Espansione islamica: differenze tra le versioni

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Un importante tramite fra mondo islamico e cristiano latino furono gli [[ebrei]]. Se non si è ancora ben certi di chi fossero in realtà i [[Radaniti]] che operarono fra [[al-Andalus]] e le regioni franche al di là dei [[Pirenei]], siamo però ben documentati circa l'azione intermediatrice svolta da un po' tutti gli ebrei spagnoli che, sfruttando la benevolenza dei governi islamici, si avvalsero della possibilità di aggirare la norma coranica che vieta il cosiddetto “commercio di denaro” ai musulmani e, in definitiva, di lucrare sulle [[plusvalenze]].
 
In [[al-Andalus]] gli Ebrei [[Sefarditiebrei sefarditi]] costituirono una fondamentale classe mercantile che, in qualche misura, godeva del vantaggio di un analogo ''[[status giuridico]]'' concesso loro dal mondo cristiano che conosceva un identico divieto di conseguire interessi economici su un capitale; in questo modo potevano importare ed esportare le preziose merci prodotte nell'area islamica e trafficare sui beni che riusciva a produrre il mondo cristiano latino (un esempio è rappresentato dal panno di lana), oltre a tutte le materie prime (specialmente ferro e legname) che difettavano in al-Andalus.
 
L'apporto ebraico non fu tuttavia solo di tipo economico-finanziario bensì, in misura tutt'altro che trascurabile, anche scientifico e artistico. Grazie ai divieti islamici che impedivano agli ebrei determinate professioni (soldato, giudice e proprietario terriero), gli israeliti furono indirettamente costretti ad occuparsi, oltre che di commercio, anche di tutte le cosiddette professioni “liberali” (nel senso di libere), tra cui quelle del medico, del farmacista, dello studioso e del traduttore, trovando benevola e conveniente accoglienza nella società islamica andalusa, giungendo ad occupare non di rado importanti funzioni burocratico-amministrative (anche ai massimi livelli [[vizir]]ali) nella macchina governativa islamica.