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Dopo la disfatta di Caporetto, infatti, al posto di Cadorna arrivò Armando Diaz, un carattere molto diverso. Infatti, a detta di alcuni sopravvissuti, il nuovo generale era molto più umano, si rendeva conto della psicologia dei suoi soldati e di cosa stavano passando in quel momento, li nutriva meglio e li mandava più volte a casa. Non a caso le prestazioni che susseguirono furono più convincenti, il morale si innalzò e grazie alla personalità di Armando Diaz, gli italiani sconfissero gli austriaci e i tedeschi nella battaglia di Vittorio Veneto nel 1918. <ref name=":6"> Valerio Castronovo, ''Nel segno dei tempi, MilleDuemila'', ISBN:978-88-221-8544-0, La Nuova Italia, Firenze, Elda Bossi, Giuseppe Maranini, 2015, pp.109-110 </ref>
La guerra
Oggi però è stato ipotizzato, secondo lo studio pubblicato su Lancet Neurology, che questi traumi sono in realtà causati da lesioni fisiche al cervello derivate dal rumore incessante delle esplosioni (aumentò di conseguenza l'insonnia; vivere costantemente con i rumori delle mitragliatrici, bombardamenti aerei, bombe esplosive, ha completamente alterato la fase dormiente). Per effettuare la ricerca è stato esaminato il cervello di 8 ex soldati deceduti, dopo qualche anno dalle esplosioni, dimostrando così lesioni, non visibili alla risonanza magnetica e alla TAC, nelle zone del cervello che interessano la memoria, le abilità cognitive e il sonno. Servono ulteriori conferme, ma l'ipotesi più accreditata è che i danni subiti al cervello a causa delle forti esplosioni possono essere visibili solo dopo la morte. <ref name=":7"> https://www.focus.it/cultura/storia/i-traumi-di-guerra-nel-cervello-non-nella-mente, Chiara Palmerini, ''I traumi di guerra nel cervello, non nella mente'', 15 giugno 2016, 29 dicembre 2020 </ref>
▲La guerra in Vietnam è conosciuta, oltre per l'utilizzo delle droghe da parte dei soldati americani, soprattutto per essere stata la guerra con più casi di depressione. Aumentò fortemente anche l'apatia, ricordi e incubi che facevano rivivere le esperienze più traumatiche del passato, la memoria e la concentrazione che subirono danni notevoli. Il sonno calò drasticamente; vivere costantemente con i rumori delle mitragliatrici, bombardamenti aerei, bombe esplosive, ha completamente alterato la fase dormiente. Inoltre numerosi soldati vietnamiti, una volta finita la guerra, preferivano abbandonare la famiglia in quanto privi di sentimenti per concludere la propria vita in isolamento con i propri pensieri.
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3. Valerio Castronovo, ''Nel segno dei tempi, MilleDuemila'', ISBN:978-88-221-8544-0, La Nuova Italia, Firenze, Elda Bossi, Giuseppe Maranini, 2015
4. https://www.focus.it/cultura/storia/i-traumi-di-guerra-nel-cervello-non-nella-mente, Chiara Palmerini, ''I traumi di guerra nel cervello, non nella mente'', 15 giugno 2016, 29 dicembre 2020
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