Historia Augusta: differenze tra le versioni
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=== Il filo conduttore === 
Dall'incertezza generale, che tuttavia caratterizza l'intera opera, emerge un unico dato sicuro: essa è, senz'ombra di dubbio, espressione dell'opposizione senatoria all'istituto imperiale del quale si dà una rappresentazione ora banalizzata, con l'indugiare su particolari a volte esageratamente falsi e in ogni caso tendenziosi, che riguardano la vita privata dei singoli imperatori, ora un resoconto a fosche tinte con descrizioni aventi per oggetto la ''crudelitas'', l'''ebrietas'' e tutta la sequela delle umane aberrazioni: e ogni qual volta qualche notizia era estremamente esagerata fino all'inverosimile, se ne attribuiva la paternità a un certo Cordus, storico, si fa per dire, non altrimenti noto, sicuramente ''ad hoc'' inventato. La controprova che il filo conduttore dell'opera sia da ricercare nell'avversione all'istituto imperiale sta nel fatto che pochi imperatori, come [[Settimio Severo]] e [[Marco Aurelio Probo]] sono oggetto di lodi, lodi che danno agli autori (o all'autore) occasione di parlare di un ritorno dei vecchi tempi, sotto forma di ''laudatio temporis acti'' (rimpianto del tempo passato), di quella ''res publica romana'' dei tempi d'oro, quando a decidere delle sorti dello stato era la prestigiosa classe senatoria e non il capriccio o l'estrosità, come spesso è dato leggere in quest'opera, degli odiati imperatori: persino i rigidi appartenenti alla gens Catoniana, dice l'autore della ''Historia Augusta'', sarebbero stati lieti di vivere sotto i suddetti imperatori, lodati per il loro comportamento deferente nei confronti del senato. 
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