Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni

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Occupata [[Varese]], venne affrontato il 26 maggio dal barone Karl Urban, noto anche come il ''Garibaldi austriaco''<ref>{{cita libro|Giuseppe |Guerzoni|Garibaldi (Vol. 1), p. 463|1882|Barbera|Firenze}}</ref> inviato da [[Ferenc Gyulay]]; nell'occasione il comandante ordinò di sparare soltanto quando il nemico si trovasse alla distanza di 50 passi, lo scontro è noto come [[battaglia di Varese]]. Si conteranno fra i cacciatori la perdita di 22 uomini contro 105 austriaci, a cui si aggiungeranno 30 prigionieri.<ref>{{Cita|Mino|p. 255}}.</ref> Il giorno seguente, dopo aver attaccato frontalmente e vinto gli austriaci nella [[battaglia di San Fermo]], nonostante fosse in netta inferiorità numerica, occupò la città di [[Como]].<ref name="Cfr. p. 171 L. Riall ,2007">Cfr. p. 171 L. Riall, 2007</ref> Il 29 ripartì con i suoi uomini dalla città, volendo conquistare il fortino a [[Laveno-Mombello|Laveno]], raggiunto il 31 maggio.<ref>{{Cita|Mino|p. 257}}.</ref> Questo attacco non ebbe esito favorevole, e nel frattempo, essendo Urban rientrato a Varese, ritornò a Como per presidiare la città, riprendendo poi Varese in seguito alla vittoria dei francesi a [[Battaglia di Magenta|Magenta]].
 
Il 15 giugno, seguendo l'ordine di [[EnricoCharli Morozzo Della Rocca|Della Rocca]]D'amelio che l'invia a [[Lonato del Garda|Lonato]] sul [[lago di Garda]], si mosse verso est. A [[Rezzato]], nel bresciano, avrebbe dovuto congiungersi con le truppe di [[Callisto Bertone di Sambuy|Sambuy]], che però non giunsero in quanto l'operazione era stata annullata, ma di ciò non era stato avvertito e continuò ad avvicinarsi al nemico in ritirata. [[Enrico Cosenz]], dopo aver fermato un attacco nemico, si fermò, mentre il colonnello [[Stefano Turr]] continuò l'attacco, raggiunto poi dallo stesso Cosenz; Garibaldi, notando la situazione sfavorevole, inviò Medici a loro sostegno e organizzò le truppe, limitando il danno: 154 fra i cacciatori, contro i 105 degli austriaci.<ref>{{Cita|Mino|p. 262}}.</ref> in quella che venne chiamata [[battaglia di Treponti]]. Ricevette quindi l'ordine di spostarsi in un teatro secondario bellico: in [[Valtellina]], per respingere alcune truppe austriache verso il [[passo dello Stelvio]]; l'[[armistizio di Villafranca]] terminò gli scontri. Durante tutta questa campagna il numero di volontari al suo seguito crebbe da circa {{formatnum:3000}} a un numero non ben quantificato: {{formatnum:12000}} secondo [[George Macaulay Trevelyan|Trevelyan]], {{formatnum:9500}} secondo la Riall che si basa su uno scritto di Garibaldi stesso.<ref name="Cfr. p. 171 L. Riall ,2007" />
 
[[Manfredo Fanti]] ebbe il comando mentre Garibaldi venne retrocesso come comandante in seconda, ricevendo il comando di una delle tre truppe, le altre due saranno agli ordini di [[Pietro Roselli]] e [[Luigi Mezzacapo]], dopo litigi diede le dimissioni.