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Pacciardi, invece, propugnava un'opposizione attiva al fascismo, essendo del parere che, in qualsiasi caso, un atteggiamento passivo avrebbe immancabilmente portato alla sconfitta. Un'ulteriore fonte di imbarazzo era l'innegabile dipendenza dal PRI dei vertici dell'associazione; il ché rendeva difficoltoso il reclutamento di potenziali soci aventi una differente collocazione politica<ref name=conv/>.
Tali contraddizioni si manifestarono ben presto in occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni politiche del 1924]]. Rossetti, infatti, di fronte all'ingiustizia della [[Legge Acerbo|legge elettorale maggioritaria]] adottata dal fascismo, sostenne l'astensionismo. Pacciardi invece diede l'indicazione agli iscritti di partecipare alle elezioni, scegliendo tra tutti i partiti di opposizione tranne i cattolici e i massimalisti (in pratica, un ventaglio comprendente i repubblicani, il [[Partito Socialista Unitario (1922)|PSU]], i liberaldemocratici di [[Giovanni Amendola|Amendola]] e gli ultimi [[Partito Radicale Italiano|radicali]]).
Le elezioni si svolsero il 6 aprile 1924 in un clima di intimidazioni (un candidato socialista fu ucciso, diversi candidati di sinistra furono feriti, ovunque furono impediti i comizi, bruciati i giornali, impedita l'affissione dei manifesti anche attaccando le tipografie) e con brogli anche superiori alla già alta media dell'Italia pre-fascista.
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