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====Gli scontri====
I primi scontri avvennero negli anni 1282 e 1283, principalmente a danno di grandi imbarcazioni commerciali, piene di uomini e di preziose merci<ref name = "p44">{{Cita | Del Punta | p. 44}}</ref>. Per vendicarsi di un saccheggio da parte dei Genovesi, i Pisani inviarono sedici galee a sud della Corsica. I soldati scesero poi a Santa Manza e devastarono il territorio, abbattendo alberi e raccolti<ref name = "p44" />. Un attacco simile fu eseguito da [[Genova ]]contro l'isola di Pianosa<ref>{{Cita | Del Punta | p. 45}}</ref>.<br />
Poi il 30 aprile 1283 la flotta genovese, che era composta da trentaquattro galee e una saettìa, comandata dall'ammiraglio Tommaso Spinola e dal comandante Guglielmo Ficomatario, partì da Genova<ref>{{Cita | Del Punta | p. 46}}</ref>, arrivò il 17 maggio all'isola di Pianosa, distrusse delle imbarcazioni e fece più di cento prigionieri pisani<ref>{{Cita | Del Punta | p. 47}}</ref><ref>Il numero di prigionieri è incerto perché gli Annali Genovesi riportano la cattura di centocinquanta uomini, mentre Guido da Vallechia parla di centoventi prigionieri</ref>. Inoltre la flotta genovese intercettò una nave pisana, che fu costretta a informare i nemici sugli spostamenti marittimi che sarebbero avvenuti entro pochi giorni<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 47-48}}</ref>.<br />
Tommaso Spinola rimase con ventuno galee ed andò a Quirra, nella Sardegna orientale, per attendere il passaggio di navi mercantili pisane<ref name = "p4849">{{Cita | Del Punta | pp. 48-49}}</ref>. Quando le navi pisane avvistarono i nemici cominciarono a fuggire, sperando di non essere raggiunte<ref name = "p49">{{Cita | Del Punta | p. 49}}</ref>. Tre navi fuggirono lungo la costa ed otto andarono al largo. I Genovesi riuscirono a sottrarre ai Pisani una delle navi, che fu abbandonata lungo la costa<ref name = "p49" />. Invece, le navi pisane al largo non riuscirono più a scappare e si prepararono per combattere<ref name = "p50">{{Cita | Del Punta | p. 50}}</ref>. Dopo un lungo scontro i Genovesi vinsero: fecero quasi mille prigionieri avversari ed un bottino che valeva migliaia di lire di denari genovesi<ref>I numeri di prigionieri e del valore del bottino riportati negli Annali Genovesi potrebbero essere esagerati. Spesso nel Medioevo si tendeva ad enfatizzare i successi della propria Nazione.</ref>.<br />
Nel frattempo [[Pisa ]]inviò cinquantaquattro navi da guerra che arrivarono a Santa Amanzia, vicino a Bonifacio, in Corsica. I soldati sbarcarono e devastarono tutto quello che poterono, poi ripartirono per la Sardegna<ref>{{Cita | Del Punta | p. 48}}</ref>. Arrivarono ad Alghero e assediarono il castello dei Genovesi, che furono costretti ad arrendersi. Poi i Pisani demolirono completamente la rocca e sequestrarono tutti gli oggetti degli avversari<ref name = "p4849" />.<br />
Genova poi attaccò Porto Pisano alla fine del giugno 1283 con cinquantacinque navi da guerra: distrusse alcune torri ma gli avversari non reagirono perché la flotta pisana non era ancora rientrata<ref>{{Cita | Del Punta | p. 51}}</ref>. Allora la flotta genovese cercò di inseguire le navi pisane che stavano tornando da sud ma stava soffiando un forte vento di scirocco che permise ai Pisani di sfuggire velocemente al nemico, che riuscì a catturare solo quattro navi<ref name = "p52">{{Cita | Del Punta | p. 52}}</ref>. Il fortissimo vento di scirocco obbligò le galee genovesi a rientrare<ref name = "p52" />.<br />
Nel settembre del 1283 la flotta pisana, comandata dall'ammiraglio Rosso Buzzaccarini, attaccò Punta Castanna, vicino a Portovenere<ref name = "p55">{{Cita | Del Punta | p. 55}}</ref>. I soldati scesero, devastarono vigneti e frutteti, e attaccarono la popolazione<ref name = "p55" />. La flotta genovese cercò di attaccare quella pisana ma le navi pisane riuscirono a fuggire velocemente<ref name = "p55" />. I genovesi tornarono indietro perché era necessario che gli uomini si dedicassero alla vendemmia<ref name = "p55" />.
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{{Vedi anche|Battaglia navale}}
Quando una flotta si preparava per la battaglia, le navi spesso si affiancavano e si legavano con delle funi chiamate sartìe per evitare di disperdersi.<br />
Pisa e [[Genova ]]avevano dei soldati molto ben addestrati al combattimento con balestre. I combattenti delle navi erano molto violenti e spesso non rispettavano l'ideologia cavalleresca che considerava le armi da lancio disonoranti<ref name = "p54">{{Cita | Del Punta | p. 54}}</ref>.<br />
Spesso le battaglie navali cominciavano con una raffica di pietre e proiettili lanciati a distanza durante l'avvicinamento delle navi<ref name = "p84">{{Cita | Del Punta | p. 84}}</ref>. Dopodiché cominciava l'abbordaggio e l'invasione delle navi avversarie<ref name = "p84" />.<br />
Nella battaglia della Meloria furono usate armi particolari come polveri per accecare i nemici e saponi scivolosi per far cadere gli avversari, in particolar modo quelli che indossavano un'armatura pesante<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 85-86}}</ref>.
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==Conseguenze==
===Conseguenze politiche per Pisa===
A [[Pisa ]]il 18 ottobre 1284 fu eletto come podestà il conte Ugolino della Gherardesca, che aveva simpatie per i Guelfi<ref name = "p96">{{Cita | Del Punta | p. 96}}</ref>. La sua politica avrebbe potuto portare alla pace con città guelfe come Lucca e Firenze<ref name = "p96" />. Per migliorare i rapporti con queste città cedette anche i castelli di Viareggio e Ripafratta a Lucca e Pontedera a Firenze<ref name = "p97">{{Cita | Del Punta | p. 97}}</ref>.<br />
Nel luglio 1286 Ugolino Visconti fu eletto Capitano del Popolo e nella primavera del 1287 Ugolino della Gherardesca e Ugolino Visconti ottennero entrambi l'incarico di podestà e di capitani per dieci anni<ref name = "p102">{{Cita | Del Punta | p. 102}}</ref>. Questa signoria deluse mercanti, artigiani, coloro che approvavano il regime di Popolo, e i cittadini di tradizione ghibellina<ref name = "p102" />.<br />
La situazione peggiorò con gli scontri fra i due podestà<ref name = "p102" />. Nel 1287 Ugolino Visconti cercò di far nascere una ribellione nella città contro Ugolino della Gherardesca ma fallì<ref name = "p102" />. Dopodiché i Capitani delle sette Arti Maggiori e i Consoli dei tre Ordini affidarono il governo ad un podestà forestiero, Guidottino Bongi<ref name = "p102" />, che fu cacciato nel 1288<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 102-103}}</ref>, quando i due podestà, Ugolino Visconti e Ugolino della Gherardesca riconquistarono il loro potere<ref name = "p103">{{Cita | Del Punta | p. 103}}</ref>.<br />
La signoria donoratico-viscontea cadde quando l'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini fece un colpo di Stato, insieme a importanti famiglie nobili come quelle dei Gualandi, Lanfranchi, Sismondi<ref name = "p103" />. Il governo fu affidato a Guido da Montefeltro, un esperto capo politico che rimase in carica a [[Pisa ]]dal 1289 al 1293<ref name = "p104">{{Cita | Del Punta | p. 104}}</ref>. Ebbe la capacità di organizzare abilmente l'esercito e di gestire le alleanze della città<ref name = "p104" />. Si fece il possibile per evitare screzi con i Genovesi, per evitare quindi attacchi da parte degli avversari e proteggere gli importanti territori della Sardegna che erano rimasti<ref>{{Cita | Del Punta | p. 105}}</ref>.
 
===Cause della sopravvivenza di Pisa===
La città di [[Pisa ]]non fu definitivamente distrutta a causa degli interessi economici di città come Firenze, Prato, Arezzo, San Miniato, Siena, che volevano sfruttare il porto della città per i loro commerci<ref name = "p109">{{Cita | Del Punta | p. 109}}</ref>. Inoltre città ostili come Lucca e [[Genova ]]erano militarmente impreparate o impegnate militarmente altrove<ref name = "p109" />.<br />
Infine la città di [[Pisa ]]cercò di riprendersi commerciando con la Sardegna e la costa meridionale della Toscana<ref name = "p112">{{Cita | Del Punta | p. 112}}</ref>. Altri traffici commerciali che continuarono riguardavano l'Africa settentrionale, la Sicilia, le Isole Baleari, la Catalogna<ref name = "p112" />. Alcuni luoghi come il Maghreb favorivano i Pisani perché i Genovesi erano considerati violenti saccheggiatori<ref name = "p113">{{Cita | Del Punta | p. 113}}</ref>.<br />
Inoltre [[Pisa ]]si alleò con città Ghibelline, dopo la caduta della signoria di Ugolino della Gherardescha e di Nino Visconti<ref name = "p109" />. Il governo della città fu quindi affidato a un’ottima autorità politica: il conte Guido da Montefeltro<ref name = "p109" />.
 
==Note==