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Il '''Museo irpino''' è il principale polo museale della città di [[Avellino]] nonché uno dei più rilevanti della [[provincia di Avellino|provincia irpina]]. Trova luogo nella storica sede del palazzo della Cultura in corso Europa e nei locali del Carcere borbonico di Avellino<ref>{{Cita web|url=http://www.culturaitalia.it/opencms/museid/viewItem.jsp?id=oai:culturaitalia.it:museiditalia-mus_6916|titolo=museid italia - Cultura Italia: Museo irpino|sito=www.culturaitalia.
Il polo museale si articola in:
* Sezione archeologica
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== Sedi ==
Il polo si divide in due sedi entrambe nel centro di Avellino:
* Palazzo della Cultura: progettato da Francesco Fariello, è un edificio [[Razionalismo italiano|neo-razionalista]] inaugurato nel dicembre del 1966. Fu costruito all'interno dell'antico orto botanico di Avellino di cui rimane il giardino del museo e la villa comunale posta di fronte al museo. Il progetto vinse un concorso nazionale di idee nel 1955 e l'originale prevedeva una statua a sinistra dell'ingresso, tale statua è stata sostituita da una fontanella. In tale sede è ospitata la collezione archeologica che occupa tutto il pian terreno mentre gli altri due piani dell'edificio sono occupati dalla [[mediateca]] provinciale, dall'emeroteca e dalla biblioteca provinciale, otre che dal Centro Rete al piano seminterrato<ref>{{Cita web|url=https://museu.ms/museum/details/17652/museo-irpino|titolo=Museo Irpino|sito=museu.ms|lingua=en|accesso=4 ottobre 2018
* Ex Carcere borbonico<ref>{{Cita news
=== Sezione archeologica ===
La sezione destinata all’archeologia occupa l’intero piano terra dell'edificio di corso Europa, per una superficie complessiva di circa 2000 m², compreso il cortile interno, e fa parte di una struttura multifunzionale all’interno della quale coesistono anche la biblioteca provinciale, la mediateca, l'emeroteca e il Centro Rete<ref>{{Cita news|url=https://museoirpino.culturalspot.org/home|titolo=Museo Irpino|accesso=3 ottobre 2018
La collezione presente all’interno della sezione risale alla seconda metà del [[XIX secolo]], merito della donazione dell’avvocato Giuseppe Zigarelli al comune di [[Avellino]], e dall’aggiunta nel corso degli anni di nuove acquisizioni provenienti da successivi scavi condotti nella zona del territorio irpino da parte della Soprintendenza archeologica<ref>{{Cita web|url=http://www.orticalab.it/Il-Museo-Irpino-si-arricchisce|titolo=ORTICALAB: libera, pungente e benefica|sito=www.orticalab.it|accesso=3 ottobre 2018
Diviso in nove sale, ognuna delle quali è dedicata ad un’area di provenienza specifica, il museo offre una panoramica riccamente documentata delle varie fasi di insediamento nella zona dell’[[Irpinia]], partendo dall’età preistorica fino alla tarda età romana: un’attenzione particolare è dedicata alla divinità italica [[Mefite]], culto diffuso a partire dal [[VI secolo a.C.]] nella ''Valle d’Ansanto'', con l’esposizione dell ‘[[Xoanon]]’, ossia il corpo ligneo della divinità, ritrovato nel torrente adiacente al lago di gesso e metano, ai piedi del medesimo santuario.
Attraversando circa cinque secoli di storia tale area ha infatti restituito un corpus di materiali archeologici di notevole valore, e molti sono i ritrovati che testimoniano il culto di questa divinità, dall’età italica, come la statuetta votiva che raffigura una donna in tipico abbigliamento sannitico, alle tavolette fittili con scene votive databili all’età imperiale<ref>{{Cita news
=== Museo Irpino Risorgimento ===
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=== Collezione Salomone ===
Nel 1935, il colonnello medico di marina Giuseppe Salomone, dona al Museo Irpino la sua ricca collezione di porcellane orientale, raccolte negli anni grazie ad una raffinata passione per l’arte cinese e giapponese del [[XVIII secolo]]: vasi, anfore, vassoi, ciotole ed interi servizi per i cerimoniali del tè, che raffigurano suggestivi paesaggi e riprendono scene tradizionali della vita quotidiana del Sol Levante, e della Cina Imperiale<ref>{{Cita news
Un’attenzione particolare è dedicata alla sezione delle porcellane cinesi della [[dinastia Qing]] (1644-1911), che giunsero in Europa direttamente dai palazzi imperiali (‘ceramiche imperiali’) di Pechino, ricche di rappresentazioni che riprendono la vita di corte, oltre alle tematiche classiche di mitologia cinese e letteratura.
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