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{{quote|La cosa più importante per lui, la prima in assoluto, era la scelta di "cosa" raccontare. Non lo stile musicale, gli arrangiamenti o quant'altro, ma "dove andiamo, di chi parliamo".|[[Mauro Pagani]]<ref name=Pagani>[[Mauro Pagani]]. ''Il sentiero delle parole'', in AA.VV. ''Deandreide''. Milano, BUR, 2006.</ref>}}
[[Image:Djerba_boat.jpg|thumb|210px|Barca a [[Djerba]]]]
Fabrizio ebbe occasione di incontrare nuovamente [[Mauro Pagani]] durante la registrazione dell'''[[Fabrizio De André (L'indiano)|Indiano]]'' (Pagani aveva già collaborato con Faber come flautista ne ''[[La buona novella]]''), proprio mentre Mauro registrava ''[[Sogno di una notte d'estate (album)|Sogno di una notte d'estate]]''; nacque l'idea di un tour assieme. Mauro, dopo aver lasciato la [[Premiata Forneria Marconi|PFM]], aveva cominciato un percorso di ricerca etnico-musicale interno all'area mediterranea e in particolare mediorientale, convinto della necessità di sfruttare maggiormente le tradizioni locali piuttosto che il [[blues]] americano o la [[musica classica|classica]], soffermandosi anche sull'utilizzo della strumentazione etnica.
 
L'idea di un'opera "etnica" sfiorava da tempo anche Faber: nacque tra i due un progetto che intendeva staccarsi nettamente da tutte le sovrastrutture "folkloristiche" per riportarsi completamente alla struttura etnica e popolare del bacino [[mediterraneo]], abbracciando le radici popolari ''"dal [[Bosforo]] a [[Gibilterra]]"''.