Ercole Farnese: differenze tra le versioni

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Successivamente è entrata a far parte della collezione del cardinale [[Alessandro Farnese]]. Per generazioni l'Ercole è stato posto nella ''sala d'Ercole'' del [[Palazzo Farnese (Roma)|palazzo Farnese]] di [[Roma]], e con esso, nello stesso palazzo, vi erano collocate anche gran parte delle sculture antiche. Nel [[1787]], grazie all'eredità ottenuta da [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], figlio di [[Elisabetta Farnese]], l'intera collezione Farnese fu trasferita a Napoli e collocata prima nella [[reggia di Capodimonte]], edificata proprio a tal scopo, e poi, successivamente, [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli|nel Palazzo del Real Museo]].
 
La fama dell'Ercole era realmente europea e numerosi sono gli aneddoti che lo riguardano durante il periodo della rivoluzione francese e delle [[Furti napoleonici|spoliazioni napoleoniche]]. Il non essere riusciti ad asportare l'Ercole Farnese in Francia sembra essere stato un vero e proprio cruccio dei rivoluzionari prima e dei napoleonici poi. ll vescovo [[Henri Grégoire|Henri Gregoire]] davanti alla Convenzione del 1794: "Se le nostre armate vittoriose penetrassero in Italia, l'asportazione dell'[[Apollo del Belvedere|''Apollo del Belvedere'']] e dell'''Ercole Farnese'' sarebbe la più brillante delle conquiste. È la Grecia che ha ornato Roma: ma i capolavori delle repubbliche greche dovrebbero forse ornare il paese degli schiavi (i.e. l'[[Italia]])? La Repubblica Francese dovrebbe essere la loro sede definitiva". Famoso un altro aneddoto raccontato da [[Antonio Canova]] nei suoi scritti che riguarda l'Ercole Farnese. Il 12 ottobre 1810 lo scultore venne presentato a [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] dal general Duroc per esprimere il desiderio di rientrare in Italia, ma Napoleone oppose: "Questo è il vostro centro, qui vi sono tutti i capi d'arte antichi; non manca che l'Ercole Farnese, ma avremo anche quello" <ref>{{Cita libro|nome=Artaud de|cognome=Montor|titolo=L'Italia del cav. Artaud e La Sicilia di m. della Salle|url=https://books.google.be/books?id=XSxDAQAAMAAJ&pg=PA689&lpg=PA689&dq=Lasci+vostra+maest%C3%A0+almeno+qualche+cosa+all'Italia.+Questi+monumenti+antichi+formano+catena+e+collezione+con+infiniti+altri+che+non+si+possono+trasportare+n%C3%A9+da+Roma+n%C3%A9+da+Napoli&source=bl&ots=Vxq_WU9zZF&sig=ACfU3U2_UY1USb3kItVYhJ0lGa17Xcn3nw&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwj64eyf1-_pAhWHCOwKHSxKBboQ6AEwAnoECCoQAQ#v=onepage&q=Lasci%20vostra%20maest%C3%A0%20almeno%20qualche%20cosa%20all'Italia.%20Questi%20monumenti%20antichi%20formano%20catena%20e%20collezione%20con%20infiniti%20altri%20che%20non%20si%20possono%20trasportare%20n%C3%A9%20da%20Roma%20n%C3%A9%20da%20Napoli&f=false|accesso=2020-06-07|data=1837|editore=Tip. di G. Antonelli|lingua=it}}</ref>. Al che [[Antonio Canova|Canova]] rispose: "Lasci Vostra Maestà almeno qualche cosa all'Italia. Questi monumenti antichi formano catena e collezione con infiniti altri che non si possono trasportare né da Roma né da Napoli". Sorte diversa ebbero le altre opere oggetto delle [[Furti napoleonici|spoliazioni napoleoniche]] in tutta Italia.
 
== Descrizione ==