], che porta il suo nome, attraverso il [[Tevere]]. [[:File:Ponte Sisto Bauinschrift 1475.jpg|(iscrizione)]], collegando così i ''rioni'' [[Regola (rione di Roma)|Regola]] e [[Trastevere]].<ref name=pie7982>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 82}}</ref> Contemporaneamente egli dispose il restauro della ''Via Pelegrinorum'' e dell'area intorno a ''[[Campo de' Fiori]]''. [[:File:Via Florea Stadterneuerung.jpg|(iscrizione)]]. Secondo il cronista [[Stefano Infessura]], tuttavia, anche motivazioni strategiche furono decisive ai fini di questi progetti.<ref>Stefano Infessura: ''Diario Rerum Romanorum''; Roma 1890 p. 79 s.: Febbraio 1475</ref> Nel 1497 [[Papa Alessandro VI]] (r. 1492-1503) decretò l'ampliamento della ''Via Pelegrinorum'' <ref>Iscrizione all'ingresso di Via del Pellegrino: ALEX VI PONT MAX POST INSTAURATAM ADRIANI MOLEM ANGUSTAS ANGUSTAS VRBIS VIAS AMMPLIARI IVSSIT MCCCCCCLXXXXVII (''Alessandro VI. Pont. Max. ha ordinato di allargare le strette vie della città dopo il restauro di Castel Sant'Angelo'')</ref> [[:File:Via del Pellegrino Inschrift Alexander VI.jpg|(Fig.)]] e iniziò il restauro di ''[[Via della Lungara]]'' sulla riva destra del [[Tevere]] da [[Ponte Sisto]] alla [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]].
===Il progetto di Giulio II===
[[File:Inschrift Julius II. Via Curato-Banchi.jpg|thumb|iscrizione di Giulio II, 1512]]
Oltre alla ricostruzione della Basilica di San Pietro, Giulio II fece realizzare molti progetti nell'ambito del rinnovamento urbano di Roma (la ''Renovatio Romae''), compito iniziato quarant'anni prima da suo zio, [[Papa Sisto IV]] (r. 1471-1484), nei rioni di [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]], [[Parione]], [[Sant'Eustachio (rione di Roma)|Sant'Eustachio]] e [[Colonna (rione di Roma)|Colonna]].<ref name=cast378>{{Cita|Castagnoli| pp.378}}</ref>Una delle più importanti fu la creazione di due nuovi rettifili a destra e a sinistra del Tevere: Via Giulia, una nuova strada di rappresentanza che attraversava il quartiere più popoloso di Roma, dal [[Ponte Sisto]] al quartiere dei mercanti fiorentini sull'ansa del [[Tevere]],<ref name=pie798>{{Cita|Pietrangeli(1979)| p. 8}}</ref> e un rettilineo lungo la riva destra del Tevere dalla [[Porta Settimiana]] in [[Trastevere]] all'[[Ospedale di Santo Spirito in Sassia|Ospedale di Santo Spirito]] in [[Borgo (rione di Roma)|Borgo]], la ''[[Via della Lungara]]''.<ref name=cast38081>{{Cita|Castagnoli| pp.380-381}}</ref> Entrambe le strade fiancheggiavano il Tevere ed erano strettamente collegate ad esso.<ref name="po19"/> La Lungara quindi, che nelle intenzioni del [[Papa]] doveva raggiungere Piazza di [[Santa Maria in Trastevere]] e il [[Porto di Ripa Grande]], aveva il duplice scopo di redistribuire il flusso dei pellegrini verso San Pietro<ref name=cast38081/> e di permettere il trasporto delle merci provenienti dalla [[Via Aurelia]] e dalla [[Via Portuense]] verso il centro della città.<ref name="po19"/>
 
L'idea principale dietro questi interventi era quella di sovrapporre una rete stradale regolare con il baricentro dato dal fiume all'insieme disordinato di edifici che era la Roma medievale; insieme alla nuova [[Borgo Nuovo (Roma)|Via Alessandrina]], appena inaugurata nel Borgo da Alessandro VI, e alla ''Via dei Pettinari'' che collegava il [[Trastevere]] da un lato e il [[Campidoglio]] dall'altro, la Lungara e Via Giulia, che secondo il progetto originario avrebbe dovuto raggiungere anche l'Ospedale di Santo Spirito in [[Borgo (rione di Roma)|Borgo]] grazie al ricostruito ''[[Pons Neronianus]]'',<ref name=del472/><ref name=cast380>{{Cita|Castagnoli|pp.380}}</ref> venivano a creare una struttura quadrangolare regolare nel labirinto di vicoli della città.<ref name="po19"/> Grazie a questi interventi, il centro della città si sarebbe spostato in direzione del Vaticano e di Trastevere, a scapito del [[Palazzo Senatorio]] sul [[Campidoglio]], simbolo del potere della nobiltà romana.<ref name=tem124/><ref name="po19"/> Questo progetto doveva dunque frenare il potere papale dalla dipendenza delle potenti famiglie nobiliari della città, soprattutto gli [[Orsini]] e i [[Colonna (famiglia)|Colonna]].<ref name=tem124>{{Cita|Temple| p. 124}}</ref>. Oltre a ciò, questi progetti avevano un obiettivo celebrativo, rafforzando la fama del Pontefice come unificatore dell'Italia e rinnovatore di Roma; infatti nel 1506, dopo la fine della [[peste]], il Papa sconfisse rapidamente le potenti famiglie dei [[Baglioni (famiglia)|Baglioni]] e dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], conquistando [[Perugia]] e [[Bologna]].<ref name="po19">{{Cita|Portoghesi| p. 19}}</ref> Un'iscrizione lungo la ''Via dei Banchi Nuovi'' <ref>''Giulio II p.o.m. che estese il potere di Santa Romana Chiesa e liberò l'Italia. La città di Roma, che assomigliava più a una città conquistata che a una pianificata, abbellita per la gloria dell'Impero''</ref> testimonia questa intenzione.
 
Oltre a possedere una funzione di comunicazione e di rappresentanza, la strada avrebbe dovuto ospitare il nuovo centro amministrativo laico della città.<ref name="po19"/> Un disegno del Bramante scoperto agli Uffizi da [[Luitpold Frommel]] mostra un nuovo grande complesso amministrativo, il ''Palazzo dei Tribunali'', che si affaccia su una piazza di rappresentanza (il ''Foro Iulio'') aperta sulla nuova strada.<ref name="po19"/> Questo foro venne progettato tra il ''Palazzo'' stesso e la vecchia ''[[Cancelliere#Chiesa_cattolica|Cancelleria]]'' (oggi Palazzo Sforza-Cesarini).<ref name=tem6768/> Questo nuovo centro non era lontano dalla [[Camera Apostolica]] (la tesoreria del Papa) nel [[Palazzo della Cancelleria]] e dal nuovo [[ Palazzo della Zecca Vecchia|palazzo della Zecca]], eretto dal Bramante ai margini di via dei Banchi Nuovi (strada detta anche ''Canale di Ponte'', ampliata dal Papa).<ref name=tem6768>{{Cita|Temple| pp. 67-68}}</ref> Lungo questa strada si trovavano le abitazioni e gli uffici di commercianti e grandi banchieri italiani ed europei, come gli [[Altoviti]], i Ghinucci, gli [[Acciaiuoli]], i [[Chigi]] e i [[Fugger]].<ref name=cast378/> Furono infatti ricercati e promossi legami economici più stretti con i banchieri toscani, in particolare con [[Agostino Chigi]].<ref name=chigiDbi>{{DBI|nome=Agostino Chigi||nomeurl=agostino-chigi|autore=Francesco Dante|volume=24|anno=1980|accesso=13 Aprile 2020}}</ref><ref name="po19"/>
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===Via Giulia nel 16° e 17° secolo===
[[File:G.Vasi - Collegio Ecclesiastico a Ponte Sisto.jpg|thumb|Fontana di Ponte Sisto con l'"Ospizio dei Mendicanti" in una [[incisione]] di [[Giuseppe Vasi]]. (1759)]]
Dopo la morte di [[Giulio II]] nel 151, il suo successore, [[Papa Leone X]] (r. 1513-1521) della [[Medici|Casa dei Medici]], proseguì i lavori.<ref name=cas382>{{Cita|Castagnoli| p. 382}}</ref> Soprattutto nella parte settentrionale della strada tra i ruderi incompiuti del Palazzo dei Tribunali e il quartiere delle banche, si svolsero ulteriori attività edilizie, sostenendo così la comunità dei mercanti fiorentini.<ref name=cas382/> In questa zona, importanti artisti, come [[Raffaello]] e [[Antonio da Sangallo il Giovane]], acquistarono appezzamenti di terreno o costruirono imponenti palazzi.<ref name=pie40/><ref name=pie36/><ref name=pie36/> Dalla [[Chiesa di San Biagio degli Armeni|chiesa di San Biagio]], in direzione sud, la zona cambiava radicalmente: la parte centrale di via Giulia intorno al Monte dei Planca Incoronati era in stato di degrado con edifici poveri, osterie, bordelli e piazze disdicevoli, come ''piazza padella'', demolita alla fine degli anni Trenta del Novecento, luogo di [[duello|duelli]] e accoltellamenti fino alla fine dell'Ottocento.<ref name=del504>{{Cita|Delli| p. 504}}</ref> La zona compresa tra via del Gonfalone, via delle Carceri, via di Monserrato e il Tevere era uno dei quartieri più malfamati della Roma sin dal medioevo; un manoscritto del 1556 riporta che il quartiere intorno alla chiesa di ''San Niccolò degli Incoronati'', poi demolita, ospitava "....150 case di gente molto semplice, puttane e persone dubbie...".<ref name=arm424>{{Cita|Armellini| p. 424}}</ref>
Il quartiere intorno alla chiesa di [[Aurea di Ostia|Santa Aurea]], oggi Spirito Santo dei Napoletani, nel Medioevo si chiamava ''Castrum Senense'', perché era abitato principalmente da senesi.<ref name=del473>{{Cita|Delli| p. 473}}</ref> Per questa zona terminale di via Giulia venne elaborato un piano di sviluppo architettonico ben definito, il cui punto di partenza fu la costruzione di [[Palazzo Farnese (Roma)|palazzo Farnese]]. Dalla metà del 16° secolo in poi, l'"Ospizio dei Mendicanti", costruito nel 1586 dall'architetto [[Domenico Fontana]] per ordine di [[Papa Sisto V]] (r. 1585-1590), segnò l'estremità meridionale di Via Giulia.<ref name=pie7976/> L'edificio, concepito per risolvere il problema dell'accattonaggio in città, con una dotazione annuale di 150.000 ''[[Scudo (moneta)|scudi]]'' poteva dare lavoro a 2.000 uomini e donne.<ref name=cas415>{{Cita|Castagnoli| p. 415}}</ref>
 
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Anche nel 18° secolo la Via Giulia rimase principalmente un luogo deputato alle feste: nel 1720 i senesi tennero una splendida festa per celebrare l'elevazione del loro connazionale [[Marc'Antonio Zondadari]] a Gran Maestro dell'[[Sovrano Militare Ordine di Malta|Ordine di Malta]]:<ref name=pie798/> in quell'occasione una macchina di [[fuochi d'artificio]] venne incendiata vicino al Fontanone di Ponte Sisto;<ref name=pie7910/> due [[arco trionfale|archi trionfali]] vennero innalzati sopra la strada, uno a Santo Spirito e l'altro vicino Palazzo Farnese;<ref name=pie798/><ref name=pie7910/> la Fontana del Mascherone versò per il popolo vino al posto dell'acqua.<ref name=pie7910/>
 
Sotto [[Papa Clemente XI]] (r. 1700-1721) i mendicanti ospitati nell'ospizio omonimo furono trasferiti nel nuovo [[Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande|ospizio di San Michele a Ripa]].<ref name=pie7980>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 80}}</ref> L'edificio su via Giulia venne allora in parte occupato da ragazze povere non maritate ("zitelle" in [[Romanesco]]), e in parte da una congregazione formata da 100 preti e 20 [[Chierico|chierici]] i quali dovevano pregare per le anime dei sacerdoti defunti.<ref name=pie7980/> A causa di ciò l'edificio si chiamò da allora in poi "Ospizio dei cento preti".<ref name=pie7980/>
 
Nel 19° secolo furono realizzati o restaurati solo pochi nuovi edifici: tra questi il carcere giovanile (Palazzo del Gonfalone) (1825-27), la ristrutturazione dell'Ospizio Armeno accanto alla [[chiesa di San Biagio della Pagnotta]] (1830), la nuova facciata dello Spirito Santo dei Napoletani (1853) e soprattutto il [[Collegio Spagnolo]] (1853). Tuttavia, questo non fermò il declino generale della strada iniziato alla metà del 18° secolo.<ref name=del474>{{Cita|Delli| p. 474}}</ref> La nobiltà abbandonò i palazzi della via per trasferirsi nel nuovo centro della vita urbana, il [[Campo Marzio]], e la strada al loro posto ospitò una popolazione artigiana, assumendo un aspetto solitario e solenne.<ref name=ber332>{{Cita|Bertarelli| p. 332}}</ref>
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La facciata verso il giardino di questo palazzo, uno dei più importanti di Roma, è orientata verso via Giulia.<ref name=pie7956/> Fu progettata a partire dal 1549 secondo i disegni del [[Vignola]] e completata da [[Giacomo della Porta]] nel 1589.<ref name=cal213>{{Cita|Callari| p. 213}}</ref> Il giardino tra la facciata e via Giulia era un tempo adornato dal famoso [[Toro Farnese]] (ora nel [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]]) [[:File:Farnese Bull MAN Napoli Inv6002 n01.jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7956/> Il palazzo è ora sede dell'Ambasciata di Francia in Italia.<ref>{{cita web|url=https://it.ambafrance.org/-Palazzo-Farnese-|titolo=Palazzo Farnese|editore=Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères|accesso=15 maggio 2020}}</ref>
 
===3a Camerini Farnesiani (Via Giulia 253-260)===
[[:File:Via Giulia Camerini Farnesiani.jpg|(Fig.)]]
Dietro una fila di bassi edifici (i "Camerini Farnesiani") [[:File:Via Giulia 253-260 Palazzetto Farnese.jpg|(Fig.)]], che oggi appartengono all'Ambasciata di Francia, si trovava un piccolo palazzo con giardino, il Palazzetto Farnese, costruito intorno al 1603 dal [[Cardinale]] [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]] come suo [[eremo]] (ritiro religioso), <ref name=pie7954/> e conosciuto anche come ''Eremo del Cardinale''. Questo ritiro privato del Cardinale, decorato da [[affresco|affreschi]] di [[Giovanni Lanfranco]], era accessibile direttamente da Palazzo Farnese attraverso una terrazza e un ponte su via Giulia, l'Arco Farnese.<ref name=pie7954/> L'edificio e il giardino caddero vittima della regolazione del Tevere dopo il 1870.
===4 Arco Farnese===
[[File:Via Giulia Farnesebogen.jpg|thumb|100px|4 Arco Farnese]]
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L'edificio originario, che confina direttamente con la chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte, fu costruito nel 16° secolo per la nobile famiglia romana dei Ceci.<ref name=bal>{{Cita web|url=http://www.roma.balassiintezet.hu/it/2011-12-16-16-59-37/9-quickmenuhun/|titolo=Il genio di Borromini nei saloni delle feste di casa Falconieri|cognome=Rendina|nome=Claudio|data=11.09.2011|sito=www.roma.balassiintezet.hu|editore=Istituto Balassi|accesso=16 maggio 2020}}</ref> Venduto dai Ceci nel 1574 alla famiglia [[Odescalchi]] e da quest'ultima nel 1606 alla [[famiglia Farnese]], passò al nobile fiorentino [[Orazio Falconieri]] nel 1638 per 16.000 scudi.<ref name=bal/><ref name=pie7944>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 44}}</ref> Nel 1646/1649 commissionò all'architetto [[Francesco Borromini]] l'ampliamento del palazzo.<ref name=pie7944/> I lati della facciata su via Giulia sono decorati da due [[pilastri]] a forma di grandi erme con petti femminili e teste di falco.<ref name=pie7946>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 46}}</ref> La facciata sul lato del [[Tevere]] presenta una loggia a tre archi.<ref name=pie7946/> risalente al 1646. Dal 1814 vi abitò il cardinale [[Joseph Fesch]], zio di [[Napoleone Bonaparte]]; questi dal 1815 al 1818 ospitò nel palazzo la sorellastra [[Letizia Ramolino]], madre dell'imperatore.<ref name=pie7946/> Nel 1927 il Regno d'Italia cedette il palazzo al [[Ungheria|Stato Ungherese]], che ne fece la sede dell'[[Accademia d'Ungheria]].<ref name=pie7946/> Oggi il palazzo è sede, oltre che dell'Accademia, del ''Pontificium Institutum Ecclesiasticum Hungaricum in Urbe''.<ref>{{Cita web|url=http://pmi.katolikus.hu/?page_id=130&lang=it|accesso=15 maggio 2020|titolo=Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese}}</ref>
 
===7 Palazzo Baldoca-Muccioli (Via Giulia 167)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Baldoca Muccioli.jpg|(Fig.)]]
La storia di questo palazzo è strettamente legata a quella del vicino Palazzo Cisterna.<ref name=pie7940/> Entrambe le proprietà furono acquistate dallo scultore [[Guglielmo della Porta]].<ref name=pie7940/> Lo scultore intorno al 1546 inizio' a lavorare al servizio di [[Papa Paolo III]] (r. 1534-1549), e alla morte di [[Sebastiano del Piombo]] venne nominatore ''custode del piombo'' (cioè [[guardasigilli]]), una carica molto lucrativa.<ref name=dellaPortaGuDbi>{{DBI|nome-url=guglielmo-della-porta|nome=DELLA PORTA, Guglielmo|autore=Carrol Brentano|volume=37|anno=1989|accesso=16 Maggio 2020}}</ref> Anche l'edificio fu probabilmente costruito da lui. Lo scultore cedette l'edificio alla famiglia Baldoca e poi ai Muccioli. All'inizio del 20° secolo il palazzo era la residenza dell'ambasciatore inglese a Roma, Lord Rennel of Rodd, che lo acquistò e lo fece restaurare nel 1928.<ref name=pie7940/>
 
===8 Palazzo Cisterna (Via Giulia 163)===
[[:File:Palazzo Cisterna (Rom).jpg|(Fig.)]]
Il Palazzo Cisterna fu costruito da [[Guglielmo della Porta]] e servì come sua residenza.<ref name=pie7940/> Sopra l'[[architrave]] delle finestre del primo piano si legge l'iscrizione '''FRANCISCVS TANCREDA ET GVILELMVS D(ella) P(orta) ME(ediolanensis) - S(culptor) CI(vis) RO(manus)''' [[:File:Palazzo Cisterna (Roma).jpg|(Fig.)]].<ref name=pie7940/> Da una lettera ad un amico, sembra che il palazzo sia stato completato nel 1575. All'inizio del 1600 i missionari spagnoli acquistarono il palazzo, che vendettero alla famiglia Cisterna all'inizio del 20° secolo.<ref name=pie7940/> Nella seconda metà del 20° secolo fu venduto alla famiglia Ducci.<ref>{{Cita web|url=http://www.fondazioneducci.org/it/sedi/|titolo=Fondazione Ducci - Sedi - Il Palazzo Cisterna|accesso=16 maggio 2020}}</ref>
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{{Main|Chiesa di Santa Caterina da Siena (Roma)}}
[[File:Regola - S. Caterina da Siena.JPG|thumb|100px|9 Santa Caterina da Siena]] La storia di questa chiesa è strettamente legata alla storia della confraternita dei Senesi.<ref name=pie7936>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 36}}</ref> Una comunità di mercanti, banchieri e artigiani senesi viveva nel quartiere della futura via Giulia, dove all'epoca sorgeva il cosiddetto ''castrum Senense'', fin dal 14° secolo.<ref name=pie7936/> Nel 1519 la Confraternita fu canonicamente eretta da Leone X.<ref name=pie7936/> Nel 1526 essa commissionò a [[Baldassarre Peruzzi]] la costruzione della chiesa in onore dei loro santi, un [[Oratorio (architettura)|oratorio]] e una casa per i chierici.<ref name=pie7936/>
Il finanziamento fu fornito dalla nobiltà senese a Roma, soprattutto dal cardinale [[Giovanni Piccolomini]] e dal banchiere [[Agostino Chigi]]. Essendo in condizioni fatiscenti, fu ricostruito tra il 1766 e il 1768 su progetto di [[Paolo Posi]],<ref name=pie7938>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 38}}</ref> mentre la decorazione dell'interno fu completata nel 1775.<ref name=pie7938/> L' [[Arciconfraternita]] dei senesi possiede ancora oggi l'edificio.<ref name=pie7940>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 40}}</ref> In occasione del 500° anniversario della via nel 2008 la pala è stata restaurata da Girolamo Genga.
 
===10 Palazzo Varese (Via Giulia 14-21)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Varese (1).jpg|(Fig.)]] Il palazzo di fronte alla Chiesa dei Senesi fu costruito tra il 1617 e il 1618 da [[Carlo Maderno]] per conto di monsignor Diomede Varese.<ref name=pie7934>{{Cita|Pietrangeli (1979)|p. 34}}</ref> Nel 1788 monsignor Giuseppe degli Atti Varese, in occasione dell'estinzione della sua famiglia, donò l'edificio alla [[Congregazione per la Dottrina della Fede]].<ref name=pie7934/> Dopo varie modifiche il palazzo è infine entrato in possesso dei [[Mancini (famiglia)|Mancini]].<ref name=pie7936/>.
La facciata è ripartita in due piani superiori e un mezzanino. Al piano terra si apre il portale principale, sopra di esso un balcone su mensoloni, fiancheggiato da tre finestre ciascuna. Attraverso il portale si entra nel cortile con tre ordini di arcate [[:File:Via Giulia Palazzo Varese (2).jpg|(Fig.)]]. Il cortile era originariamente aperto su un giardino sul fiume.
 
===11 Sant'Eligio degli Orefici (Via di Sant'Eligio 9)===
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===13 Liceo Statale Virgilio (Via Giulia n. 35 ss.)===
Uno dei più importanti complessi scolastici statali di Roma è stato costruito tra il 1936 e il 1939 <ref name=pie7922>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 22}}</ref> da [[Marcello Piacentini]]. Il complesso edilizio tra via Giulia e il Lungotevere dei Tebaldi comprende la facciata del [[Collegio Ghislieri (Roma)|Collegio Ghislieri]] [[:File:Via Giulia Collegio Ghisleri.jpg|(Fig.)]], progettata da [[Carlo Maderno]] (16° secolo), e la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani.
 
===14 Palazzo Ricci (Via Giulia 146)===
[[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]]
L'edificio attuale era in origine un insieme di edifici non collegati tra loro, costruiti in tempi diversi, di fronte al [[Collegio Ghislieri (Roma)|Collegio Ghislieri]].<ref name=pie7928>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 28}}</ref> Il complesso edilizio fu accorpato nel 1634 e nel 1683. La facciata principale, che si affaccia su piazza de'Ricci, mostra resti fortemente sbiaditi di uno [[sgraffito]] di [[Polidoro da Caravaggio]] (16° secolo). Sul lato rivolto verso via Giulia, una facciata continua ha dato al complesso l'attuale aspetto uniforme. [[:File:Via Giulia Palazzo Ricci.jpg|(Fig.)]].
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{{Main|Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani}}
[[File:Via Giulia Santo Spirito dei Napoletani 1.jpg|thumb|100px|15 Spirito Santo dei Napoletani]]
Nel catalogo di [[Pio V]] questa chiesa è elencata sotto il nome di ''Santa Aura in strada Iulia''.<ref name=arm423>{{Cita|Armellini| p. 423}}</ref> Essa era dedicata a [[Aurea di Ostia|Santa Aurea]], la patrona di [[Ostia (Roma)|Ostia]].<ref name=arm423/> Alla chiesa era annesso un convento di suore.<ref name=arm423/> Nel 1439 la chiesa fu restaurata a spese del cardinale [[Guillaume d'Estouteville]].<ref name=arm423/> Nel 1572 il cardinale Inigo d'Avalos fondò nell'edificio fatiscente la ''Confraternita dello Spirito Santo dei Napoletani'', che nel 1574 la acquistò dalle suore.<ref name=pie7924>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 24}}</ref>
Tra il 1619 e il 1650 fu eretto un nuovo edificio, con un progetto di [[Ottavio Mascherino]] e una facciata di [[Cosimo Fanzago]].<ref name=pie7924/> Era dedicato allo Spirito Santo.<ref name=pie7924/> Nei secoli successivi fu più volte ristrutturato, all'inizio del 18° secolo da [[Carlo Fontana]], <ref name=pie7924/> mentre a metà dell'Ottocento la facciata venne rifatta su progetto di Antonio Cipolla (1853).<ref name=pie7926>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 26}}</ref> Era la Chiesa Nazionale del [[Regno delle Due Sicilie]]. L'ultimo [[Regno delle Due Sicilie|Re di Napoli]] [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]] e sua moglie [[Maria Sofia di Baviera| Maria Sofia Amalia, duchessa in Baviera]], sono stati sepolti nella chiesa nel 1942.<ref name=pie7926/><ref name=del475>{{Cita|Delli| p. 475}}</ref> Dopo lunghi lavori di restauro, la chiesa è di nuovo aperta al pubblico dal 1986. [[:File:Santo Spirito dei Napoletani (Inneres).jpg|(Fig.)]]
 
===16 San Filippo Neri in Via Giulia===
{{Main|Chiesa di San Filippo Neri (Roma)}}
[[:File:Via Giulia Oratorio San Filippo Neri.jpg|(Fig.)]] La chiesetta di fronte alle [[Carceri Nuove (Roma)|Carceri Nuove]] fu donata da un guantaio fiorentino, Rutilio Brandi, intorno al 1600, ed era originariamente dedicata a [[San Trofimo]].<ref name=pie7916>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 16}}</ref> Ad essa egli collegò una residenza per ragazze non sposate (''zitelle'') e un ospedale per sacerdoti malati.<ref name=pie7918>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 18}}</ref> Dal momento che la residenza era intitolata a [[San Filippo Neri]], dopo qualche tempo anche la chiesa cambiò la sua dedica in San Filippo.<ref name=arm422>{{cita|Armellini|p. 422}}</ref> Nel 1728 [[Filippo Raguzzini]] restaurò la chiesa per conto di [[Papa Benedetto XIII]] (r. 1724-1730).<ref name=pie7918/> La chiesa scampò a malapena la distruzione per la costruzione di una grande strada che avrebbe dovuto unire [[Ponte Mazzini]] alla [[Chiesa Nuova (Roma)|Chiesa Nuova]], poi mai realizzata a causa della seconda guerra mondiale.<ref name=pie7918/> Sconsacrato e abbandonato dopo la guerra, l'edificio è stato restaurato nel 2000 ma rimane profano.<ref>{{Cita web|url=https://www.flickr.com/photos/dealvariis/albums/72157619990091265/with/14918292589/|autore=Alvaro de Alvariis|titolo=S. Filippo Neri|sito=flickr.com|accesso=3 aprile 2020}}</ref>
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{{Main|Carceri Nuove (Roma)}}
[[File:Via Giulia Carceri Nuove 1.jpg|thumb|100px|17 Carceri Nuove]]
Dal 1430 l'influente famiglia [[Savelli (famiglia)|Savelli]] aveva il monopolio del funzionamento delle carceri della città, in particolare la famigerata [[Corte Savella]] in via di Monserrato 42. Il disumano sistema penale di Corte Savella spinse [[Papa Innocenzo X]] (r. 1644-1655)) a togliere ai Savelli il monopolio sul sistema penale romano. Come segno di una nuova ''Justitia Papalis'', egli fece costruire in via Giulia il nuovo istituto penale, le ''Carceri Nuove'', in sostituzione della Corte Savella, delle [[carceri di Tor di Nona]] e di [[Palazzo del Governatore di Borgo|quelle di Borgo]].<ref name=pie7913>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 13}}</ref> Questo nuovo carcere fu costruito tra il 1652 e il 1655 dall'architetto [[Antonio Del Grande]].<ref name=pie7913/><ref>Iscrizione sopra il portale: '''IVSTITIAE ET CLEMENTIAE SECVRIORI AC MITIORI REORVM CVSTODIAE NOVVM CARCEREM INNOCENTIVS X PONT. MAX. POSVIT ANNO DOMINI MDCLV''' (''Innocenzo X. P.M. costruì il nuovo carcere nell'anno del Signore 1655, per la giustizia, la clemenza per la custodia sicura e umana dei detenuti'')</ref>Le Carceri Nuove a quel tempo erano considerate un modello di sistema penitenziario umano. L'edificio e la sua destinazione d'uso hanno avuto un'influenza piuttosto negativa sull'immagine della magnifica strada, il che ha portato all'interruzione di ulteriori attività edilizie negli anni successivi, ma anche al mantenimento del carattere [[rinascimento romano|rinascimentale]] della strada.<ref name=pie7910/> L'edificio servì come carcere fino all'apertura di [[Regina Coeli]] a [[Trastevere]]. <ref name=pie7914>{{Cita|Pietrangeli (1979)| p. 14}}</ref> nel 1883, più avanti fino al 1931 come carcere giovanile.<ref name=pie7914/> Dal 1931 il palazzo ospitò la sede del ''Centro di Studi Penitenziari'' e una biblioteca specializzata.<ref name=pie7914/> Oggi il palazzo ospita la ''Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo''.
 
===17a Palazzo del Gonfalone===
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{{Main|Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Roma)}}
[[File:Via Giulia Santa Maria del Suffragio.jpg|thumb|100px|18 S.M. del Suffragio]]
Nel 1592 fu fondata la ''Confraternita del Suffragio'' accanto alla [[chiesa di San Biagio della Pagnotta]] con il pio scopo di implorare l'intercessione per le anime del purgatorio.<ref name=pie56/> La Confraternita ricevette l'approvazione di [[Papa Clemente VIII]] (r. 1592-1605) nel 1594 <ref name=pie56/> e fu elevata al rango di ''Arciconfaternita''' da [[Paolo V]] nel 1620. Grazie a diverse donazioni, nel 1662 l'erezione della chiesa iniziò con un progetto dell'architetto [[Carlo Rainaldi]].<ref name=pie56/> L'edificio fu consacrato nel 1669, e la facciata fu terminata nel 1680.<ref name=pie56/> L'interno della chiesa fu ristrutturato nel 1869; gli affreschi all'interno della chiesa sono - tra gli altri - di [[Cesare Mariani (pittore)|Cesare Mariani]] (''Incoronazione della Vergine'') e [[Giuseppe Bartolomeo Chiari]] (''[[Natività di Maria]]'' e ''Adorazione dei Magi'').<ref name=pie58>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 58}}</ref>
 
===19 Palazzo dei Tribunali===
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{{Main|Palazzo Sacchetti}}
[[File:Palazzo Sacchetti Via Giulia (Rom).jpg|thumb|100px|22 Palazzo Sacchetti]]
[[Antonio da Sangallo il Giovane]] costruì il palazzo su un terreno acquistato nel 1542 dal [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] Vaticano.<ref name=pie40>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 40}}</ref> La facciata porta ancora lo stemma martellato di Paolo III.<ref name=pie40/> Il figlio Orazio ereditò l'edificio e lo vendette nel 1552 al cardinale [[Giovanni Ricci (cardinale)|Giovanni Ricci]] di [[Montepulciano]], che fece ampliare il palazzo fino alle dimensioni attuali dall'architetto [[Nanni di Baccio Bigio]].<ref name=pie40/> Un'iscrizione <ref>Iscrizione sulla facciata [[:File:Ponte - via Giulia palazzo Sacchetti - domus Antonii Sangalli architecti 1160658.JPG|(Fig.)]]: DOMVS/ANTONII/SANGALLI/ARCHITECTI/MDLIII (casa dell'architetto Antonio Sangallo 1553)</ref> Sulla facciata laterale sul Vicolo del Cefalo si legge che il palazzo fu liberato dal censo nel 1555.[[:File:Via Giulia Palazzo Sacchetti Zensus 1555.jpg|(Fig.)]]<ref name=pie46/> Il palazzo cambiò più volte proprietario.<ref name=pie40/><ref name=pie42>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 42}}</ref> Nel 1649 fu acquistato dalla famiglia fiorentina dei [[Sacchetti (famiglia)|Sacchetti]], di cui porta ancora il nome.<ref name=pie42/> Il portale d'ingresso in marmo di via Giulia è fiancheggiato su entrambi i lati da tre grandi finestre con [[inferriata|inferriate]], soglia e [[Cornice (architettura)|cornice]] a [[mensola]].<ref name=pie44>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 44}}</ref> Nell'angolo sinistro del palazzo c'è una piccola fontana [[:File:Palazzo Sacchetti Delfinbrunnen.jpg|(Fig.)]] affiancata da [[Cariatide|Cariatidi]] con due delfini inseriti nel muro.<ref name=pie44/> Questo si riferisce ai successivi proprietari, la famiglia Ceuli, il cui stemma è stato martellato.<ref name=pie44/> All'interno spiccano il Salone dei Mappamondi, progettato da [[Francesco Salviati]], <ref name=pie46>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 46}}</ref> e la sala da pranzo con due [[affresco|affreschi]] di [[Pietro da Cortona]].<ref name=pie46/> La scrittrice [[Ingeborg Bachmann]] visse in questo palazzo nel 1973 e qui morì il 17 ottobre 1973.
 
===23 Palazzo con gli stemmi Farnesiani (Via Giulia 93)===
[[File:Via Giulia (Rom);Palast mit den Farnese Wappen.jpg|thumb|100px|23 Palazzo con gli stemmi Farnesiani]]
Il primo proprietario dell'edificio potrebbe essere stato [[Durante Duranti]], amante di [[Costanza Farnese]], o [[Guglielmo della Porta]], che in questo caso sarebbe stato anche l'architetto.<ref name=pie48/> Il palazzo prende il nome dai tre stemmi della famiglia Farnese, che furono aggiunti alla facciata sotto Paolo III. <ref name=pie48/> Al centro del piano superiore si trova lo stemma di [[Paolo III]] con la tiara papale e le chiavi tra due [[unicorni]]. <ref name=pie48/> A sinistra lo stemma del cardinale [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro Farnese]] e a destra lo stemma del fratello [[Ottavio Farnese]] o di [[Pierluigi Farnese]], entrambi [[Ducato di Parma e Piacenza|Duchi di Parma and Piacenza]].<ref name=pie48/>
 
===24 Palazzo Medici Clarelli (Via Giulia 79)===
[[File:Via Giulia Palazzo Medici Clarelli.jpg|thumb|100px|24 Palazzo Medici Clarelli]]
[[Antonio da Sangallo il Giovane]] costruì anche questo palazzo come sua residenza privata intorno al 1535-1536.<ref name=pie34>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 34}}</ref> Dopo la morte di Sangallo nel 1546 il palazzo passò in possesso del fiorentino Migliore Cresci.<ref name=pie34/> Un'iscrizione sopra il portale principale [[:File:Via Giulia Palazzo Medici Clarelli (Inschrift).jpg|(Fig.)]] immortala il Duca [[Cosimo I de' Medici]].<ref name=pie34/> Il palazzo appartenne per qualche tempo al Consolato toscano a Roma.<ref name=pie34/> Alla fine del 17° secolo fu acquistato dalla famiglia Marini Clarelli.<ref name=spech>{{Cita web|url=http://www.specchioromano.it/fondamentali/Lespigolature/2003/SETTEMBRE/Palazzo%20Medici%20Clarelli%20a%20via%20Giulia.htm|autore=Alessandro Venditti|titolo=Palazzo Medici Clarelli|editore=Specchio Romano|accesso=16 maggio 2020}}</ref>
Nel 19° secolo fu utilizzato come caserma e nel 1870 fu venduto alla città di Roma.<ref name=spech/> La facciata (riccamente istoriata all'epoca di Cresci), così come il portale sono rivestiti di [[bugnato]].<ref name=pie36>{{Cita|Pietrangeli (1981)| p. 36}}</ref> Ai lati del portale ci sono grandi finestre su [[mensola|mensole]] mal rifatte.<ref name=pie36/>
 
===25 Casa di Raffaello (via Giulia 85)===
[[:File:Via Giulia Casa di Raffaello.jpg|(Fig.)]]
Questo palazzo, erroneamente chiamato Casa di [[Raffaello]], fu costruito dopo il 1525 per il [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] Vaticano su progetto dell'architetto Bartolomeo de Ramponibus.<ref name=pie36/> Raffaello originariamente acquistò qui diversi appezzamenti di terreno.<ref name=pie36/> Tuttavia, morì prima della costruzione dell'edificio, di cui esistono disegni suoi e di Antonio da Sangallo il Giovane.<ref name=pie36/> Un'iscrizione sopra le finestre del primo piano ricorda Raffaello: '''POSSEDEVA RAF SANZIO NEL MDXX'''.<ref name=pie36/>