Vittorio Alfieri: differenze tra le versioni

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Alfieri e la massoneria: aggiunta nota di riferimento
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Egli chiede scusa ai ''fratelli'' se la sua musa inesperta osa cantare i segreti della loggia. Poi il capitolo in terzine prosegue menzionando il ''Venerabile'', il primo ''Vigilante'', l'''Oratore'', il ''Segretario''.<ref>V. Alfieri, ''Vita'', Epoca quarta, capitolo I.</ref> Negli elenchi della [[massoneria]] piemontese il nome dell'Alfieri non è mai comparso. I suoi primi biografi supposero che egli fosse stato iniziato nei Paesi Bassi o in Inghilterra, nel corso di uno dei suoi viaggi giovanili. "È certa invece la sua appartenenza alla loggia della "Vittoria" di [[Napoli]], fondata nel [[1774]] (o [[1775]]) all'obbedienza della Gran Loggia Nazionale "Lo Zelo" di Napoli da Massoni aristocratici vicini alla regina [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]] (1752-1814)"<ref>Vittorio Gnocchini, ''L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi'', Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 9.</ref>.
 
È assodato che moltissimi suoi amici furono massoni e dall'elenco, posseduto dal centro alfieriano di Asti, che menziona i personaggi ai quali il Poeta inviò la prima edizione delle sue tragedie ([[1783]]), compaiono i fratelli von Kaunitz, di [[Torino]], [[Giovanni Pindemonte]] e Gerolamo Zulian a [[Venezia]], Annibale Beccaria (fratello di [[Cesare Beccaria|Cesare]]), Luigi Visconte Arese e Gioacchino Pallavicini di [[Milano]], Carlo Gastone Rezzonico a Parma, Saveur Grimaldi a [[Genova]], Ludovico Savioli a [[Bologna]], Kiliano CaraccioliCaracciolo, Maestro venerabile a [[Napoli]], Giuseppe Guasco a [[Roma]].<ref>R. Marchetti. Vittorio Alfieri, fratel massone in «Il Platano», anno VII, Asti, 1982.</ref>
 
L'Alfieri compare alcuni anni dopo, al numero 63 dell'elenco nel ''Tableau des Membres de la Respectable Loge de la Victoire à l'Orient de Naples'' in data 27 agosto [[1782]], con il nome di ''"Comte Alfieri, Gentilhomme de Turin"<ref>[[Carlo Francovich]], ''Storia della Massoneria in Italia, i Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese'', Milano, Ed. Ghibli, 2013, p. 351, n. 25, (63).</ref>. La sua affiliazione alla loggia di [[Napoli]] fu sicuramente favorita dai frequenti soggiorni in quella città e soprattutto dall'importanza che Napoli accrebbe nei confronti della massoneria, dal momento che i Savoia, di lì a poco chiusero ogni attività massonica in Piemonte ([[1783]]), costringendo il conte [[Asinari]] di [[Bernezzo]], capo della massoneria italiana di [[Rito scozzese antico ed accettato|rito scozzese]], a cedere la carica proprio al principe Diego Naselli di Napoli.<ref name="ibidem"/>
 
Durante il periodo dell'affiliazione, Alfieri si cela per la sua corrispondenza ai confratelli sotto lo pseudonimo di conte Rifiela.<ref name="ibidem"/> Con il sopraggiungere in [[Europa]] dei venti rivoluzionari che sfoceranno poi nella rivoluzione francese, l'Alfieri prese le distanze dalla massoneria, forse perché essa accentuò l'impegno giacobino, antimonarchico, anticlericale, o forse anche per quel suo aspetto caratteriale indipendente fino all'ossessione, divenendo così un "massone in sonno".<ref name="ibidem"/> Nella satira di ''Le imposture'' ([[1797]]) si scaglierà contro i suoi vecchi confratelli apostrofandoli come "fratocci" che imbambolavano gli adepti per farne creature proprie, ingenuo piedistallo per i furbi.<ref>Vittorio Alfieri, Satire, ''Le imposture''.</ref>