Architeuthis: differenze tra le versioni
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Sebbene degli spiaggiamenti continuino ad avvenire sporadicamente in tutto il mondo, non sono mai più stati così frequenti quanto quelli che avvennero a Terranova ed in Nuova Zelanda nel XIX secolo. Non sappiamo il motivo per cui i calamari giganti cominciarono ad arenarsi sulle coste, ma forse la causa di tutto fu un'alterazione temporanea delle gelide acque profonde in cui vivono. Molti scienziati che hanno studiato questi spiaggiamenti di massa ritengono che siano ciclici e prevedibili. La durata del tempo tra essi non è nota, ma lo specialista di ''Architeuthis'' Frederick Aldrich ha stimato che sia di 90 anni. Aldrich utilizzò questo valore per predire correttamente gli spiaggiamenti, poco numerosi, per la verità, che avvennero tra il 1964 ed il 1966.
La ricerca di un esemplare vivo di ''Architeuthis'' consiste anche nel trovare i suoi piccoli, comprese le sue larve, vivi. Le larve ricordano moltissimo quelle di ''Nototodarus'' e di ''Moroteuthis'', ma si distinguono da esse per la forma dell'attaccatura della testa al mantello, dalle ventose sui tentacoli e dal becco. Nel 2001 vennero filmate per la prima volta delle larve vive di calamaro gigante. Questo filmato venne mostrato in ''A caccia dei giganti: sulle tracce del calamaro gigante'' su
Le prime fotografie di un calamaro gigante vivo nel suo ambiente naturale vennero scattate il 30 settembre [[2004]] da [[Tsunemi Kubodera]] (del Museo Nazionale di Scienze del Giappone) e da [[Kyoichi Mori]] (dell'Associazione di Whale Watching delle Ogasawara). I loro team lavorarono insieme per quasi due anni prima di raggiungere il loro obiettivo, utilizzando un peschereccio da cinque tonnellate con un equipaggio di soli due uomini. Le immagini vennero scattate nel corso del loro terzo viaggio in una zona di caccia di [[capodoglio|capodogli]] a 970 chilometri a sud di [[Tokyo]], dove immersero a 900 metri di profondità un cavo con un'esca composta da calamari e gamberetti. Al cavo era collegata anche una macchina fotografica munita di flash. Quel giorno, dopo più di 20 tentativi, un calamaro gigante di 8 metri attaccò l'amo e vi rimase intrappolato con un [[tentacolo]]. La macchina fotografica scattò più di 500 foto prima che il calamaro riuscisse a liberarsi, quattro ore dopo. Il tentacolo del calamaro, lungo 5,5 metri, rimase attaccato all'amo. Le successive analisi del [[DNA]] dimostrarono che si trattava di un calamaro gigante.
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