Codex Manesse: differenze tra le versioni
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== Storia movimentata del manoscritto ==
Non è noto a chi appartenesse inizialmente, comunque, già nella seconda metà del XV secolo, verosimilmente non si trovava più a Zurigo. Intorno al 1575-1580 appartenne quasi certamente a un mercante fiammingo, interessato per motivi professionali agli [[stemmi]] nobiliari. Poco dopo è documentato nuovamente in Svizzera, nel lascito del barone [[Johann Philipp von Hohensax]], che molto probabilmente lo aveva acquistato nelle Fiandre. Certo è che, dopo la morte del barone, il [[conte palatino]] di [[Zweibrücken]] e l'erudito [[Marquard Freher]] di Heidelberg tentarono in vario modo di entrare in possesso del codice. Nel 1604 l'[[umanista]] svizzero [[Melchior Goldast]] fu il primo studioso del manoscritto, di cui pubblicò diverse poesie didascaliche. Fu lui stesso a favorire il ritorno del manoscritto a Heidelberg, dove dal 1607 fece parte per quindici anni della famosa collezione della [[Biblioteca Palatina (Heidelberg)|Biblioteca Palatina]]. Durante la [[Guerra dei trent'anni]], nel 1622, il codice fu portato in salvo nei [[Paesi Bassi]], forse proprio dallo stesso [[Federico V del Palatinato]]. Qualche decennio più tardi, però, si trovava nella biblioteca privata dell'erudito francese [[Jacques Dupuy]], il quale lasciò la sua collezione in eredità al re di Francia. Pertanto il codice entrò a far parte della [[Bibliothèque nationale de France|Biblioteca Reale francese]].
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