Piazza Savoia: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 42:
Restaurata la monarchia e cancellata la denominazione francese, la piazza mutò nome in "Piazza Paesana", per la vicinanza col [[Palazzo Saluzzo di Paesana]], almeno fino al [[1860]] quando prese il nome attuale<ref>{{cita libro|Giuseppe|Torricella|Torino e le sue vie|città=Torino|anno=1868|p=247|isbn=no}}</ref>. In questo periodo la piazzetta fu adibita altresì ad area mercatale col nome di ''mercà dij busiard'' (mercato dei rigattieri).
===
[[File:Monumento alla legge Siccardi.jpg|thumb|Antica fotografia del monumento di Piazza Savoia]]
La piazzetta è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di [[Baveno]], alto 21 metri, eretto nel [[1853]] a ricordo delle [[leggi Siccardi]] del [[1850]]. L'idea di erigere un monumento celebrativo per le discusse leggi del ministro di giustizia e senatore conte [[Giuseppe Siccardi]] (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del [[1851]], su iniziativa della torinese ''[[Gazzetta del Popolo]]''. L'obelisco venne progettato dal pittore e scultore [[Luigi Quarenghi]] e i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, [[Giovanni Battista Bottero]]) proposero di sistemarlo in [[Piazza Carignano]]. Non senza aspre discussioni col clero torinese, nella persona dell'arcivescovo [[Luigi Fransoni]], il 23 novembre [[1853]] il monumento venne qui inaugurato, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco:
{{citazione|Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII|Epigrafe sul monumento}}
Il monumento contiene inoltre i nomi degli 800 comuni che sostennero entusiasti l'opera, scolpiti su tutti i lati.
Il giorno della posa della prima pietra, il 17 giugno [[1852]], furono murati nel basamento i numeri 141 e 142 della Gazzetta del Popolo, una copia della legge Siccardi, monete, semi di riso, grissini e una bottiglia di vino Barbera. Frutto dell'ideologia [[anticlericalismo|anticlericale]], esso fu volutamente collocato in una piazza prossima al [[Santuario della Consolata]], sede della principale devozione cittadina, e a [[Palazzo Barolo]], dove risiedeva la cattolica [[Giulia Falletti di Barolo]].
Durante la seconda guerra mondiale, i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di [[via Cernaia]], spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata.<ref>{{cita libro|Renzo|Rossotti|Le Strade di Torino|editore=Newton Compton Editori|anno=1995|città=Roma|p=580}}</ref> Un secondo restauro, nel [[1993]], ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata.
==Note==
|