Utente:Gioval/Sandbox: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 205:
H) Attivazione di supporti istituzionali di tipo organizzativo finalizzati alla razionalizzazione dei percorsi di certificazione igienico-sanitaria e di qualità dei prodotti, alla programmazione ed aggregazione dell’offerta ed alla riduzione dei costi connessi alla logistica.](FONTE 5) <ref>{{Cita|FONTE 8}}.</ref>
==Evoluzione della filiera corta==
[
* Inizialmente, le filiere corte sono state interpretate come ‘resistenza’ da parte di soggetti deboli, prima di tutto gli agricoltori, minacciati dalla marginalizzazione (Van der Ploeg et al., 2000). In quella fase, la filiera corta rappresentava per i piccoli agricoltori uno strumento per la riappropriazione di quote di valore aggiunto che nel corso della modernizzazione erano state erose dai soggetti forti della filiera.
* Progressivamente, le filiere corte sono apparse come una delle molteplici forme dei cosiddetti ‘Networks alimentari alternativi’ (Alternative Food Networks) (Renting et al., 2000), canali commerciali appropriati alla commercializzazione di prodotti differenziati ad alto valore aggiunto, in grado di remunerare meglio l’azienda familiare e al tempo stesso comunicare ai consumatori valori – la cultura rurale, il rapporto con la natura - che i sistemi convenzionali non erano in grado o non volevano comunicare.
Dallo studio delle filiere corte come ‘resistenza contadina’, in altre parole, si è passati a studiare le filiere corte come esempio di nuovi paradigmi di sviluppo agricolo (Van der Ploeg et al., 2000).
Se i “network alimentari alternativi” si sono andati evolvendo mantenendo una forte componente ideologica e il radicalismo delle origini, puntando su forme organizzative innovative come i gruppi di acquisto solidale o le community supported agriculture (Fonte et al. 2011; Brunori et al., 2012), l’affermarsi, in Italia e a livello internazionale di Slow Food (Leitch, 2003), ha traghettato molte delle tematiche care ai suddetti Network nel discorso istituzionale. La recente saldatura tra Slow Food e Coldiretti attraverso la presidenza di Campagna Amica (movimento che oggi conta una rete fittissima di farmers’ markets e punti di vendita diretta in tutta Italia) affidata a Carlo Petrini rappresenta il culmine di questo processo, e suggerisce l’emergere di un ‘blocco sociale’ con una fortissima influenza sul quadro politico.
D’altronde, di fronte alla crescente sensibilità dei consumatori nei confronti del cibo, il sistema convenzionale è andato modificando i propri modelli di business, accogliendo la sfida della qualità e diversità, in molti casi incorporando messaggi e modelli organizzativi introdotti dalla filiera corta (Fonte, 2006; Carbone, 2016).
In questa fase, la filiera corta viene interpretata come ‘nicchia di innovazione’, capace di introdurre in un sistema altrimenti bloccato dal paradigma della modernizzazione elementi di innovazione dal basso, e dunque potenziale oggetto di politiche di sostegno finalizzate all’innovazione di sistema (Seyfang e Smith, 2007; Brunori et al., 2008). Non è un caso che il sostegno alla filiera corta sia, nel più recente quadro strategico per lo sviluppo rurale, esplicitamente menzionata tra le possibili priorità dei piani di sviluppo rurale (Tarangioli, 2012; Brunori e Bartolini, 2013). Grazie agli strumenti dello sviluppo rurale, la filiera corta è diventata parte di strategie regionali di costruzione di sistemi alimentari locali le cui finalità rispecchiano le condizioni specifiche del contesto di riferimento, come il rafforzamento delle identità locali in sinergia con i sistemi turistici (Guarino, Doneddu 2011; Tanasa, 2014), o il consolidamento dei legami tra città e campagna attraverso la rilocalizzazione dei consumi (Grando, 2009; Press et al., 2017). ] (FONTE 6)
==VANTAGGI E SVANTAGGI==
==FILIERA CORTA IN CONTESTI URBANI==
|