Waltharius: differenze tra le versioni
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Turcan ricostruisce i fogli mancanti del fascicolo: dalla sua ricostruzione, si può notare come al foglio 4 ''verso'' si sarebbe conclusa dell’epistola di Girolamo e sarebbe iniziato il ''Waltharius''. Considerando che il poema era strutturato su due colonne per pagina da 24 versi ciascuna (dunque 96 versi per foglio, ''recto'' e ''verso''), la ricostruzione della Turcan riporta nella seconda metà del foglio 4 ''verso'' i primi 27 versi del ''Waltharius'', più un probabile titolo simile a ''Incipit Waltharii poesis'', che avrebbe segnalato l’inizio del poema.
Lo spazio rimanente nella prima metà del foglio, se si ammette di inserire il prologo di Geraldo, non sarebbe stato sufficientemente ampio per poter concludere la lettera senza che i due testi si sovrapponessero. Ne consegue che il manoscritto di Lorsch, pur appartenendo alla famiglia γ, non doveva avere il prologo di Geraldo, comune solo ai manoscritti B, T e P<ref>L’antigrafo di B, T e P avrebbe inserito autonomamente il prologo di Geraldo. H appartiene comunque alla famiglia γ per gli errori congiuntivi con il resto dei testimoni, ma in esso non era contenuto il prologo. Se dunque il manoscritto più antico del ''Waltharius'' in nostro possesso non doveva possedere il prologo, si deve concludere che questa aggiunta è stata interpolazione successiva alla stesura dell’originale. Per la ricostruzione schematica del quaternione, si rimanda a Anne-Marie Turcan-Verkerk, op. cit., p.67.</ref>.
[[File:Screenshot 20200802-182724 Word.jpg|centro|miniatura|551x551px|Ricostruzione dei rapporti stemmatici della famiglia γ alla luce dello studio di Anne-Marie Turcan-Verkerk: la necessità di porre un manoscritto interposto α nasce dalla ricostruzione del frammento di Lorsch (H) che rispetto agli altri manoscritti della famiglia era sprovvisto di prologo.]]
La datazione al secolo IX è corroborata da alcune testimonianze indirette presenti in alcuni inventari della regione dei [[Vosgi]]. L’area di diffusione originaria doveva essere suggerita già dall’opera, visto che il ''Waltharius'' pare essere entrato stabilmente nel canone scolastico: l’opera era citata negli inventari di [[Toul]] e [[Remiremont|Remirmont]] e il più antico manoscritto proviene da [[Lorsch]]. Il ''Waltharius'' inoltre era presente a [[Gembloux]] e finì nelle mani di Sigiberto di Metz fra il 1050 e il 1070<ref>È il manoscritto B, conservato a Bruxelles. Cfr ''stemma''.</ref>. Pensare all’opera come originaria di [[San Gallo]] o dell’[[Aquitania]] risulta essere fallace perché il ''Waltharius'' è presente negli inventari di importanti monasteri del cuore della [[Carolingi|dinastia carolingia]], nella regione di [[Metz]]<ref>L’autore era a conoscenza del metropolita di Metz (''Ibat Mettensis Camalo metropolitanus'', v.644), una carica limitata al 839-869.</ref>: il che spiegherebbe la lunga deviazione verso i [[Vosgi]] di Walther e Hiltgunt e la citazione di tutte le città citate della zona. Il ''Waltharius'' non ha avuto, quindi, diffusione oltre l’arco alpino (fatta eccezione per la sola [[Novalesa]]) e oltre i [[Pirenei]] (non abbiamo infatti manoscritti iberici): questa “favola politica” era probabilmente indirizzata solo ai regni di [[Ludovico II il Germanico|Ludovico]] e [[Lotario I|Lotario]], stando alla provenienza dei testimoni oggi conservati.
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