Libellus ad Leonem X: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fix sezioni finali
overlinking
Riga 19:
 
== Contenuto ==
Superato il [[Conciliarismo]], Giustiniani e Querini ritengono che spetti al [[Papa]] – coadiuvato da [[Corte pontificia|Curia papale]], [[Vescovo|vescovi]] e [[Concilio Lateranense IV|Concilio Laterano V]] – guidare la rigenerazione della società, predicando il [[Vangelo]], riportando tutto, in un modo o nell’altro, alla [[Verità#Nel Cristianesimo|Verità]] di [[Gesù|Gesù Cristo]], e favorendo l’unità politica e ideale dei Prìncipi cristiani, che devono riconoscere la [[Potere temporale|superiorità di Roma]].
 
Costruita attorno ad una fortissima [[Universalismo#Universalismo cattolico|aspirazione universalistica]], la ricostruzione evangelica tratteggiata dal ''Libellus'' si confronta con lucidità con la questione dell’esistenza di popolazioni rimaste estranee alla [[Salvezza (religione)|Salvezza]] predicata dal Cristianesimo, esortando quindi a ripensare l’opera di [[evangelizzazione]] tenendo conto del nuovo scenario e dei problemi creatisi con la [[Colonizzazione europea delle Americhe|scoperta dell’America]], ma anche incitando alla necessità di recuperare le chiese d’Africa e d’Asia allontanatesi da Roma o soggette ora alla [[Espansione islamica|dominazione mussulmana]].
 
Giustiniani e Querini, dietro all’umile titolo scelto, presentano una serie di indicazioni originalissime per disegnare un imponente e dettagliato piano di riforma della società cristiana guidato dalla [[Chiesa cattolica|Chiesa di Roma]], ed affrontano in modo approfondito tutte le questioni aperte, offrendo soluzioni puntuali a problemi sentiti come ineludibili.
 
Poiché il fine ultimo della Chiesa è portare la [[Salvezza (religione)|Salvezza]] di [[Gesù|Cristo]] al mondo attraverso la predicazione e l'[[evangelizzazione]], il ''Libellus'' individua tre diverse missioni, tre diverse campagne di conversione, che richiedono da parte della Cristianità tre risposte attentamente e specificatamente calibrate.
 
Da una parte vi sono i mansueti “[[Civiltà precolombiane|selvaggi]]” appena scoperti nel [[Colonizzazione europea delle Americhe|Nuovo Mondo]], che si stanno rivelando pronti ad accogliere la [[Vangelo|Buona Novella]] ed il [[battesimo]]; dall’altra, l’[[Islam]] e i sempre più vicini agguerriti e feroci mussulmani, non più solo nelle acque del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], ma sullo stesso continente europeo, e nell’[[Oceano Indiano]], punteggiato dalle [[Impero portoghese|colonie mercantili europee]]. Sullo sfondo si staglia l'[[evangelizzazione]] battagliera lanciata nei confronti degli [[Marrano|ebrei]], con i suoi risultati ambigui e controversi.
 
Il ''Libellus'' propugna verso gli [[ebrei]], presenti geograficamente all’interno della società cristiana in [[Res publica christiana|Europa]], e verso i pagani d’[[America]], una campagna di conversione di massa.
 
La distanza tra [[Cristianesimo e islam|Cristianesimo ed Islam]] è considerata invece incolmabile, e l’azione dei cristiani verso i mussulmani non può che passare dall’uso delle armi. Sentimento ancora più accentuato dall’incubo dell’[[Impero ottomano#Maometto II conquista Costantinopoli|espansione-invasione turca in Europa]] che, a differenza di ebrei o pagani d’America, dopo la [[Assedio di Costantinopoli (1453)|presa di Costantinopoli]] (1453), rappresenta una tangibile e bellicosa minaccia per la cristianità.
 
La riflessione dei due eremiti sviscera con attenzione le contraddizioni e le ambiguità che la presenza millenaria di minoranze ebraiche nei territori cristiani ha portato con sé. Diventa indispensabile esaminare quanto già fatto, [[Marrano|i tentativi già messi in atto]], con le loro vittorie o i fallimenti; nei secoli passati si era mostrata una certa tolleranza che, venuta meno, aveva portato, di contro, ad una sempre maggior tenace resistenza giudaica alle imposizioni operate dai cristiani.
 
L’esperienza spagnola, intesa come [[Reconquista|lotta vittoriosa sia sui mussulmani]], sconfitti a Granada, sia sugli [[Marrano|ebrei]], espulsi, rappresenta un esempio molto recente: a circa venti anni di distanza, c’è ora la possibilità di valutare con attenzione le scelte delle corone iberiche – l’[[Decreto dell'Alhambra|espulsione operata dagli Spagnoli]] (1492) e il [[Manuele I del Portogallo#Il secondo matrimonio e la politica interna|grande battesimo forzato dei Portoghesi]] (1497) – e i risultati conseguiti da quella strategia di proselitismo violento.
 
Ma proprio quell’esperienza fa scrivere a Giustiniani e Querini che gli [[ebrei]] devono essere convertiti con la persuasione, non con la brutale coercizione o la violenza fisica, con una predicazioni che mostri più la vicinanza del [[Vangelo]] con la [[Legge mosaica|Legge veterotestamentaria]] che il suo superamento: il [[Bibbia|Testo Sacro]] diventava di primaria importanza per far abbracciare loro la [[Verità#Nel Cristianesimo|Verità]] di [[Gesù|Cristo]]. Tuttavia, continuano i due eremiti, non bisogna mostrarsi troppo indulgenti con chi continuasse a rifiutare il battesimo, ma, anzi, andrebbero sottoposti ad un irrigidimento delle loro condizioni, limitandone le concessioni ed emanando una rigida normativa di [[Segregazione razziale|segregazione]] ed umiliazione che deve però essere comune a tutte le istituzioni e territori cristiani. Si profila così la preferenza, al posto dell’espulsione, della creazione di [[Ghetto|ghetti]], poiché la prima azione si era dimostrata controproducente, perché era andata a ravvivare e a far rifiorire comunità ebraiche che si stavano estinguendo ed aveva portato ad un irrigidimento degli espulsi e delle comunità che li avevano accolto nelle loro tradizioni e credenze giudaiche.
 
Infine, per i due eremiti, è fondamentale coinvolgere, in quest’azione di conversione degli [[ebrei]], gli stessi [[Cristianesimo|fedeli cristiani]], arrivando a predisporre momenti di preghiera collettivi cui dovrebbero essere legata la concessione di [[Indulgenza|indulgenze]] ''ad hoc'', per incoraggiarne la partecipazione.
 
Questo piano di reazione strategico di [[Missionario|missionarietà]] e di [[evangelizzazione]] che si estende dal [[Colonizzazione europea delle Americhe|Nuovonuovo Mondomondo appena scoperto]], senza perdere di vista l’Asia e l’Africa, allo stesso cuore dell’[[Res publica christiana|Europa]]dell’Europa, può avere atto solo a partire da una rigenerazione della società cristiana.
 
La [[Chiesa cattolica|Chiesa]], guidata dal [[Papa]], come [[Vicario di Cristo]], deve farsi propugnatrice e predicatrice appassionata della [[pace]] (sepolto ormai il “Papa guerriero” [[Papa Giulio II|Giulio II]] ed i traumi causati alla Chiesa dal suo pervicace [[Potere temporale|temporalismo]]); essa deve educare quindi i Prìncipi cristiani alla pace, ma la pace autentica la si può ottenere solo se si strappano le radici maligne della «libidine del potere e dell’ingiusta rapina»: è allora necessario progettare un nuovo ordine sociale che intrecci [[libertà]] e [[giustizia]] e che si affidi a una rigorosa e certa riforma, semplificazione e codificazione del [[Certezza del diritto|diritto]], fattore indispensabile di progresso civile e religioso.
 
E ancora, riguardo alla cultura, più in generale, la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] deve farsi promotrice dell’educazione contro l’ignoranza imperante e l’accademismo.
 
Tra i propositi di riforma che Giustiniani e Querini caldeggiano nella lettera a [[Papa Leone X|Leone X]] vi è l’intento di sradicare gli atti, i riti e le credenze che gli autori definiscono con il termine di ‘[[superstizione]]’, mezzi diabolici rivolti contro la religione e al tempo stesso contro la [[medicina]] insegnata negli ''Studia'' (università di medicina, nella terminologia odierna), un flagello terribile che, associato con l’ignoranza, comporta gravi rischi di [[peccato mortale]] oltre che alla [[Salute|salute fisica]]; la superstizione è «generatrice di tutti i mali», avversaria della vera fede e da esse scaturisce il [[Vizi capitali|peccato capitale]] contro la religione, l’[[idolatria]]: per combattere l’analfabetismo religioso, dilagante tra gli stessi religiosi ed il clero secolare (molti sacerdoti non erano in grado di leggere il [[Lingua latina ecclesiastica|latino]] dei [[Liturgia|testi liturgici]]), nella [[Culto dei santi|devozione dei santi]] nei santuari – venerati «con maggior onore e riverenza dello stesso [[Santissimo Sacramento|Sacratissimo Corpo di nostro Signore Gesù Cristo]]» – ridotta spesso a riti e [[Guaritore|culti terapeutici]] e [[Taumaturgia|taumaturgici]], e in tutta le sfere della vita privata, così come il disinteresse dei laici per l’istruzione religiosa,
 
Tutto questo è strettamente legato all’opera missionaria della Chiesa.
 
La distanza tra la [[Verità#Nel Cristianesimo|Verità]] della [[Rivelazione cristiana|Rivelazione Cristiana]] e le altre convinzioni religiose è infatti ritenuta dai due eremiti proporzionale alle ‘superstizioni’ e alle credenze magiche che vi sono tra quelle popolazioni: per questo la possibilità di successo dell’[[evangelizzazione]]dell’evangelizzazione di quei popoli è direttamente proporzionale ad una fede cristiana “pura”, e passa quindi necessariamente attraverso il ritorno – in [[Res publica christiana|Europa]] – ad una fede cristiana libera dalla falsità della magia, della divinazione, dell’astrologia, dai sortilegi, dalle invocazioni e dagli scongiuri.
 
[[Superstizione]] e [[idolatria]] vanno quindi di pari passo.
 
Ma se i “[[Civiltà precolombiane|selvaggi]]”“selvaggi” pagani del [[Colonizzazione europea delle Americhe|Nuovo Mondo]] sono ritenuti incolpevoli delle loro superstizioni e del loro essere rimasti estranei alla [[Chiesa cattolica|Chiesa]], perché mai toccati dal [[Vangelo]], gli [[ebrei]] sono invece accusati di essere consapevolmente increduli, e quindi [[Antigiudaismo|accecati da una fede falsa]] e dalla superstizione, perché, benché direttamente testimoni della [[Verità#Nel Cristianesimo|Verità]] del [[Vangelo]] e della [[Rivelazione cristiana|Rivelazione]] di Cristo, hanno rigettato in piena coscienza la [[Salvezza (religione)|Salvezza]] e si sono anzi macchiati della colpa suprema del [[Deicidio#Teologia cattolica|deicidio]]; ai [[Musulmano|mussulmani]], invece, è imputata una consapevole scelta ereticale, sulla base della definizione, all’epoca, dell’[[Islam]]dell’Islam come [[eresia]] cristiana.
 
I due autori del ''Libellus'' raccomandano poi l’abbandono della [[Scolastica (filosofia)|scolastica]] e delle dottrine filosofiche per ricostruire la [[Teologia cristiana|teologia]] sulla [[Bibbia]] e sugli [[Patristica|antichi documenti]] dei [[Padri della Chiesa]], sul ''[[depositum fidei]]''; ecco allora il suggerimento di superare i preconcetti sull’intangibilità del [[Lingua latina ecclesiastica|latino]] e – sull’esempio proprio di [[San Girolamo]] che con la sua traduzione della Bibbia in latino (la [[Vulgata]]) l’aveva liberata dall’incomprensibilità per i suoi coevi rispetto all’ebraico e al greco, le [[Lingua sacra|lingue sacre]] originarie – l’idea del tutto ardita di fare una [[Traduzioni della Bibbia in italiano|traduzione]] (ufficiale, poiché già ne esistevano, ma non autorizzate) in [[Lingua volgare|volgare]] della [[Bibbia|Sacra Scrittura]] che ne permetta, di conseguenza, una migliore predicazione così come di impiegarla nella liturgia. Raccomandando, tra l’altro, non l’utilizzo di un toscano nobile letterario ma «un volgare comune a tutta l’Italia». Nella stessa ottica la richiesta di una unificazione di tutti i [[Testi liturgici|libri liturgici]] e, a fronte di una situazione in cui versava la [[Pietà (teologia)|pietà]] dei fedeli, spesso vittime della [[superstizione]] e inclini a credere alla magia, descritta come deplorevole, si avanza la proposta che, in alcuni casi, durante il culto si possa usare la lingua parlata.
 
Si delinea, così, una vera e propria riforma liturgica e spirituale, che necessariamente deve passare attraverso un rinnovamento della vita morale del credente; davanti, da un lato, ad un’etica ecclesiale degenerata ed alle ipocrisie anche di un clero che necessita di una conversione interiore, e, dall’altro alla degenerazione ed al degrado sociale in cui molti fedeli vengono a trovarsi, causando un declino morale che non può essere solo sbrigativamente bollato e stigmatizzato, ma che necessita di essere sanato, la via proposta dal ''Libellum'' è la riforma e la rifondazione degli [[Ordine religioso|ordini religiosi]] e dello stesso [[Gerarchia cattolica|clero]], a partire dai vescovi, un mondo ecclesiastico che spesso si distingue per ricchezza e avarizia, per una cura pastorale superficiale, per la miseria morale, per l’uso di rituali e pratiche devozionali a fini di lucro: revisione delle regole dei religiosi e dei loro statuti, unificazione di ordini affini, formazione culturale e spirituale seria, catechesi e impegno pastorale rigoroso.
 
== Influenze in campo liturgico ==
Il [[Concilio Lateranense V]], dentro il quadro della più generale riforma della Chiesa, che aveva visto già interessanti tentativi volti a restaurare lo spirito liturgico nel clero a utilità dei fedeli, affronterà la questione liturgica solo sotto il profilo disciplinare, promulgando alcune regole per l’azione celebrativa.
 
Tuttavia, si avvertiva già, al contempo, il desiderio di uniformità liturgica, cui pietra fondante rimane la decisione di Papa [[Papa Alessandro VI|Alessandro VI]] di far introdurre in tutti i [[Messale Romano|messali]] di rito romano l’''ordo missae'' (l’[[Ordinario (liturgia)|Ordinario della Messa]], la parte invariabile della [[Messa]]) composto da [[Johannes Burckardt|Giovanni Burcardo]] (c. 1450-1506), Mastro di Cerimonie della Capella Papale; sotto [[Papa Leone X|Leone X]] vedono quindi la luce ad opera del domenicano veneziano Alberto da Castello (o Castellani; c. 1450-1523) una nuova edizione del [[Pontificale (libro)|Pontificale Romano]] ed il ''Liber sacedotalis'' (una raccolta di tutti gli ordinamenti rituali di competenza presbiterale ed una riorganizzazione di tutte le leggi canoniche con attenzione pastorale, che aveva anche principalmente lo scopo di fissare, in risposta alle prime pubblicazioni dei riformatori protestanti, un rito maggiormente universale per l’amministrazione dei [[Sacramento|Sacramenti]]; da esso derivò, un secolo dopo, il ''[[Rituale romano|Rituale Romanum]]''), ed al benedettino vicentino, letterato e umanista, Zaccaria Ferreri (1479-1524), poi vescovo di Guardialfiera, viene affidato l’incarico di una nuova edizione del [[Breviario romano|Breviario]] in forma più concisa e in un latino confacente al gusto umanistico (che però si limitò ad una revisione degli inni, con la sostituzione dei versi che urtavano la sensibilità estetica degli umanisti con dei nuovi o, una volta epurati dai barbarismi, riportandoli alla metrica classica).
 
Il desiderio di un maggior avvicinamento e diffusione del [[Bibbia|Testo Biblico]] attraverso una [[Traduzioni della Bibbia in italiano|traduzione]] ufficiale in [[lingua volgare]], così come il suo stesso utilizzo nei riti della Messa e dei Sacramenti è indice di un comune sentire nell'[[Res publica christiana|Europa]] dell'epoca, ma la sua [[Servizio divino|esasperazione operata dai riformatori protestanti]] in chiave polemica ed anti-romana, porta, per reazione, al suo rigetto e rifiuto da parte della [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]], codificato nei decreti del [[Concilio di Trento]] dall'uso esclusivo del [[Latino ecclesiastico|latino]] e della [[Vulgata]] come testo autentico in tutta la vita pubblica, liturgica e dottrinale, della Chiesa latina, poiché si vede nella [[lingua volgare]] sia uno degli strumenti usati dai [[Riforma protestante|riformati]] per [[Santa Cena|sovvertire la Messa]], sia l’origine – dando [[Bibbia di Lutero|il testo in lingua volgare]] possibilità a chiunque di “interpretare” la [[Bibbia|Sacra Bibbia]] – delle eresie di [[Martin Lutero|Lutero]], [[Ulrico Zwingli|Zwingli]] e [[Giovanni Calvino|Calvino]].
 
La [[Riforma protestante|Riforma]]riforma, infine, porta la [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]] a quella unificazione e revisione dei [[Testi liturgici|libri liturgici]] auspicata dagli autori del ''Libellus'', con la pubblicazione del [[Breviario romano|Breviario]] nel 1568 (segno dell’avvertita necessità di una nuova spiritualità sacerdotale e nella cui bolla di pubblicazione compare il criterio, esteso poi agli altri libri liturgici, dell’obbligo dell’uso da parte di tutte le Chiese d’occidente, ad eccezione di quelle provviste di un rito risalente almeno a duecento anni prima), del [[Messale Romano|Messale]] nel 1570, del [[Martirologio Romano|Martirologio]] nel 1583, del [[Pontificale (libro)|Pontificale]] nel 1586, del [[Caeremoniale Episcoporum|Cerimoniale dei Vescovi]] nel 1600 e del [[Rituale romano|Rituale]] nel 1614.
 
== Note ==