Riccardo Gualino: differenze tra le versioni
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===Il confino a Lipari===
Il 19 gennaio 1931 Gualino venne arrestato da due funzionari dell’[[OVRA]] che lo prelevarono dalla sua abitazione di Torino, in via Galliari 28<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 255}}.</ref> e lo condussero prima in Questura e poi al [[Carceri Nuove|carcere Le Nuove]], in attesa dell’emanazione del decreto che lo condannò a cinque anni di [[confino]] presso l’[[isola di Lipari]] per «aver arrecato grave nocumento all’economia nazionale».<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|pp. 268-269}}.</ref>
Il 21 gennaio fu condotto a [[Messina]] in treno, poi trasferito a [[Milazzo]] e da lì in traghetto fino a Lipari, dove altri gendarmi lo accolsero con la consueta diffidenza riservata agli esuli e gli resero note le severe regole a cui avrebbe dovuto sottostare. Tuttavia Gualino, potendo ancora contare su delle risorse economiche residue e forse grazie anche alla sua empatìa, ebbe modo di trovare alloggio autonomamente presso un’abitazione di una famiglia che gli affittò una modesta stanza, evitando così di soggiornare nell’affollato [[dormitorio]] comune.<ref name="RG1931" />
[[File:Lipari 18 settembre 2016 01.jpg|thumb|Uno scorcio di Lipari, vicino alla casa che ospitò Gualino durante il confino]]
Durante il periodo di confino la moglie Cesarina si trasferì con i figli a Casale Monferrato presso la propria famiglia, mentre Gualino si confrontò con la solitudine, occupando il tempo leggendo e scrivendo. Egli realizzò alcuni manoscritti tra cui ''Frammenti di vita'', una sorta di autobiografia, ''Tim e Tom in America'' un racconto di fantasia, poi ''Solitudine'' e infine ''Uragani'', un romanzo sulla grande [[Crisi del 1929|crisi finanziaria del 1929]] negli Stati Uniti.<ref name="GC2018-B">{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 308}}.</ref>
Nel frattempo a Torino le principali aziende italiane di sua proprietà vennero spartite tra i maggiori investitori dell'epoca. La SNIA fu acquistata da [[Senatore Borletti]], già proprietario della [[Rinascente]], che la rilanciò avviando la produzione del [[lanital]], un nuovo filato acrilico derivato dalla [[caseina]].<ref name="NC1995" /> La UNICA venne acquistata dalla [[Venchi]], guidata da [[Gerardo Gobbi]], mentre la Banca Agricola Italiana fu assorbita dall'[[Istituto Bancario San Paolo di Torino]].<ref name="NC1995">{{Cita|N. Colajanni, 1995}}.</ref> Altre aziende minori furono invece acquistate dalla [[Exor|IFI]] di Giovanni Agnelli, che acquistò all'asta anche [[Palazzo Gualino]] e vi stabilì i propri nuovi uffici; lo stesso Agnelli acquistò all’asta fallimentare anche l’intero complesso dell’Ippodromo di Mirafiori, che però fece prontamente radere al suolo per far costruire il nuovo stabilimento industriale [[Fiat Mirafiori]], completato nel 1939.<ref name="GC2018-B" /><ref name="NC1995" />
Anche le proprietà immobiliari di Gualino furono confiscate e in parte messe all’asta. [[Villa Gualino]], l'abitazione sulla collina torinese in cui non abitò mai, venne acquisita dal Comune di Torino che la convertì in una [[Colonia climatica|colonia elioterapica]], con l'aggiunta di decori fascisti, busti e statue di Mussolini.
I tre castelli di Sestri Levante furono venduti all'asta e successivamente trasformati in albergo, mentre la villa di Mombello e il [[castello di Cereseto]] rimasero chiusi e invenduti; anche l’abitazione di via Galliari rimase chiusa ma venne svaligiata poco tempo dopo.<ref name="RG1931" /> Infine chiuse i battenti anche il Teatro di Torino, fulcro di un periodo di grande avanguardia artistica, per poi essere acquistato all'asta dall'EIAR che vi stabilì il primo Auditorium d'Italia e la sede dell'[[Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai|Orchestra Sinfonica Nazionale]].<ref name="RG1931" />
Il lungo periodo di confino venne interrotto soltanto da un brevissimo permesso che il Governo italiano dovette concedere a Gualino per condurlo, sotto scorta, al [[Confine tra la Francia e l'Italia|confine italofrancese]] di Ventimiglia per presenziare all’interrogatorio che la Magistratura francese aveva previsto nel corso del processo Oustric. Tuttavia, a causa dell’enorme mole di materiale cartaceo da esaminare, l’interrogatorio non ebbe luogo nel padiglione di legno allestito per l’occasione presso il confine, pertanto Gualino ottenne un ulteriore permesso speciale per espatriare e venne consegnato alla polizia francese, che lo condusse al tribunale di Nizza per un interrogatorio di svariate ore.<ref name="AM 2002">{{Cita|A. Martini, 2002|pp. 532-543}}.</ref>
Rientrato a Lipari, Gualino ricevette la prima visita di sua moglie Cesarina che soggiornò un po’ di tempo con lui. In seguito ricevettero anche la visita dell’amico Lionello Venturi che si accomiatò da loro prima del suo trasferimento a Parigi, dal momento che il Governo fascista imponeva a ciascun docente universitario il giuramento di fedeltà al regime. Un'altra visita inaspettata fu quella di [[Arnoldo Mondadori]], a cui Gualino consegnò personalmente i propri manoscritti nella speranza di pubblicarne un libro.<ref>{{Cita|G. Caponetti, 2018|p. 294}}.</ref>
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