Giufà: differenze tra le versioni

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Un esempio della tipica stoltezza del personaggio si ha nell'episodio "''Giufà, tirati la porta''" nel quale sua madre gli ricorda: "''Quando esci, tirati dietro la porta''" (nel senso di "accosta, chiudi, la porta"). Ma il giovane prende alla lettera l'invito e, anziché chiudere la porta, la scardina e se la porta con sé a messa. Giufà è un bambino, molto ignorante, che si esprime per [[Frase idiomatica|frasi fatte]] e che conosce soltanto una certa tradizione orale impartitagli dalla madre. Nelle sue avventure egli si caccia spesso nei guai, ma riesce quasi sempre a uscirne illeso, spesso involontariamente. Giufà vive alla giornata, in maniera candida e spensierata, incurante di un mondo esterno che pare sempre sul punto di crollargli addosso. Personaggio creato in chiave comica, caricatura di tutti i bambini siciliani, Giufà fa sorridere, con le sue incredibili storie di sfortuna, sciocchezza e saggezza, ma ha anche il gran merito di far conoscere meglio la cultura dominante in [[Sicilia]] tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
 
=== Tradizione reggianareggina ===
Giufà è ben radicato nella tradizione popolare di [[Reggio Calabria]], un fessacchiotto che però, al momento opportuno, tira fuori gli artigli. In buona sostanza nell'accezione reggina Giufà riacquista i caratteri della tradizione giudaico-spagnola e diventa paradossale: scaltro e sciocco, abile e pasticcione, coraggioso e vigliacchetto, laborioso ed infingardo, sincero e bugiardo, pronto ad assumere connotazioni diverse a seconda delle circostanze. Conosciutissimo e amatissimo dal popolo, ne diventa l'alter ego, l'unica vera maschera del territorio. Probabilmente giunse dalla Sicilia, senza passare però per Messina. A Reggio la sua storia si accresce con le storielle dei rapporti con la "''Fata Morgana''"<ref>{{Cita libro|autore = Carolus|titolo = Giufà e la Reggina|anno = 2004|editore = Alfa Gi|città = Reggio Calabria|p = 7|pp = 80}}</ref> che, come tutti sanno, dimora nello Stretto.