Comunità greca di Venezia: differenze tra le versioni
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Annullata la modifica 116652671 di Asia (discussione) Dire rito ortodosso è contestualmente errato rispetto all'oggi come al passato: si è sempre detto "rito greco" e oggi bizantino, nessuno utilizzava ortodosso nel senso che si vuole dare oggi. L'ortodossia contemporanea è cosa recentissima. I dalmati erano cattolici di rito romano. Grazie. Etichetta: Annulla |
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Quella intesa come '''comunità "greca" di Venezia''' fu dapprima composta da [[artigiani]], [[mercanti]], intellettuali e poi da [[stradioti]] e profughi provenienti dall'[[Oriente cristiano]], [[Balcani]] in particolare.
L’[[etnonimo]] di "greci", nelle fonti, non ha significato di [[etnia]] o [[nazione]], in quanto la nazione greca non esisteva, ma tuttalpiù fa riferimento all'appartenenza religiosa (rito "greco"). Per “greci” venivano chiamati nei documenti veneziani il più delle volte i membri delle comunità [[albanesi]], che in massa dal [[XV secolo]] avevano migrato esuli nella città lagunare, ma anche [[Slavi meridionali|slavi
== Storia ==
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[[Venezia]] ha conosciuto da sempre la presenza e i contatti con cristiani dei [[Balcani]] e più orientali praticanti il [[rito orientale]] essendo un porto commerciale in continuo contatto con l'[[Impero Bizantino]].
Sino alla fine del XIV secolo poco si conosce sull'eventuale presenza stabile di "greci" a Venezia. I primi bizantini che si stabilirono in questa città erano, forse, artisti, che facevano parte della [[diaspora]], che, secondo certe opinioni, segui alla [[Iconoclastia|crisi iconoclasta]] verso la fine del VIII secolo.<ref>{{cita|Moschonas|p. 106}}.</ref>
=== Dal X al XI secolo ===
Con maggior sicurezza si può parlare del X e XI secolo, epoca in cui artisti e artigiani bizantini vennero invitati ufficialmente a Venezia per soddisfare le tendenze artistiche della città. Sotto il [[Doge di Venezia]] [[Pietro Orseolo I]] (976-978), vennero invitati architetti "greci", mentre il doge [[Domenico Selvo]] (1070-1084), che aveva creato numerosi legami con [[Bisanzio]], nel 1071, invitò [[Mosaico|mosaicisti]] greci.<ref name=":107">{{cita|Moschonas|p. 107}}.</ref>
Nel 1081 i Veneziani si impegnarono ad aiutare i fedeli di rito greco contro i [[normanni]] di [[Roberto il Guiscardo]], che si accingeva ad attaccare l'[[Impero Bizantino]]; in cambio l'Imperatore [[Alessio I Comneno]] promise, e concesse nel 1082, ai mercanti veneziani la preminenza su tutti gli altri mercanti, così che Roberto il Guiscardo fu sconfitto dalla flotta del doge [[Domenico Silvo]].<ref name="panellines">La Comunità dei Greci Ortodossi si costituisce a Venezia</ref>
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Dopo l'inizio del XIV secolo, divenne sempre più consistente la minaccia [[Impero ottomano|ottomana]] verso l'Occidente, costringendo un gran numero di persone a rifugiarsi a Venezia. Con la [[Assedio di Costantinopoli (1453)|caduta dell'Impero bizantino]] nel 1453 incrementò ulteriormente la diaspora dei fedeli bizantini verso Venezia e il numero dei rifugiati crebbe con l'estendersi dell'avanzata ottomana nei Balcani, così che i cristiani orientali diventarono la più importante componente straniera nella capitale della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]];<ref name="panellines" /> tanto che, nel 1479 la popolazione complessiva dei ''graecis ritus'' raggiunse le 4.000 persone circa,<ref name="ellenico">Storia della comunità ortodossa in: Istituto Ellenico</ref> mentre la popolazione intera della città contava sulle 150.000 anime.<ref name="ref_A" />
Il pretesto dell'Unione delle Chiese era la base su cui il [[Cardinale]]
Tuttavia il grande numero dei fedeli
varie chiese della città dove i loro sacerdoti celebravano la messa. Inoltre non si trattava di persone che avevano accettato l'unione con la Chiesa Occidentale, ma di gente chiaramente scismatica, cioè di ortodossi. Ciò fu senz'altro causa di litigi continui tra i preti "greci" ed i preti "latini" officianti nelle stesse chiese così che lo Stato si intromise per risolvere tale situazione. Infatti con un nuovo decreto del 28 marzo del 1470, il Consiglio dei Dieci obbligò tutti i fedeli
La cappella a loro destinata nella chiesa di San Biagio non era sufficiente per la funzione religiosa per tanta gente che continuamente aumentava, cosi che la comunità
[[File:Device of the Palaiologos Dynasty.svg|miniatura|Lo stemma dei Paleologi]]
Ciò malgrado mentre
Nel 1479, il Consiglio dei Dieci discusse nuovamente la "questione greca". Malgrado i tentativi falliti degli anni 1456 e 1473,
Il 28 novembre 1498 la comunità
=== XVI secolo ===
[[File:Stradiots.jpg|miniatura|[[Urs Graf]]: Stradioti (1513 ca.)]]
Agli inizi del XVI secolo la comunità
Nella domanda che la comunità
Il 3 giugno del 1514, [[papa Leone X]] con un [[Breve papale|Breve]] confermò il consenso per la costruzione di una propria chiesa con campanile e con l'uso di un cimitero.<ref name=":104" /> In seguito
Il 3 aprile del 1514<ref>Marino Sanuto, I Diarii, XX, p. 56</ref>, i Greci nominarono come loro procuratori Teodoro Paleologo<ref>Teodoro Paleologo muore a Venezia nel settembre del 1532. Le sue esequie si svolgono nella chiesa ortodossa di San Giorgio in Sant’Antonino. (Teodoro Paleologo, su condottieridiventura.it)</ref> di [[Mistrà]](capitano degli stradioti), Andrea de Zeta di [[Servia]], Paolo Coressi di Costantinopoli e Matteo Barelli di [[Corfù]]. Questi, il 27 settembre del 1526, acquistarono un terreno dal signor Pietro Contarini di Agostino da [[Londra]], pagandolo 2.168 ducati.<ref name=":83" />
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La chiesa non era però quella che vediamo oggi; quella era di fattura rozza costruita provvisoriamente, per lasciare quella di San Biagio e poter raccogliere dalla carità dei connazionali quanto occorreva per la fondazione di una chiesa migliore e più grande. Per questo che nel 1536 venne fatto un modello in legno che rispettava le modalità e le caratteristiche secondo l'[[Architettura bizantina|uso orientale]] con l'[[abside]] a est. E il primo novembre del 1539, durante l'amministrazione di Marco Samariari di [[Zante]], fu posata la prima pietra con grande solennità.<ref name=":84" />
Durante il lungo periodo che va dagli inizi del XIV secolo fino al 1577, anno in cui venne ultimata l'odierna chiesa, nella comunità greca di Venezia nacquero discordie tra filo- e anti-unionisti cosicché, il 6 marzo del 1542, [[papa Paolo III]] reagì rimettendo in vigore il decreto del 1534, che prevedeva che i cappellani greci fossero approvati dal patriarca latino di Venezia. Nel 1546, il [[Kayseri|metropolita di Cesarea]] [[Metrofane III di Costantinopoli|Metrofane III]] fece visita a Venezia e Roma. Egli era l’[[esarca]] inviato dal patriarca ecumenico di Costantinopoli [[Dionisio II di Costantinopoli|Dionisio II]] (1546-1555) a Venezia per risolvere le discordie nate nella comunità
Nel 1564 [[papa Pio IV]] annullò tutti i privilegi concessi dai suoi predecessori (Leone X, Clemente VII e Paolo III) alla comunità
==== Il metropolita di Filadelfia di Lidia a Venezia ====
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Tra gli anni 1579-1591 nacque una disputa tra Seviros e il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|patriarca ecumenico di Costantinopoli]] [[Geremia II Tranos|Geremia II]]. Quest’ultimo, per limitare il potere del metropolita di Filadelfia, nel 1579 emanò un "sigillo" con il quale proclamò la chiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia direttamente dipendente dal patriarcato di Costantinopoli e con una lettera del 1591 minacciò Seviros di deposizione, nel caso non ritornasse nella sua sede in Asia Minore entro sei mesi. Alla fine entrambi i problemi si risolsero grazie all'opposizione della Confraternita "greca" (1583) riguardo alla prima pretesa di Geremia e all'intervento della Repubblica che sostenne la permanenza del metropolita a Venezia.<ref>{{cita|IVS|p. 109}}.</ref> In tal modo si affermò l'insediamento del metropolita di Filadelfia nella città lagunare. Da quel momento i metropoliti vennero chiamati [[Esarca|esarchi]], legati e [[Vicario patriarcale|vicari patriarcali]]. Alla loro giurisdizione spirituale si sottomisero anche le chiese ortodosse d’oltremare, cioè quelle delle [[isole Ionie]], della [[Dalmazia]] e dell'[[Istria]].<ref name=":Atti_110">{{cita|IVS|p. 110}}.</ref>
Dal successore di Seviros in poi i metropoliti venivano eletti dal Capitolo generale della Confraternita,<ref name=":Atti_110" /> conservavano il titolo di "Filadelfia" e dipendevano direttamente dalla diocesi di Filadelfia di Lidia, non riconoscendo l'autorità del [[Papa]].<ref name="ellenico" /> Per Venezia lo stanziamento del metropolita di Filadelfia nella capitale non significò l’introduzione di alcuna novità nello status ecclesiastico dei fedeli
Secondo Venezia, il metropolita di Filadelfia era il suo suddito, confidente della Signoria e sotto il controllo assoluto dei suoi organi centrali, dal momento che risiedeva nel cuore dello Stato. Egli era quasi un "pubblico rappresentante" - come tutti gli altri vescovi veneziani, [[Patriziato (Venezia)|patrizi]] o cittadini, residenti in vescovadi cattolici del dominio - attraverso il quale essa poteva governare meglio i Greci ortodossi e assicurare la quiete tra i due riti nel suo dominio. Inoltre l’esistenza di questo prelato garantiva anche l’allentamento degli stretti legami tra il clero ortodosso dei possedimenti veneziani e il patriarcato di Costantinopoli. Un patriarcato che, risiedendo in un territorio nemico, era sotto l’influenza della Porta ottomana e serviva i suoi interessi politici.<ref name=":119" />
Per queste ragioni Venezia concesse al metropolita di Filadelfia privilegi speciali: gli conferì uno stipendio permanente e di tanto in tanto altri sussidi economici. Per
=== XVIII secolo ===
Meletios Tipaldos, durante il suo incarico come metropolita, desiderò rimettere in vigore i vecchi decreti del Consiglio dei Dieci (del 1534 e del 1542), secondo i quali i cappellani avrebbero dovuto riconoscere il primato papale ed essere esaminati e approvati come cattolici dal nunzio pontificio o dal patriarca di Venezia. All'inizio del 1709 il Consiglio dei Dieci appoggiò Tipaldos e rimise in vigore gli antichi decreti, già caduti in disuso da 150 anni. Questa decisione fu accolta con soddisfazione da parte del papa, che si affrettò a inviare in proposito una bolla alla [[Repubblica di San Marco]] (9 febbraio dello stesso anno). La delusa Confraternita si rivolse all'onnipotente [[zar di Russia]], [[Pietro I di Russia|Pietro il Grande]] che in quel periodo appariva agli occhi della comunità
[[File:Flag of Republic of Venice (1659-1675).svg|miniatura|Bandiera della Repubblica di Venezia con il leone di San Marco]]
La Confraternita dei Greci Ortodossi seguì le sorti della Serenissima. Con l’arrivo delle truppe Napoleoniche e dopo la [[Caduta della Repubblica di Venezia|caduta di Venezia]] (1797) la decadenza della comunità era inevitabile. I depositi nella banca e gli oggetti preziosi e arredi sacri della chiesa furono confiscati; i fedeli di rito greco della confraternita probabilmente cercarono una nuova patria in altri centri commerciali d'[[Italia]] ([[Trieste]], [[Livorno]] ecc.), contribuendo alla decadenza della comunità
=== XIX secolo ===
[[File:Emblem of the Ecumenical Patriarch of Constantinople Bartholomew I.svg|miniatura|verticale=0.7|Emblema del Patriarca ecumenico di Costantinopoli]]
Dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]], per quanto conservasse ancora una parte importante del suo patrimonio mobile e immobile, la confraternita aveva solo 30 membri. In questo momento critico gli sforzi diplomatici della Grecia e dell'Italia e la determinazione degli ultimi membri della Confraternita riuscirono a salvare e ricreare non solo il patrimonio, ma anche la sua eredità culturale.<ref name="ellenico" />
Nel novembre 1991, con decisione del [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli]], fu istituita la [[Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta|Sacra Arcidiocesi Greco Ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale]] e venne insediato il suo primo metropolita.<ref name="ellenico" />
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