Lex Scantinia: differenze tra le versioni
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La mancanza di continuità con la quale la'' Lex Scantinia ''viene invocata nelle fonti letterarie ci induce a ritenere che durante l'[[Repubblica romana|Età repubblicana]] essa venisse utilizzata principalmente in maniera strumentale contro quegli esponenti politici che per le proprie abitudini sessuali potevano esserne il bersaglio, a differenza di coloro che durante il [[Principato (storia romana)|principato]] di [[Domiziano]] ne fecero le spese solo perché il clima sociale e politico venne ad essere caratterizzato da una generalizzata crisi dei valori.<ref>Butrica, "Some Myths and Anomalies in the Study of Roman Sexuality," pag. 231; Ray Laurence, Roman Passions: A History of Pleasure in Imperial Rome (Continuum, 2009, 2010), pag. 68.</ref>
Due lettere scritte a [[Cicerone]] da [[Marco Celio Rufo]]<ref>Ad familiares 8.12 and 8.14 (lettere 97 and 98 nella numerazione di [[D.R. Shackleton Bailey|Shackleton Bailey
Nell'anno 50 a.C., lo stesso Marco Celio Rufo si trovò invischiato in una faida contro [[Appio Claudio Pulcro (console 54 a.C.)|Appio Claudio Pulcro]], [[Console (storia romana)|console]] pochi anni prima nel 54 a.C. e [[censore]] proprio in quell'anno. Celio esigeva la restituzione da parte di Appio di un prestito di denaro, proprio mentre stava per avere fine una disastrosa storia d'amore con la sorella.<ref>Marilyn Skinner, Clodia Metelli: The Tribune's Sister (Oxford University Press, 2011), pagg. 101–102.</ref> Il periodo in cui rimase in carica come censore Appio Claudio Pulcro fu un vero "regime del terrore", per ciò che riguardava gli aspetti morali. Molti ''[[Senatore romano|senatori]]'' e membri dell'ordine equestre (''[[equites]]'') vennero privati del loro rango durante quel periodo;<ref>D.R. Shackleton Bailey, Cicero Epistulae ad familiares (Cambridge University Press, 1977), vol. 1, pag. 432.</ref>
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