Regno di Commagene: differenze tra le versioni

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Frattanto Peto inviò un [[vexillatio|distaccamento]] a occupare ''Samosata'' con un presidio, mentre col resto dell'esercito si diresse alla ricerca di Antioco. I figli del re, [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]] e [[Callinico (principe di Commagene)|Callinico]], che non si rassegnavano a perdere il regno, preferirono impugnare le armi, e tentarono di fermare l'armata romana. La battaglia divampò violenta per un'intera giornata; ma anche dopo questo scontro dall'esito incerto, Antioco preferì fuggire con la moglie e le figlie in [[Cilicia]]. L'aver abbandonato figli e sudditi al loro destino, generò un tale sconcerto nel morale delle sue truppe che alla fine i soldati commageni preferirono consegnarsi ai Romani. Al contrario il figlio Epifane, accompagnato da una decina di soldati a cavallo, attraversò l'Eufrate e si rifugiò presso il re dei Parti [[Vologase I di Partia|Vologese]], il quale lo accolse con tutti gli onori.<ref name="GFlavioVII.7.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.2.</ref>
 
Antioco giunse a [[Tarso (Turchia)|Tarso]] in [[Cilicia]], ma qui venne catturato da un centurione inviato da Peto a cercarlo. Arrestato fu mandato a Roma in catene. Vespasiano però, non volendo vederlo in quelle condizioni, oltreché rispettoso dell'antica amicizia, durante il viaggio, ordinò che fosse liberato dalle catene e lo fece fermare per il momento a [[Sparta]]. Qui gli concesse cospicue rendite, al fine di poter mantenere un tenore di vita da re.<ref name="GFlavioVII.7.3">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.3.</ref> Quando queste informazioni giunsero al figlio, Epifane, che aveva temuto per la sorte del padre, si sentì liberato da unaun grave peso e cominciò a sperare di potersi riconciliare con l'imperatore. Chiese pertanto a Vologese di potergli scrivere per perorare la propria causa e del fratello. Epifane e Callinico, pur venendo trattati bene, non riuscivano ad adattarsi a vivere al di fuori dell'impero romano. Vespasiano concesse loro, generosamente, di trasferirsi senza paura a Roma insieme al padre, che sarebbero stati trattati con ogni riguardo.<ref name="GFlavioVII.7.3"/>
 
I discendenti di Antioco vissero prosperosamente in [[Grecia]] e [[Italia]], come testimoniato dal monumento a [[Gaio Giulio Antioco Epifane Filopappo|Filopappo]], nipote di Antioco, eretto ad [[Atene]] tra il [[114]] e il [[116]].
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Quando i Romani conquistarono la Commagene, il grande santuario reale del [[Nemrut Dağı|monte Nemrut]] fu abbandonato, mentre i conquistatori saccheggiarono i tumuli e la [[Legio XVI Flavia Firma|Legio XVI ''Flavia Firma'']] costruì e dedicò un ponte. Le folte foreste circostanti furono tagliate dai Romani alla ricerca di legna e carbone, causando l'erosione della zona.
 
Esiste una colonna sormontata da un'aquila, detta ''Karakush'' ("uccello nero"); una un'iscrizione afferma che si tratta della tomba reale di tre donne, ma la camera tombale fu saccheggiata in antichità.
 
== Note ==