Alfonso Meomartini: differenze tra le versioni
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Partecipò alla politica locale nel Consiglio Provinciale per il quale redasse i regolamenti (1913), mentre ancor prima, nel [[1886]] e nel [[1890]] fu candidato alle elezioni politiche, senza però essere eletto.
Negli ultimi decenni dell'Ottocento partecipò attivamente al dibattito politico nazionale mostrandosi critico nei confronti della politica coloniale (sin dal [[1882]]) e, con sorprendente lungimiranza, si disse contrario all'indennità parlamentare, che venne approvata in quegli anni. In particolare Alfonso Meomartini - nel dare all’emigrazione la colpa dell’impoverimento dell’agricoltura italiana, con enormi quantità di terreni lasciati incolti per mancanza di manodopera - si disse fermamente contrario alla politica di colonizzazione dell’Africa sin da quando iniziarono le prime spedizioni. Sostenne infatti che il governo avrebbe dovuto seguire una politica economica più accorta a livelli nazionali, tutelando maggiormente l’agricoltura e le classi deboli, ed eliminando una serie di spese superflue, prima fra tutte l’indennità proposta dal governo per i parlamentari, che se approvata avrebbe contribuito solo ad ingrossare il passivo dei bilanci dello Stato.
Con lo stesso ardore sostenne anche una più giusta distribuzione delle imposte ed una semplificazione della già allora intricata burocrazia statale.
Si interessò inoltre alla legge comunale e provinciale (''Pensieri e proposte sulla riforma comunale e provinciale'', editore D'Alessandro, [[1885]]) e nella stessa epoca criticò il sistema elettorale vigente e le modifiche introdotte dalla nuova legge amministrativa per aver affidato la formazione delle liste elettorali all'autorità amministrativa anziché a quella giudiziaria, dichiarandosi altresì a favore dell'introduzione del collegio uninominale.
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