ODESSA (organizzazione): differenze tra le versioni

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Grazie all'esperienza maturata nel corso della guerra da ufficiali dell'[[Reichssicherheitshauptamt|RSHA]], in un lasso di tempo relativamente breve l'ODESSA riuscì, inoltre, a mettere in piedi un complesso sistema di corrieri, che riuscì a far fuggire clandestinamente dalla [[Germania]] gli uomini delle [[Schutzstaffel|SS]]. Alcuni riuscirono persino a procurarsi un lavoro come autisti dei camion dell'[[United States Army|esercito americano]] sull'autostrada [[Monaco di Baviera|Monaco]]-[[Salisburgo]], nascondendo i fuggitivi sul retro dei veicoli per farli passare oltre il confine austriaco. Ogni 50 km era stanziata una ''Anlaufstelle'' ("Centro di ricezione") di ODESSA, gestito da non più di cinque persone, che erano a conoscenza soltanto delle due ''Anlaufstellen'' che precedevano e seguivano la propria lungo il percorso. Molti uomini delle SS terminavano il loro viaggio a [[Bregenz]] o a [[Lindau (Bodensee)|Lindau]], due località sul [[lago di Costanza]], da dove passavano in [[Svizzera]] e infine salivano su voli aerei civili diretti in [[Medio Oriente]] o in [[America meridionale|Sudamerica]].
 
ODESSA percorreva anche la cosiddetta ''Via dei Monasteri'' (detta anche ''[[ratline]]'' o ''Rattenlinien'', ovvero la ''via dei ratti''), che si snodava tra l'[[Austria]] e l'[[Italia]], così chiamata per il fatto che i fuggiaschi riparavano nei luoghi di culto, memori di una tradizione medievale per cui tali luoghi erano inviolabili e quindi sicuri per definizione. In Italia parte del clero cattolico anticomunista faceva passare i nazisti ricercati attraverso una lunga serie di "case rifugio" di religiosi. Inoltre, l'organizzazione manteneva importanti contatti con il personale delle ambasciate di [[Spagna]], [[Egitto]], [[Siria]] e di numerosi Paesi sudamericani.
 
Secondo [[Simon Wiesenthal]]<ref>Simon Wiesenthal, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1999</ref> la formazione di “comitati di soccorso” per l'assistenza ai criminali detenuti ebbe una parte rilevante nella genesi dell'organizzazione ODESSA. Sotto la copertura degli aiuti umanitari questi comitati raccoglievano fondi, stabilivano contatti tra vecchi camerati e contrabbandavano lettere. La via di fuga principale attraversava la [[Svizzera]] e quindipoi l'[[Italia]]. Ad aiutare i gerarchi in fuga, secondo Wiesenthal, sarebbero stati alcuni prelati della Chiesa cattolica, in particolare i francescani, che nascondevano i fuggiaschi da un monastero all'altro. Wiesenthal ritiene che tale aiuto sia stato dato fraintendendo il concetto di carità cristiana<ref>[https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/odessa.html Odessa]</ref>.
 
Ricercati come [[Heinrich Müller]], capo della [[Gestapo]], e molti altri [[Crimine di guerra|criminali di guerra]] probabilmente utilizzarono ODESSA per scomparire; altri nazisti come [[Adolf Eichmann]], [[Josef Mengele]], [[Erich Priebke]], [[Klaus Barbie]], [[Aribert Heim]], trovarono rifugio in [[America Latina]], essenzialmente in Paesi senza estradizione, e poterono essere smascherati e assicurati alla giustizia solo dopo molti anni<ref>''L’Argentina apre gli archivi sulla grande fuga dei nazisti'', «Corriere della Sera », 29 luglio 2003, p. 7; la fonte è «Página/12» di Buenos Aires con l’intervista di Uki Goñi, l’autore del libro ''La auténtica Odessa'' (2002), che indusse [[Simon Wiesenthal]] a chiedere l’apertura degli archivi argentini,
subito accordata da Kirchner; la sua traduzione italiana è Uki Goñi, ''Operazione Odessa. la fuga dei gerarchi nazisti verso l’Argentina di Perón'', Garzanti, Milano 2003.</ref>. Per citare qualche esempio, Eichmann, largamente responsabile della logistica della "soluzione finale", fu scoperto e rapito dal [[Mossad]] in [[Argentina]] per essere tradotto in [[Israele]], giudicato e conseguentemente giustiziato per i suoi crimini. [[Erich Priebke]] invece fu ritrovato da un giornalista americano che lo intervistò; a seguito di questa intervista fu catturato, processato e condannato.