Pagliacci (opera): differenze tra le versioni

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L'opera inizia a sipario calato, e Tonio in costume da Taddeo si presenta come "Prologo", narrando ciò che avverrà nell'opera e le intenzioni che l'autore si propone. Il Prologo de ''I Pagliacci'' costituisce un vero e proprio manifesto dell'opera [[verismo|verista]].
 
La compagnia di Canio è giunta in un paesino meridionale, Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, per inscenare una [[commedia]]. Canio non sospetta che la moglie Nedda lo tradisca con Silvio, un contadino del luogo. Tonio che ama Nedda ma che è da lei respinto avvisa Canio del tradimento. Egli,Questo scopre i due che si promettono amore, ma Silvio fugge senza che Canio lo veda in volto. Canio vorrebbe scagliarsi contro Nedda ma arriva uno degli attori a sollecitare l'inizio della commedia perché il pubblico aspetta. Canio non può fare altro, nonostante il suo turbamento, che truccarsi e prepararsi per la commedia (''Recitar...Vesti la giubba'').
 
Canio, nel ruolo di Pagliaccio, impersona appunto un marito tradito dalla sposa Colombina. La realtà e la finzione finiscono col confondersi, e Canio, nascondendosi dietro il suo personaggio, riprende il discorso interrotto dalla necessità di dare inizio alla commedia, e, sempre recitando, rinfaccia a Nedda la sua ingratitudine e trattandola duramente le dice il suo amore ormai mutato in odio per la gelosia. Di fronte al rifiuto di Nedda di dire il nome del suo amante, Canio uccide lei e Silvio accorso per soccorrerla. Tonio e Beppe inorriditi non intervengono, ma gli spettatori, comprendendo troppo tardi che ciò che stanno vedendo non è più finzione, cercano invano di fermare Canio, che, a delitto compiuto, esclama beffardo: "la commedia è finita!".