La classe operaia va in paradiso: differenze tra le versioni

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Nonostante ciò, non riesce ad essere contento della sua situazione, in quanto i ritmi di lavoro sono talmente sfiancanti che, tornato a casa, riesce a malapena a mangiare e ad annichilirsi davanti alla televisione, non ha nessuna vita sociale, nessun dialogo con i propri cari, non riesce neppure più ad avere rapporti con la compagna.
 
La sua vita continua in questa totale alienazione, che lo porta a ignorare gli slogan di protesta urlati e scritti dagli studenti fuori dai cancelli, finché un giorno ha un incidente sul lavoro e perde un dito (dopo aver cercato di estrarre manualmente un pezzo rimasto incastrato nel macchinario). Così, improvvisamente, Lulù inizia a sentirsiprendere alienatocoscienza edella propria alienazione ed a considerare misera la sua vita, quindi si schiera contro quello che ritiene sia il ricatto del lavoro a cottimo e aderisce alle istanze radicali degli studenti e di alcuni operai della fabbrica, in contrapposizione alle posizioni più moderate dei sindacati. In breve tempo il fermento nella fabbrica aumenta e, dopo uno sciopero generale, si arriva all'inevitabile scontro con la polizia.
 
Il risultato di questo cambiamento è drammatico: Lulù viene abbandonato dalla compagna, licenziato in tronco dalla fabbrica e contemporaneamente abbandonato sia dagli studenti, che sostengono che il suo è un caso individuale e non di 'classe', sia dagli operai, che inizialmente non prendono nessun provvedimento per il suo licenziamento. Durante queste vicende il protagonista cerca inutilmente conforto facendo visita all'anziano Militina, un ex compagno di fabbrica costretto a finire i suoi giorni in manicomio; l'unico risultato che Lulù ottiene da queste visite è comprendere che anche per lui l'alienazione si sta trasformando in pazzia.
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Il film fu inoltre accolto gelidamente dalla sinistra italiana, sia dalla classe dirigente che dalla critica cinematografica, perché da una parte descrive i sindacalisti come buoni a provocare la ribellione altrui ma in fondo pavidi e corruttibili e dall'altra rappresenta gli studenti di estrema sinistra come semplici parolai astratti. Agli occhi di certa critica dell'epoca "Valido (...) come espressione della tendenza all'imborghesimento effettivamente presente (o, meglio, coltivata) nella classe operaia, Lulù Massa non lo è affatto come rappresentante, tout court, della classe stessa, di cui fornisce una immagine tanto parziale da risultare falsa e mistificante".<ref>{{cita web|url=http://www.lombardia.cisl.it/pagina.asp?ID=5074#.VIRdOTGG98E|titolo=La classe operaia va in paradiso|editore=lombardia.cisl.it|accesso=24 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141209111448/http://www.lombardia.cisl.it/pagina.asp?ID=5074#.VIRdOTGG98E|dataarchivio=9 dicembre 2014|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://mediacritica.it/2011/10/31/la-classe-operaia-va-in-paradiso/|titolo=La classe operaia va in paradiso|editore=mediacritica.it|data=31 ottobre 2011|accesso=24 dicembre 2014}}</ref>
 
Viceversa, venne accolto in maniera positiva da undal critico conservatore come [[Massimo Bertarelli]], che in una recensione retrospettiva lo definì "una grottesca, beffarda, amara commedia sociopolitica, una fiera denuncia anticapitalista, un film, Palma d'oro a Cannes, severamente vietato ancora oggi a tutti i padroni cattivi, qualsiasi ideologia professino".<ref>{{cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/09/massimo-bertarelli-addio-al-critico-cinematografico-senza-mezze-misure-ecco-una-delle-sue-recensioni-senza-tempo-per-il-fatto-it-video/5604440/|titolo=Massimo Bertarelli, addio al critico cinematografico "senza mezze misure"|data=9 dicembre 2019|accesso=26 gennaio 2020}}</ref>
 
== Riconoscimenti ==