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''Mauro'': Io ho fatto "Â duménega" avvertendo Fabrizio che la gente avrebbe detto: "Eh, questo è il Fabrizio di una volta!"|Fabrizio De André e Mauro Pagani, riguardo la musica di "Â duménega"<ref name=Susanna>Giancarlo Susanna. ''Un viaggio nel sole e nell'azzurro del mediterraneo - Intervista a Fabrizio De André e Mauro Pagani''. Fare Musica, 1 giugno 1984 [http://www.fondazionedeandre.it/img/le_rassegne_stampa/interviste/file_3406.pdf]</ref>}}
Al pezzo, scritto in 6/8, tempo di ballata popolare, contribuiscono un [[mandolino]] classico e uno [[mandolino elettrico|elettrico]]; quest'ultimo è suonato da [[Franco Mussida]], chitarrista della [[Premiata Forneria Marconi|PFM]], che esegue anche, sul finale, un assolo di [[chitarra classica|chitarra andalusa]].
Il brano racconta in maniera ironica il "rito" della passeggiata domenicale che il comune di Genova concedeva un tempo alle prostitute, per tutta la settimana relegate a lavorare in un quartiere della città prestabilito. De André riporta le scenate dei cittadini al passaggio di queste prostitute e descrive le reazioni dei vari personaggi, tutti accomunati dal finto moralismo: da chi grida loro qualsiasi epiteto salvo poi frequentarle durante la settimana, al proprietario del molo, felice di tutto quel ben di Dio a passeggio che porta tanti soldi nelle casse del Comune, favorendo la ristrutturazione del molo stesso (giacché il Comune di Genova con i ricavi degli appalti delle case di tolleranza sembra riuscisse a coprire per intero gli annuali lavori portuali<ref name=disco />) ma le insulta comunque "per coerenza", al rozzo bigotto, che, per legge di contrappasso, mentre sbraita contro le prostitute vede tra quelle la propria moglie.
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