Fontanot: differenze tra le versioni

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{{citazione|[[La Brigata Proletaria]] [...] Era infatti composta da operai e studenti comunisti di Trieste e Monfalcone e la comandava Vinicio Fontanot, esponente di un'eroica famiglia operaia.<ref>[http://books.google.it/books?q=vinicio+fontanot&btnG=Cerca+nei+libri L'esodo: la tragedia degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia - Pagina 83 di Arrigo Petacco]</ref>}}
 
{{citazione| Nella casa dei Fontanot di [[Ronchi dei Legionari]], quando Vinicio tornò con la sua famiglia dalla [[Bulgaria]] nel [[1935]], vivevano ben 18 persone tra consanguinei e parenti acquisiti grazie ai matrimoni, tutte attive e note nell'ambiente antifascista triestino e monfalconese.<ref>[http://www.arabafelice.it/dominae/scheda.php?id=1092411247 Ondina Peteani] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071019015034/http://arabafelice.it/dominae/scheda.php?id=1092411247 |datedata=19 ottobre 2007 }} la vicenda di [[Ondina Peteani]]</ref>}} [[Ondina Peteani]], amica di Nerina Fontanot, del ramo francese dei Fontanot, con due fratelli morti combattendo con i [[maquis]], ebbe una vita intimamente legata a quella della famiglia Fontanot. Ondina fu una celebre [[staffetta]] [[partigiana]] della [[Brigata Proletaria]], fra i cui comandanti c'era anche [[Famiglia Fontanot#Vinicio Fontanot|Vinicio Fontanot]].
 
In seguito fu dato il nome di [[Brigata Garibaldi Fontanot]] ad una brigata partigiana italiana, formata essenzialmente da [[comunisti]] che successivamente confluì nel [[Storia della Slovenia#Storia contemporanea|VII Korpus sloveno]] che operava militarmente nella provincia di [[Lubiana]].
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=== La testimonianza nel libro di memorie di Mario Tonzar, operaio monfalconese ===
 
La situazione in quel periodo è ben illustrata dalla testimonianza di Mario Tonzar<ref>Mario Tonzar, nasce a [[Turriaco]] nel 1920, muore nel 2007, di origini contadine entra nel cantiere di [[Monfalcone]] nel 1935 dove inizia la sua formazione politica, ed è arrestato dai [[fascisti]] il 27 aprile 1943, per gli scontri di piazza avvenuti in diverse località del monfalconese. Presto rilasciato inizia la lotta clandestina [[antifascista]] fino a quando per sfuggire alla cattura deve abbandonare il lavoro nel '44 e inizia la collaborazione con L'«[[Gruppi di Azione Patriottica#Notizie localistiche sui GAP|Intendenza Montes]] senza prendere parte alle azioni di battaglia dei [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] ma facendo supporto. Subito dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] entra a far parte nelle ''milizie popolari'' diventando responsabile settore giovanile del [[Partito Comunista Italiano|Pci]] nella [[Regione Giulia]].Un paio di anni dopo decide di trasferirsi in [[Jugoslavia]]. Prima si reca in [[Bosnia]] e poi a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] ma resta fedele al dettame [[stalinista]] del [[Cominform]] per cui viene arrestato e mandato ai lavori forzati nel campo di [[Uljanik]] e [[Bilece]]. Nel 1952 viene rilasciato e l'anno seguente torna in giugno a [[Turriaco]] {{collegamento interrotto|1=[http://www.anpi.it/patria_2008/002/F_INSERTO_XI-XIII.pdf da ANPI] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> nel libro di Alessandro Morena "''La valigia e l'idea. Memorie di Mario Tonzar''"<ref>{{Cita web |url=http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Settembre-2006/pagina.php?cosa=0609lm30.01.html |titolo=Tragico destino degli operai "cominformisti" di Anna Di Gianantonio |accesso=28 gennaio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110610221820/http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Settembre-2006/pagina.php?cosa=0609lm30.01.html |dataarchivio=10 giugno 2011 |urlmorto=sì }}</ref> Secondo l'autore si era creato un forte legame fra partigiani jugoslavi ed italiani che risiedevano in quelle zone, ciò che li accomunava era un passato di lotta contro i [[nazifascisti]], lo stesso evento fu visto come tradimento dagli jugoslavi, facendo riferimento ai partigiani e operai andati in Jugoslavia, ma rimasti fedeli allo stalinismo. La sua lunga intervista permette di capire quali fossero i sentimenti di una parte della gente di confine in quelle zone ed in quel periodo, vi furono manifestazioni affinché tali territori fossero annessi alla Jugoslavia, con episodi che arrivarono all'aggressione dei corridori durante il giro d'Italia del '46 presso il ponte di [[Pieris (San Canzian d'Isonzo)|Pieris]]<ref>Giro preso a sassate a Pieris (http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/files/territorio_bollettino_it_645_pdf_.pdf {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304134943/http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/files/territorio_bollettino_it_645_pdf_.pdf |datedata=4 marzo 2016 }})</ref>. All'epoca Trieste era ancora contesa tra le due nazioni e gli italiani che erano stati partigiani con i compagni jugoslavi, erano favorevoli ad una annessione alla Jugoslavia. In seguito però vi fu la rottura fra Stalin e Tito, con le conseguenze per gli emigrati in Jugoslavia di cui si è trattato sopra; il fatto più sconcertante è che, non molti anni dopo, Stalin ebbe le critiche dei comunisti italiani e questo normalizzò in parte i rapporti fra i due partiti ma, nel frattempo, gli operai fedeli al [[cominform]] ed espatriati in Jugoslavia, avevano già subito dure pene.
 
== Note ==