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All’interno della storia della musica degli Stati Uniti, la canzone di protesta ha sempre avuto una grande importanza, e il catalogo di canzoni del genere è molto vasto. I temi affrontati maggiormente sono: la [[povertà]], la [[guerra]] e la discriminazione razziale e sociale. Alcuni dei brani fra i più conosciuti risalgono addirittura al 1776, anno della firma della [[Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America|dichiarazione d'indipendenza]]. Le prime canzoni di protesta diffuse nel paese affrontavano la tematica della schiavitù, e circolavano fra gli stessi schiavi. Ne è un esempio il brano [[Go Down Moses]] ''(Let My People Go)'', di forte ispirazione biblica e religiosa. In seguito, durante il diciannovesimo secolo, la nascita dei primi [[Sindacato|sindacati]] nel paese favorì la scrittura di testi sull'emancipazione. Fu allora che si iniziarono a scrivere versi da abbinare a motivi tradizionali e patriottici. Numerose canzoni di protesta, però, si diffusero largamente soprattutto durante la [[Guerra di secessione americana|Guerra di secessione]]. Ricordiamo, ad esempio, ''"Battle Hymn of the Republic"'' , il cui testo fu scritto dall'abolizionista [[Julia Ward Howe]]. Il brano divenne presto un inno per le forze dell'[[Union Army|Unione]]. <ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.pbs.org/independentlens/strangefruit/protest.html|titolo=Independent Lens . STRANGE FRUIT . Protest Music Overview {{!}} PBS|sito=www.pbs.org|accesso=2020-11-16}}</ref> La musica ha continuato ad essere un potente mezzo di protesta anche nel secolo scorso, e si è rivelata cruciale in alcuni momenti della storia americana contemporanea. Nei primissimi anni del ventesimo secolo, venne fondata la [[Industrial Workers of the World|IWW]], associazione operaia attiva nelle principali città industriali americane. Gli operai iscritti alla IWW cominciarono presto a diffondere libretti contenenti testi di brani da intonare durante gli scioperi, che erano numerosi. Infatti, la classe operaia, formata soprattutto da immigrati, era sfruttata e godeva di un numero minimo di diritti. Tra i maggiori autori di tali brani vi fu [[Joe Hill]], un immigrato svedese considerato un eroe dal movimento operaio statunitense. Il brano più celebre di Hill è probabilmente la parodia della canzone religiosa ''"In the Sweet Bye and Bye" ,'' ovvero ''"The Preacher and the Slave".'' Il testo scritto da Hill critica con ironia l'idea di abbandonare una causa terrena per sperare, invece, nella salvezza eterna. <ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Joe-Hill|titolo=Joe Hill {{!}} American songwriter and labour organizer|sito=Encyclopedia Britannica|lingua=en|accesso=2020-12-05}}</ref>
 
La [[Crisi del 29|crisi del 1929]] inasprì ancora di più la condizione dei lavoratori e ispirò cantautori come [[Woody Guthrie]], destinato a divenire una delle figure più importanti del folk americano. Guthrie cominciò a girare il paese, esibendosi in numerose assemblee di lavoratori. Nel 1940, raccolse e pubblicò l'album di protesta ''[[Dust Bowl Ballads]]''. <ref name=":1" /> L'anno seguente, alcuni studenti ed ex studenti universitari formarono a New York il primo gruppo [[folk]] di protesta statunitense, gli [[Almanac Singers]]. Tra i fondatori del complesso vi furono [[Pete Seeger]] e Lee Hays. Il gruppo effettuò numerosi concerti nei vari stati americani, eseguendo brani in supporto dei lavoratori e contro la guerra in Europa. Alcuni dei loro testi sostenevano il non-interventismo degli Stati Uniti nella [[Seconda guerra mondiale]]. Sempre nel 1941, pubblicarono l'album ''Songs For John Doe'', che conteneva sei canzoni contro la guerra, dal testo e dalla musica originale, ma che sentiva la forte influenza delle ballate tradizionali americane. Dopo soli due anni, gli Almanac Singers si sciolsero, ma l'esperienza contribuì a consolidare la fama di Guthrie e di altri cantautori come Seeger [[Josh White]], [[Cisco Houston]]. <ref>{{Cita pubblicazione|nome=R. Serge|cognome=Denisoff|data=1970|titolo="Take It Easy, but Take It": The Almanac Singers|rivista=The Journal of American Folklore|volume=83|numero=327|pp=21–32|accesso=2020-12-05|doi=10.2307/538779|url=https://www.jstor.org/stable/538779}}</ref>
 
Negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, la musica assunse un ruolo cruciale nelle proteste contro il [[Segregazione razziale negli Stati Uniti d'America|segregazionismo]] e a favore del [[Movimento per i diritti civili degli afroamericani|movimento per i diritti civili degli afroamericani.]] Pete Seeger riprese il brano ''“I’ll Overcome Some Day”,'' modificando alcune parti del testo, e il titolo in ''"We Shall Overcome"''. Il brano originale era stato scritto nel 1901 dal pastore afroamericano Charles Albert Tindley. La versione di Seeger divenne, ed è ancora oggi, sfruttata da più movimenti di protesta, anche a causa della sua melodia facile da replicare e delle ripetizioni presenti nella struttura del brano. Il brano assunse presto una grande rilevanza, tanto che [[Martin Luther King Jr.|Martin Luther King]] ne citò alcune parole in un discorso del febbraio 1965. Nello stesso anno, anche il presidente americano [[Lyndon B. Johnson]] citò i primi versi del brano quando firmò il [[Voting Rights Act]].
 
 
<ref>{{Cita web|url=https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2016/04/we-shall-overcome-lawsuit/478068/|titolo=Who Owns 'We Shall Overcome'?|autore=David A. Graham|sito=The Atlantic|data=2016-04-14|lingua=en-US|accesso=2020-12-06}}</ref>
 
== Note ==