Riccardo Gualino: differenze tra le versioni
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A questa sua missiva non vi fu alcuna risposta, tuttavia il 17 novembre 1927 Gualino subì una prima e inaspettata battuta d'arresto poiché, malgrado la concessione di dieci anni conferita tre anni prima alla URI, il governo fascista con il [[Regio decreto legge|Regio Decreto]] n. 2207 stabilì la trasformazione dell'URI in [[EIAR]], affidandone la gestione della radiofonia per i successivi venticinque anni<ref>''Annuario RAI 1988-1989'', Torino, Nuova ERI, 1989</ref> sotto il diretto controllo del Ministero delle Comunicazioni presieduto da [[Costanzo Ciano]], consuocero di Benito Mussolini.
Malgrado questo smacco Gualino, che era negli Stati Uniti per la sua terza volta, guardò oltre e concluse un promettente accordo con la [[RKO Pictures]], aggiudicandosi i diritti per
Al suo ritorno a Torino, Gualino rassegnò le dimissioni dall'incarico di vicepresidente della FIAT e si lanciò in un nuovo settore, quello delle [[Ippica|corse ippiche]]. Approfittando del rinnovo del consiglio di amministrazione della Società Torinese per le Corse di Cavalli, introdusse al suo interno Giuseppe Gurgo Salice, fratello di sua moglie Cesarina, e contemporaneamente acquistò un vasto lotto di terreno alla periferia della città, dove fece costruire l’Ippodromo Mirafiori, una trionfale struttura progettata dall’ingegner Vittorio Tornielli. Contestualmente prese contatti con l’inglese Gordon Plummer, uno dei più esperti allevatori di cavalli da competizione, per creare una propria scuderia sportiva in grado di competere con successo a livello nazionale nei maggiori ippodromi.
Nella primavera del 1928 Gualino commissionò una nuova residenza progettata dagli architetti [[Busiri Vici]], già autori dei tre castelli di Sestri Levante realizzati pochi anni prima. L’edificio venne realizzato a Torino, su un terreno in collina acquistato da una nobile famiglia torinese e verrà nominato [[Villa Gualino]]. L'avveniristica struttura sorprese per le sue caratteristiche da architettura d’avanguardia ispirata ai più moderni principi del [[Razionalismo italiano|Razionalismo]], con ampi locali per ospitare le numerose opere della Collezione Gualino, che ormai contava centinaia di pezzi di enorme valore e a cui ultimamente si erano aggiunti anche autori contemporanei come Modigliani, Fattori, Manet, Picasso e Chagall.<ref name="RG1931" />
Malauguratamente nel 1929, [[Grande depressione|anno notoriamente funesto]] per l'economia del tempo, la Banca Agricola Italiana di cui Gualino era azionista di maggioranza presentò un bilancio preoccupante, che esponeva l’istituto di credito a una sofferenza superiore ai due terzi dell’attivo. La Banca Agricola Italiana era una delle principali finanziatrici degli affari di Gualino che, comunque, continuavano a creare profitti anche grazie agli investimenti intrapresi mediante la francese Banque Oustric, con cui egli raggiungeva un giro di affari di circa un miliardo di franchi.<ref name="GC 2018-4">{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 254}}.</ref> Tuttavia, in seguito al verificarsi di alcuni disordini presso le filiali della Banca Agricola Italiana, affollate di correntisti allarmati che ritiravano denaro, la [[Banca d’Italia]] convocò Gualino a Roma per avere un colloquio con il [[Ministri delle finanze del Regno d'Italia|Ministro delle Finanze]] [[Antonio Mosconi]] e il Governatore [[Bonaldo Stringher]], vecchio amico di Gualino.
Grazie alla conoscenza di lunga data con Stringher, Gualino ottenne delle particolari agevolazioni e un versamento di duecento milioni di lire a favore della Banca Agricola Italiana, nonché la concessione di un credito personale di novanta milioni di lire, in cambio dell’acquisto di tutte le azioni della General Salpa e della UNICA che possedeva la Banca d’Italia.
[[File:Bonaldo-Stringher.jpg|thumb|Il Governatore della Banca d'Italia [[Bonaldo Stringher]], che attuò un primo tentativo di salvataggio finanziario di Gualino]]
Superata questa prima crisi finanziaria, Gualino riprese a gestire i propri affari, a seguire i lavori di completamento di Villa Gualino e a organizzare una prima mostra alla Galleria Sabauda per esporre la propria collezione.
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Tuttavia i guai non sarebbero ancora finiti. Nel luglio del 1930 i tecnici della SNIA Viscosa resero noto al consiglio di amministrazione i preoccupanti dati di una relazione effettuata sugli effetti dell'esposizione al [[solfuro di carbonio]] utilizzato per la produzione massiva del rayon; essi si rivelarono effettivamente dannosi per la salute dei lavoratori con disturbi che variavano dai più lievi come la [[cefalea]] ai più gravi o fatali come la sterilità e l’avvelenamento.<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 252}}.</ref>
Il 1º ottobre 1930, a seguito del discorso del Duce per l’inaugurazione del nuovo [[Palazzo delle Corporazioni]], in cui Mussolini definì con chiare allusioni alcuni imprenditori italiani «acrobati dell’industria e della finanza disinvoltamente temerari, la cui gamma va dal cemento alla cioccolata, dal piombo alla seta artificiale»,<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 250}}.</ref> Gualino venne nuovamente convocato dalla Banca d’Italia a Roma. Il Ministro delle Finanze Antonio Mosconi e il nuovo Governatore [[Vincenzo Azzolini]] chiesero a Gualino di fornire maggiori garanzie, poiché effettivamente le cambiali emesse dalla Banque Oustric non risultavano più affidabili secondo i rapporti della Commissione Rischi della Banca d’Italia, pertanto la richiesta formalizzata dal Governatore [[Azzolini]] si rivelò più severa del previsto e assolutamente priva di termini di contrattazione: Gualino avrebbe dovuto fornire nuovi titoli bancari a garanzia per saldare un debito residuo di sessantasei milioni di lire e quindi ipotecare tutte le proprietà immobiliari di Torino, Cereseto, Mombello Monferrato e Sestri Levante; infine gli venne imposto anche di cedere allo Stato a titolo perenne e gratuito l’intera Collezione Gualino, al tempo esposta temporaneamente alla Galleria Sabauda di Torino.<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 251}}.</ref>
A peggiorare la situazione economica già piuttosto compromessa di Gualino vi fu il successivo crollo della [[Borsa di Parigi]] e il fallimento della Banque Oustric, con il conseguente arresto di [[Albert Oustric]] il 21 novembre 1930 sotto l’accusa di [[bancarotta fraudolenta]]. In Francia si gridò allo scandalo poiché, da ciò che venne chiamato ''le grand bordel du 1930'',<ref name="GC 2018-4" /> emerse che Albert Oustric avrebbe concluso affari poco chiari con [[Marthe Hanau]], un’intraprendente quanto spudorata faccendiera esperta di finanza che operò con la complicità dell’ex Ministro delle Finanze francese [[Raoul Péret]], che era candidato alla Presidenza della Repubblica ma anche avvocato di fiducia di Oustric stesso e colpevole, a sua volta, di aver favorito oltremodo la quotazione sovrastimata delle azioni SNIA presso la Borsa di Parigi.<ref name="GC 2018-4" />
Gualino, ormai nell’occhio del ciclone, nel dicembre del 1930 tentò di correre ai ripari prendendo contatti con la Hambros Bank di Londra, con cui mantenne sempre ottimi rapporti, fissando un urgente incontro per la fine di gennaio del 1931; tuttavia l’evoluzione dei fatti non fu a suo favore.
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