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==Biografia==
Dopo aver frequentato il Liceo nella città di [[Rovereto]] si trasferì a [[Milano]] ove si impiegò in una azienda commerciale. Alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza del 1859 dovette fuggire alla polizia austriaca riparando in Piemonte e si arruolò volontario a [[Torino]] nelle Guide del [[Simonetta]].
Nel 1860 partecipò alla [[spedizione dei Mille]], ancora tra le fila del corpo delle Guide, e attorno a lui si riunivano tutti i trentini dell’esercito. Fu dei primissimi con [[Francesco Nullo]] a penetrare nelle difese di Palermo: primo fu a mettere il piede in Calabria con [[Alberto Mario]].
Conquistò i galloni di ufficiale sul campo: sottotenente a [[Palermo]], luogotenente dopo la presa di [[Milazzo]], capitano dopo [[Reggio Calabria]], aiutante di campo del generale [[Stefano Türr]], del quale però non approvava la facile transigenza politica, ritornò a Milano inflessibile repubblicano rifiutando la croce di cavaliere di Savoia. Il 13 novembre del 1864 tentò l’insurrezione del Trentino, difatti mosse con 150 uomini per la Val Trompia ma fu arrestato dai carabinieri e rinchiuso nel carcere di Brescia.
Nella guerra del 1866, di nuovo arruolato volontario come capitano nelle Guide, partecipò da valoroso a tutti gli scontri di quella campagna: al combattimento del Caffaro, monte Suello e alla [[battaglia di
A guerra finita rifiutò un’altra volta la croce di Savoia. Nel 1867, a [[Mentana]], fu ferito ad ambo le cosce. I soldati francesi lo derubarono poi resero il denaro al ferito conducendolo a Roma ove fu rilasciato. A causa delle ferite portò le stampelle per tre anni e non poté accorrere nel 1870 in Francia al seguito di Garibaldi. Nel 1890 rifiutò il mandato di Ravenna che lo aveva eletto deputato scomparendo dalla scena politica italiana. Mantenne relazione con i patrioti trentini tra i quali [[Cesare Battisti]] e morì a Torino nel 1920.
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