Enrico Galassi: differenze tra le versioni
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== Il periodo del "surrealismo metafisico" ==
Proprio nel momento in cui Galassi si sta facendo strada come una promessa della pittura italiana, secondo uno stile che [[Alberto Sartoris]] definirà "surrealismo metafisico"<ref>Cfr. Alberto Sartoris, ''Enrico Galassi'', in «Fabula: Cuadernos de literatura y arte», noviembre-diciembre 1938, pp. 247-248.</ref>, l'artista ravennate abbandona momentaneamente la pittura per dedicarsi alla poesia e all'architettura<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-27"/>. Pubblica la raccolta di poesie ''Né per te né per me'', per i tipi di [[Artidoro Benedetti]]<ref>«Il torchio a mano, le stanzette bianche di calce ed i caratteri di piombo che uscivano dal loro alveare guidate con amore di anacoreta. Da Artidoro uscivano pagine purissime», Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. Una notte con Viani'', cit.</ref>, corredata dalle xilografie di [[Lorenzo Viani]]<ref>Pescia, 1932 [?].</ref>, e progetta, da puro dilettante nella materia, in località Poveromo (Forte dei Marmi) la sua casa-studio "I Ronchi" del 1934 (poi "La Tripolina" e oggi "La Romanina"<ref name="cassani-27"/>) che [[Gio Ponti]] loderà sulle pagine della rivista «Domus»<ref>''Villa al Forte dei Marmi'', in «Domus», L'arte nella casa, VIII, n° 88, aprile 1935, pp. 30-32. Ponti scriverà (''ibid''., p. 30): «quando l'opera di questi architetti improvvisati è libera da pregiudizii, da vanità stilistiche e sociali, gli architetti di professione hanno sempre qualcosa da imparare, e ciò li aiuta a scogliersi [''sic''!] essi pure da quei pregiudizi programmatici che assai spesso vincolano inconsapevolmente la loro creazione ed il loro mestiere». L'articolo non è firmato e, dunque, probabilmente opera del Direttore Ponti.</ref>.
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== Gli anni romani e l'attività da architetto dilettante ==
Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni (1936-1937 o 1937-1938), che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>; la casa di [[Ornella Kechler Ferrari]] (1936-ante 1939) e la casa di [[Giuseppe Prezzolini]], poi Vallecchi ed ora Romoli (1937-1938 ca.)<ref name="cassani-27"/><ref>Cfr. Paolo Rusconi, ''Galassi architetto di Casa Savinio'', in ''Ascolto il tuo cuore, Versilia?. Alberto Savinio al Poveromo'', scritti di Enzo Siciliano, Ruggero Savinio, P. Rusconi, Zeno Birolli, Bocca di Magra, Edizioni Capannina, 2001, pp. 19-33.</ref>. Così Savinio descriverà il progetto di Galassi: «La mia casa Galassi l'ha disegnata a forma del più casalingo degli animali: a chiocciola. Galassi è stato a Ibiza, che è la più piccola delle Baleari. [...] A Ibiza le case portano davanti alla fronte un gran muro pieno, che le guarda dai grandi venti del largo. Nella mite foresta del Poveromo i grandi venti del largo non arrivano, ma davanti alla mia casa Galassi ha alzato ugualmente un gran muro pieno e curvato a S, e questo muro, nonché guardarmi dai grandi venti metafisici, segna perentoriamente la lettera iniziale del mio nome»<ref>''La mia casa'', in «Corriere della Sera», 1º settembre 1946, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 408-413: 410.</ref>. Nel 1939 proprio Savinio dipinge forse l'unico ritratto di Galassi, dal titolo ''Arlecchino'' (e distrutto nel bombardamento di Milano)<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.,|p=28|lingua=italiano}}</ref>, che paradossalmente non mostra il volto dell'amico, ma un semplice ovale di rombi multicolori, «un omaggio al "camaleontismo" dell'amico ravennate, nonché al rinnovato interesse per le tessere colorate del mosaico, di cui proprio lo studio in via Margutta costituisce un primo laboratorio di ricerca»<ref name="cassani-28"/>.
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== Gli ultimi anni ==
Deve trascorrere un intero decennio prima che si risenta parlare di lui come artista, sotto l'emblematica insegna di "pittore dimenticato", in due mostre analoghe tenute, significativamente in Versilia, nel luogo della sua formazione di pittore, nel [[1960]] alla Galleria La Bolena di Forte dei Marmi e alla Bottega de Vàgeri di Viareggio. Nel catalogo una presentazione dell'amico [[De Libero]] e alcune testimonianze di amici artisti<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/><ref>Tra queste quella di [[Marino Mazzacurati]] a cui lo stesso Galassi chiederà di scrivere in una delle poche lettere sopravvissute dell'artista ravennate: «Caro Mazzacurati ora sono di nuovo a letto, da circa un mese, per una ricaduta del mio solito male, ma è deciso di "resuscitare" cioè di rimettermi e dipingere e lavorare. Ho trovato una cinquantina di miei quadri dipinti fra il 1927 e il 1940 e tutto sommato mi sono piaciuti (specie confrontabili con quelli dei nuovi geni) farò ora una prima mostra, poi quest'inverno organizzerò a Milano una rassegna più completa. Per il catalogo, non voglio presentazioni critiche ecc. Ma è chiesto a tutti gli amici di "allora" e di Villa Giulia di scrivermi poche parole. Conto in maniera particolare su di te che da Via Margutta a Via Giulia mi sei stato accanto come amico e collaboratore. Ti contraccambio Mi raccomando l'urgenza: 12 luglio si inaugura. Ti saluto e ti ringrazio sperando di vederti presto Tuo Enrico Galassi Via Ugo Bignami – 40 Roma».</ref>.
In questo periodo, e fino alla fine degli anni Settanta, Galassi lavora presso il fratello Ettore, proprietario dell'[[Hotel Metropole]] di Roma, in via [[Principe Amedeo]] 3, gestendo con grande professionalità il ristorante [[Apicio]] e acquisendo un'esperienza tale da fargli progettare un libro di ricette, tuttora inedito, dal titolo ''Due uova al tegamino al ristorante Apicio'' in cui, tra gli altri, reinventa anche piatti tradizionali della cucina romagnola.
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* Alberto Giorgio Cassani, ''Biografia di Enrico Galassi'', in ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', cit., pp. 65-72.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Il guscio del flâneur. La casa Savinio al Poveromo di Enrico Galassi 1936-1929'', in «Casabella», LXXXIV, n. 909, maggio 2020, pp. 82-93.
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