Locri Epizefiri: differenze tra le versioni

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== Archeologia ==
[[File:Ionic temple locri.JPG|thumb|300x300px|Pianta del tempio ionico.]]
[[File:Tempio Ionico di Marasà (Locri Epizefiri) - Locri (Reggio Calabria) - 6 June 2009.jpg|thumb|Resti del tempio ionico.]]
[[File:Scavi di locri epizefiri, porta del propileo.jpg|thumb|Resti della porta del Propileo.]]
La zona archeologica dell'antica Locri Epizefiri si trova nel comune di [[Portigliola]], circa {{M|3 |u=km}} a sud dell'attuale centro abitato del comune di [[Locri]], si estende nel territorio pianeggiante compreso tra la fiumara Portigliola, la fiumara Gerace, le basse colline di Castellace, Abbadessa e Manella, e il mare.
Il fatto che tale area si trovi a distanza dagli odierni centri abitati ha preservato quasi integralmente la città antica: tuttavia, nel corso dei secoli, sono state usate pietre prelevate nell'area per edificare nuove case nei dintorni.<ref>Per una panoramica sul sito di Locri si veda Dieter Mertens, ''Città e monumenti dei Greci di occidente'', pp. 59-62 (2006). Su [http://books.google.it/books?id=qmR5R9HegOMC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false googlebooks].</ref>
 
Gli scavi archeologici portati avanti da [[Paolo Orsi]] (tra il [[1908]] ed il [[1912]]), da [[Paolo Enrico Arias]] (tra il [[1940]] ed il [[1941]]) e da [[Giulio Jacopi]] (nel [[1951]]), hanno rivelato che l'abitato, organizzato con un impianto urbanistico regolare, è attraversato da una grande arteria che ancora oggi conserva il nome greco di "dromo".
 
La città antica, che era difesa da una cinta muraria di {{M|7&nbsp;|u=km}}, in molti tratti ancora visibile. All'esterno delle mura si estendono le [[necropoli]], mentre la maggior parte delle aree sacre sono disposte in prossimità della cinta. I santuari all'interno delle mura sono dotati di edifici templari monumentali e risalgono al periodo arcaico, mentre quelli situati immediatamente all'esterno presentano un aspetto meno monumentale, pur essendovi state rinvenute abbondanti offerte votive.<ref>Si vedano anche i dati della sezione dedicata a Locri nel [http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm sito della regione Calabria] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100115004148/http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/locri1.htm |data=15 gennaio 2010 }}.</ref>
 
Tra i monumenti ancora oggi visibili c'è il teatro, risalente al [[IV secolo a.C.]] con rifacimenti in età romana: è l'unico edificio pubblico non sacro riportato alla luce a Locri. Si tratta di una costruzione realizzata sfruttando una conca naturale situata ai piedi dell'altura di ''Casa Marafioti''. Rimangono, oltre alle fondazioni dell'edificio scenico, parte dei gradoni in [[arenaria]] della [[cavea]], che potevano accogliere circa 4.500{{formatnum:4500}} spettatori. In età romana imperiale l'edificio fu trasformato eliminando le file più basse delle gradinate e costruendo un alto muro semicircolare in blocchi di [[calcare]], in modo da proteggere gli spettatori durante le lotte tra gladiatori o tra uomini e animali.
 
Per quel che concerne il periodo arcaico va menzionato il santuario di [[Zeus]] che nel corso del tempo ebbe un'articolazione sempre più ricca. In base alla scoperta a metà altezza della ''collina della Mannella'' di un deposito di iscrizioni, così importante per la più tarda amministrazione della città, si è congetturata la presenza dell<nowiki>'</nowiki>''agorà'' ai suoi piedi.<ref>Rubinich, 1996, p. 65; Sabbione, 1996, p. 21.</ref>
 
E sempre all'interno della cinta di mura sulla ''collina della Mannella'' fu apprestato, con ogni probabilità nel [[VI secolo a.C.]], un luogo di culto per un'altra divinità olimpica, [[Atena]].<ref>Costabile, 1996, p. 25.</ref>
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In cucina venivano usati vasellami a vernice nera (coppe per bere, piatti e coppette). Venivano inoltre usati dei contenitori per cibi cotti e crudi e per i liquidi. Soltanto i più ricchi potevano permettersi vasi in vetro o metallo.
Per la conservazione o trasporto di vino, olio, olive e salse venivano usate delle anfore.<br />
 
Il sostentamento della popolazione era basato su cereali e legumi, sulla caccia alle lepri, cervi e cinghiali. Veniva praticata anche la pesca con lenza e reti. Nel museo sono visibili degli ami da pesca.
 
I latticini erano forniti da capre, montoni e suini. Infine la frutta era composta da mele, melograni, fichi, mandorle, uva e miele.}}
All'esterno della città vi sono diverse necropoli, presso le contrade ''Monaci'', ''Russo'', ''Faraone'', ''Lucifero'', dove sono state ritrovate oltre 1.700{{formatnum:1700}} tombe.
 
La ''Necropoli di contrada Lucifero'', in uso dall'[[VIII secolo a.C.]] al [[III secolo a.C.]] comprende tombe di tre tipi: tomba a fossa, tomba a cappuccina e tomba a semibotte.<br />Vi sono stati trovati oggetti di valore e pregiati, importati dalla Grecia o dalla Magna Grecia ([[IV secolo a.C.]]), tra cui vasi, specchi, ornamenti di bronzo e monili in metallo prezioso.<br />Gli oggetti da toletta per donna erano per la cosmesi personale (''pissidi'' e ''lekànai'', dal greco λεκάνη, vassoio).<br />Nella necropoli di ''Lucifero'' sono stati trovati specchi in bronzo (prodotti da artigiani locali), e ''fibule'' (spille di bronzo per abiti, prodotti locali del [[VI secolo a.C.|VI]] e [[V secolo a.C.]]).<br />In tutte le tombe sono state trovate delle ''lekythoi'', al sing. [[lekythos]], ovvero vasi per contenere oli profumati per toeletta, usati anche dagli atleti prima degli esercizi sportivi e per i rituali funebri.<br />Gli specchi, produzione tipica locrese, esportati in Magna Grecia ed in Sicilia, erano fabbricati in bronzo con manici a figura maschile o femminile.<ref>Si veda [http://www.virtualmg.net/Reale/c_Musei%20e%20Parchi%20Archeologici/c_Museo%20Nazionale%20di%20Locri%20Epizefiri/c_Piano%201/c_Sala%202/La%20Necropoli%20di%20Lucifero.aspx la necropoli di Lucifero] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130318040029/http://www.virtualmg.net/Reale/c_Musei%20e%20Parchi%20Archeologici/c_Museo%20Nazionale%20di%20Locri%20Epizefiri/c_Piano%201/c_Sala%202/La%20Necropoli%20di%20Lucifero.aspx |data=18 marzo 2013 }}.</ref>
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Riguardo al ''Tempio Ionico'' in contrada Marasà si sa che nella prima metà del [[V secolo a.C.]] i locresi abbatterono il tempio arcaico e lo sostituirono con uno più grande in [[stile ionico]] in calcare. Orsi pensa che il tempio sia stato importato da [[Siracusa]].
 
Il tempio di Marasà fu realizzato da architetti e maestranze siracusane operanti a Locri Epizefiri nel [[470 a.C.]] su iniziativa del tiranno [[Ierone di Siracusa]] (alleato e protettore dei locresi). Il nuovo tempio ha la stessa ubicazione ma è orientato diversamente.<br />

Il tempio è stato distrutto nel [[XIX secolo]] ed i ruderi mostrano oggi un solo rostro di colonna.
La dimensione del tempio era di {{M|45,.5&nbsp;|u=m}} per {{M|19,.8&nbsp;|u=m}}. La cella, libera da sostegni sull'asse centrale, era preceduta da un ''pronaos'' (vestibolo) con due colonne fra le ante, che si ripetevano anche fra le ante dell<nowiki>'</nowiki>''[[opistodomo]]'', il vano retrostante la cella, non comunicante con questo. Nello spessore dei muri tra ''pronaos'' e cella erano inserite le scale di servizio, per accedere al tetto, come in alcuni templi agrigentini.
 
Al centro della cella tre grandi lastre di [[calcare]], infisse verticalmente nel terreno, rivestivano un ''bothros'' (fossa sotto il livello del pavimento), che doveva essere di notevole importanza per il culto.
 
Il tempio aveva 17 colonne ioniche sui lati lunghi, e 6 colonne sulla fronte. Le colonne dovevano essere di circa {{M|12&nbsp;|u=m}} di altezza, con base a [[capitello ionico]] a volute. L'[[epistilio]] (blocchi sulle colonne) con [[architrave]] a tre fasce e dentelli in sostituzione del [[fregio]], non era molto sviluppato in altezza, così come i frontoni dall'inclinazione assai poco accentuata.
 
Questo tempio era molto più alto dei templi dorici (rapporto altezza e larghezza 1:1), ed è uno dei pochi templi ionici della Magna Grecia.
 
Da un esame preliminare risulta che a Locri Epizefiri vi fosse un ''Tesmophorion'', un ''Iatreion'' di Demetra (Grotta Caruso), e un ''Persephoneion'' che apparentemente veniva adibito a ''Telesterion'' per i Misteri "Eleusini".<ref>[http://www.xanga.com/Longobardese/679253235/104-locri-demeter-persephone-the-cave-grotta-caruso.html Per una panoramica sugli elementi e i luoghi di culto]. Per la catalogazione dei ''pinakes'' nel santuario di Persefone si veda il ''Corpus'' (pubblicazione di oltre {{formatnum:5000}} frammenti) a cura di Elisa Lissi Caronna, Claudio Sabbione e Licia Vlad Borrelli.</ref>
 
La connessione di Locri con il culto occidentale di [[Afrodite]] e [[Adone (mitologia)|Adone]] è stata evidenziata dall'analisi di Torelli che ha identificato il ''bothos'' del tempio di Marasà con la cassa-tomba del giovane dio.<ref>M. Torelli, ''Atti'', Taranto, 1993.</ref> Si tenga conto che nella ''stoà ad U'' sono stati rinvenuti 356 ''bothroi'' con resti di pasti, evidentemente destinati alla celebrazione di banchetti sacri. La ''casa dei leoni'' che sorge in zona limitrofa a questo complesso è un luogo destinato all'omaggio rituale privato nei confronti di Adone. Di questo culto locrese ci dà notizia anche la poetessa Nosside, che forse faceva parte di uno dei ''thiasi'' femminili che onoravano il dio.<ref>Marcella Barra Bagnasco, ''art. cit.''; ''Anthologia Palatina'', Nosside, VI, 275.</ref>
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Identificato nel [[XX secolo]] da P. E. Arias, il teatro greco di contrada Pirettina sfrutta una concavità naturale ai piedi del pianoro Cusemi ed è stato scavato tagliando i gradini nell'arenaria tenerissima. La prima fase del teatro risale alla metà del [[IV secolo a.C.]]
 
L'edificio conteneva fino a 4.500{{formatnum:4500}} spettatori. Dalla [[cavea]] (koilon) costituita da gradoni tagliati in parte nella roccia ed in parte sistemati con lastre della stessa arenaria, si godeva un notevole panorama della città e del mare.
 
La gradinata era divisa in sette cunei (kerkìs, in greco κερκίς) mediante 6 scalette (climax, in greco κλῖμαξ). Una partizione orizzontale ([[diazoma]]) separava le gradinate da altre (epitheatron) oggi rovinate. Si pensa che il teatro servisse anche per riunioni politiche.