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[Non sorprende, dunque, che il dibattito che ha accompagnato le filiere corte abbia visto una contrapposizione tra ‘locavori’ – consumatori che scelgono di orientare i propri consumi su prodotti di origine locale - e ‘globavori’ – che al contrario sono indifferenti all’origine del prodotto che scelgono (Desroches, Shimizu, 2012). Le filiere corte sono infatti viste da molti come perno di sistemi alimentari più etici, con una identificazione tra filiere corte e ‘good food’ e tra filiere globali e ‘bad food’ (Johnston et al., 2011; Stuckler, Nestle, 2012).] (FONTE 8) <ref>{{Cita|FONTE 8}}.</ref>
[La “filiera lunga” si realizza attraverso “circuiti lunghi”, che presuppongono un frazionamento ed una delocalizzazione delle singole attività produttive, vari intermediari commerciali, lunghi tragitti di percorrenza. Questo tipo di filiera, dapprima considerato massimamente efficiente è stato ultimamente variamento criticato da un punto di vista economico complessivo che include aspetti ambientali e sociali. Tuttavia la filiera lunga come anche quella corta risultano di volta in volta più o meno efficienti a seconda dei diversi contesti locali e situazioni di mercato in cui operano.] (FONTE 5) <ref>{{Cita|FONTE 5}}.</ref>
 
[L’impatto delle filiere corte rispetto alle filiere convenzionali dipende dalla specifica configurazione che le filiere assumono (Born, Purcell, 2006). E’ per questo motivo che la definizione normativa delle filiere corte rappresenta un aspetto centrale rispetto alla stima degli impatti. Il progetto Glamur4, sottolinea delle distinzioni tra le filiere locali e quelle globali:
* Per quello che riguarda la valutazione dell’impatto economico, la produzione scientifica finora pubblicata pone l’attenzione sui seguenti vantaggi della filiera corta rispetto alla lunga: benessere aggiuntivo generato dal valore trattenuto nel territorio (Lev et al., 2003); incremento di benessere personale che può derivare dai prezzi più contenuti, dall’aumento della libertà di scelta tra modalità di distribuzione e dalla enfasi sui prodotti freschi, locali e di stagione (Sini, 2009; Aguglia, 2009; Belletti et al., 2010).
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* Per quello che riguarda l’impatto nei confronti della salute pubblica, nei mass media è sempre più frequente l’accostamento delle filiere globali a modelli di nutrizione errati e quello delle filiere corte ad una dieta più salutare. Nuove ipotesi di ricerca su questi aspetti riguardano l’importanza degli effetti indiretti che le filiere corte possono produrre, ad esempio sui comportamenti dei consumatori. In quanto mezzi di comunicazione di valori non commerciali, le filiere corte possono trasmettere in modo più coerente norme per una corretta nutrizione.
* Per quanto riguarda l’impatto etico, infine, è stato suggerito che la filiera corta, consentendo una diretta relazione tra consumatore e produttore, favorisce una scelta più consapevole da parte dei consumatori e al tempo stesso un più pronto adeguamento dei produttori ai valori dei consumatori.]FONTE 8 <ref>{{Cita|FONTE 8}}.</ref>
 
=== Filiera corta e lunga: non sempre alternative ===
[Non sempre filiera corta e lunga hanno un rapporto antagonistico nel medesimo contesto, ma vi sono ambiti, nei quali questi due circuiti di produzione e sbocco possono coesistere. Infatti accade che in ambito distrettuale si appiattisca il dualismo (Castellani, 2007) tra filiera corta e lunga, e le diverse tipologie di impresa che ne trovano la convenienza di volta in volta si avvantaggino delle opportunità offerte da ciascuna di esse o da entrambe.