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Gli anni Sessanta furono un periodo fondamentale per la musica di protesta. Il già citato folk subì le influenze di altri generi come il [[gospel]] e il [[Rock|rock.]] A partire dal 1963, i brani di Bob Dylan, Joan Baez e [[Phil Ochs]] ispirarono un'intera generazione. <ref name=":1" /> Con l'evolversi dei movimenti di contestazione, le canzoni di protesta divennero sempre più popolari. Tali brani sostenevano ancora la lotta per i diritti civili, esprimendosi contro le discriminazioni. Successivamente, con l'inizio della Guerra in Vietnam, numerosi cantautori iniziarono a veicolare idee dichiaratamente pacifiste. Tra i brani di Bob Dylan, la figura più rilevante del genere, ricordiamo, oltre alla già citata "''Blowin' in the Wind",'' anche ''[[The Times They Are a-Changin' (singolo)|"The Times They Are a-Changin' "]],'' la ballata [[The Lonesome Death of Hattie Carroll|''"The Lonesome Death of Hattie Carroll"'']] o ''"A Hard Rain's A-Gonna Fall",'' un avvertimento contro i pericoli del nucleare. Il successo del folk, tuttavia, fu molto breve. Nel giro di pochi anni le canzoni di protesta persero l'interesse del grande pubblico, i testi divennero sempre meno importanti e non più rivolti a una specifica questione, ma al malcontento generale. Nel 1965, inoltre, Dylan abbandonò la chitarra acustica in favore di un suono più moderno. Nacque così un nuovo genere, il [[folk rock]]. Scelse di non cantare più canzoni di protesta, scegliendo di affrontare nella sua musica temi che non riguardassero questioni nazionali. Nella seconda metà del decennio, le canzoni di protesta non erano più passate nelle maggiori radio americane. La guerra ancora in corso, però, invogliò altri autori a comporre brani in cui esternare sentimenti pacifisti. Tra gli altri, si ricordano ''"Waist Deep in the Big Muddy"'' di Pete Seeger, ma anche ''"We Didn't Know"'' di Tom Paxton, brano del 1965 in cui la popolazione americana viene accusata di fingere di non essere consapevole delle atrocità commesse in Vietnam durante la guerra. <ref>{{Cita pubblicazione|nome=Jerome L.|cognome=Rodnitzky|data=2008-07-24|titolo=The sixties between the microgrooves: Using folk and protest music to understand American history, 1963–1973|rivista=Popular Music & Society|lingua=en|accesso=2020-12-06|doi=10.1080/03007769908591755|url=https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/03007769908591755?needAccess=true&}}</ref>
Da allora, il rock rimase per diversi anni il genere principale attraverso cui dare voce a determinati problemi sociali. Verso la fine degli anni Settanta, la protesta in musica ritrovò nuovi stimoli nella rabbia del [[punk rock]], genere dalla forte connotazione politica, e, in seguito, dell'[[Hardcore punk|hardcore]]. Nel 1985, il gruppo hardcore [[Dead Kennedys]] pubblicò il brano ''"Stars and Stripes of Corruption"'', fortemente critico contro il sistema americano. Nello stesso anno, i [[Ramones]] attaccarono [[Ronald Reagan|Reagan]] in [[My Brain Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes to Bitburg)|''"My Brain Is Hanging Upside Down (Bonzo Goes to Bitburg)"'']], in seguito alla visita del presidente ad un cimitero di guerra tedesco. Nel 1991, i [[Fugazi]] pubblicarono ''"KYEO"'', scritta alla vigilia della [[Guerra del Golfo]]. Tra le altre canzoni di protesta del genere vi è anche la celebre [[Killing in the Name|''"Killing in the Name"'']], singolo della band di Los Angeles [[Rage Against the Machine]], scritto
Negli stessi anni, anche l'[[Hip hop (genere musicale)|hip hop]] iniziò a diventare un genere sempre più popolare. Già negli anni Ottanta, il brano [[political rap]] di [[Grandmaster Flash]] ''"The Message"'' aveva messo in luce le condizioni di vita precarie degli afroamericani poveri. Pochi anni dopo, il gruppo di Compton [[N.W.A]] pubblicò [[Fuck tha Police|''"Fuck tha Police"'']], un altro brano molto popolare sulla brutalità delle forze dell'ordine contro le minoranze. Nei primi anni Novanta, all'inizio della Guerra del Golfo, i rapper [[Paris (rapper)|Paris]] e [[Ice Cube]] pubblicarono rispettivamente i brano ''"Bush Killa"'' e ''"I Wanna Kill Sam"'', entrambi critiche pungenti contro il presidente [[George H. W. Bush|Bush]]. Nel 1993, [[Tupac Shakur|Tupac]] scrisse ''"Keep Ya Head Up"'' , una canzone di protesta contro il sessismo che alcuni brani hip hop avevano dimostrato. Il testo affronta anche altre tematiche come la povertà, il razzismo e la guerra.
== Note ==
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