Basilio Cascella: differenze tra le versioni
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=== Cascella ceramista e le grandi opere ===
Vissuto per un ventennio nel paese di Rapino, vicino Guardiagrele, Basilio riscoperse l'arte locale della pittura su maiolica, ispirato dalle opere di Candeloro e Fedele Cappelletti, nonché da Giacinto Vitocolonna. Il sobborgo dei Ceramusti a Madonna di Carpineto, dove Basilio visse cou figli Michele, Tommaso e Gioacchino, necessitava di una nuova spinta artistica, sicché Basilio, collaborando anche con Michetti, rielaborò le stantie convenzioni di committenza del paesaggio agreste di tipo bucolico tardo barocco, che rucopiava i modelli Grue e Gentili, dinastie di maiolicari di Castelli (Te), e rielaborò e sintetizzò in nuove scene, modelli e paesaggi, con precisi punti focali e individuali i concetti e le caratteristiche del costume abruzzese, della donna abruzzese, del panorama, delle scene allegoriche di gusto liberty eclettico, e non più baroccheggiante o neoclassico.
nel 1924 Cascella collaborò col figlio Tommaso, ma anche con Michele e lo scultore guardiese [[Felicetto Giuliante]] per la realizzazione del sacrario di Andrea Bafile a Guardiagrele, nel 1927 decorò la Galleria dei Banchi mescita allo stabilimento Tettuccio di [[Montecatini]] con sette pannelli a figure allegoriche, nel 1930-31 decorò la Galleria di Testa della stazione di Milano, con cinque pannelli ritraenti le 5 Città Italiane, e la saletta reale di attesa. In collaborazione con Tommaso e su progetto di Michele, eseguì nel 1939-40) la decorazione musiva della stazione di [[Messina]]. Maioliche a gran fuoco sui temi dannunziani della figlia di Iorio, le casse nuziali, con pannelli o tondi in ceramica furono esposte a [[Monza]] nella II e III Mostra internazionale delle Arti Decorative, poi a Roma nell'Esposizione della Società Cultori di belle arti, e infine nella galleria di [[Pesaro]] a [[Milano]] nel 1929 insieme alle opere di Michele Cascella.▼
La specializzazione nelle botteghe di Rapino, permetteranno a Cascella di ridare linfa all'aete della maiolica abruzzese, Basilio realizzava i disegni insieme a Michetti, come racconta il figlio Giacchino in una intervista degli anni '70, e poi le ceramiche fresche preparate erano portate alle fornaci di Pescara per essere cotte, e vendute. Molte maioliche di Basilio Cascella e figli sono conservate al museo civico d'arte a Pescara, alla pinacoteca Cascella di Ortona e in musei privati.
Nel 1924 Basilio Cascella ebbe la sua occasione per realizzare il suo capolavoro di ceramica in Abruzzo, collaborò col figlio Michele, e lo scultore di Pennapiedimonte [[Felicetto Giuliante]] per la realizzazione del sacrario di Andrea Bafile a Bocca di Valle di Guardiagrele; mentre Giuliante scavava la roccia per ospitare il sarcofago, i Cascella preparavano i pannelli in naiolica con cui comporre le scene allegoriche per commemorare i Caduti Abruzzesi in guerra, con la caratteristica dei costumi tipici regionali, e aggiunte tratte dal Vangelo. Negli anni '60 Tommaso Cascella aggiunse le decorazioni in maiolica sul pavimento.
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Trasferitosi a Roma nel 1928 dove rimase fino alla morte, Basilio orientò la sua produzione a celebrare fra l'altro eventi di regime fascista, la sua continua presenza nel settore artistico, aveva accresciuto la sua notorietà, nel 1929 entrò nel Parlamento, divenendo Maestro d'Arte. Interessato dall'istruzione artistica, negli interventi parlamentari sostenne che l'arte dovesse finire "nell'applicazione che forma il vanto delle nazioni", permettendo allo Stato fascista di servirsi dell'arte ai fini dell'esaltazione di sé stesso.
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