Franco Piperno: differenze tra le versioni

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Insieme a [[Lanfranco Pace]] provò nel [[1978]], all'epoca del sequestro Moro, a tessere una delicata mediazione, umana e politica, attraverso il socialista [[Claudio Signorile]] nella speranza di ottenere la disponibilità al dialogo dal leader democristiano [[Amintore Fanfani]] al fine di salvare la vita del Presidente della [[Democrazia Cristiana]] [[Aldo Moro]], sequestrato nel marzo 1978, e per, altresì, evitare una criminalizzazione della lotta politica. Dopo il sequestro coniò la famosa espressione "geometrica potenza" per descrivere la capacità militare dimostrata dai brigatisti rossi nell'[[agguato di via Fani]]<ref>A.Baldoni/S.Provvisionato, ''Anni di piombo'', p. 326.</ref>. Piperno si espresse così si tratta di "Coniugare insieme la terribile bellezza di quel 12 marzo del '77 per le strade di Roma (corteo di massa armato) con la geometrica potenza dispiegata in via Fani" (F. Piperno, Dal terrorismo alla guerriglia, in "Pre-Print" del dicembre 1978).
 
Era in quel periodo vicino a "''[[Metropoli" (rivista)|Metropoli]]'', rivista in dialogo critico, con l'area dell'Autonomia (alla testata venne contestata tra l'altro la pubblicazione di un fumetto che ricostruiva nei minimi dettagli, a dire dell'accusa, il rapimento di [[Aldo Moro|Moro]]). Scioltosi [[Potere Operaio]], una buona parte del gruppo romano era entrato, dopo qualche anno, nelle [[Brigate Rosse]], compreso [[Valerio Morucci]], tra i rapitori di Moro. Lo stesso [[Toni Negri]] fu all'epoca sospettato e poi scagionato dall'accusa di essere stato ideatore dell'azione.
 
Nella ricostruzione data da Piperno davanti alla {{chiarire|Commissione parlamentare|quale?}} sul [[Caso Moro]], Piperno sostenne che in quegli anni si visse una piccola guerra civile, dove le parti contendenti erano, per usare il gergo marxista, il [[valore d'uso]] e il [[valore di scambio]]. In seguito al "[[processo 7 aprile]]" (1979) contro [[Autonomia Operaia]] venne accusato di essere uno dei fiancheggiatori del partito armato.