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Fu proprio l'utilizzo del fuoco greco che fece fallire il [[Assedio di Costantinopoli (717)|secondo assedio di Costantinopoli]], condotto dagli [[Arabi]] [[musulmani]] fra il 717 d e il 718.<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/armi-da-fuoco_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/|titolo=ARMI DA FUOCO in "Enciclopedia dell'Arte Medievale"|sito=www.treccani.it|lingua=|accesso=2018-09-09}}</ref>
 
Durante gli anni 821-822 d.C fu usato contro la flotta Slava da che assediava la capitale dell'impero.
 
Nel 941 fu registrato il suo utilizzo da parte della flotta comandata da [[Romano I Lecapeno]] che, con l'ausilio di sole 15 navi, riuscì a toglieliberare lCostantinopoli dall'assedio navale di Costantinopoli da parte della flotta dei [[Rus']], che comprendeva svariate centinaia di navi.
 
Nel 972, Sottosotto il regno dell'imperatore [[Giovanni I Zimisce]], venne usato il fuoco greco per conquistare la capitale bulgara [[Preslav]].
 
Nel 988-989 l'imperatore Bizantino [[Basilio II]] usò il fuoco greco contro le forze ribelli comandate dal generale [[Barda Foca il Giovane]].
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Nel 1108 fu usato nell'assedio di [[Durazzo]] dove i bizantini bruciarono le macchine d'assedio controllate da [[Boemondo I di Antiochia]].
 
Per ragioni ignote, non ci sono registri che confermano il suo utilizzo dalla quarta crociata in poi, molto probabilmente la ragione è da attribuire al declino in termini di numeri ed efficacia della flotta bizantina, e dellaalla rivalità di [[Genova]], e [[Venezia]] che insieme all'arrivo dei [[mongoli]], che nel 1220 rese inaccessibili le materie prime per la creazione del composto.
 
== Descrizione ==
[[File:Greek Fire Catapult (Harper's Engraving).png|thumb|Rappresentazione antica, ma [[anacronismo|anacronistica]], del lancio di fuoco greco mediante un [[Trabucco (arma)|trabucco]].]]
Gli elementi che componevano il "fuoco greco" eraerano notanoti soltanto all'[[imperatore]] e a pochi [[artigiani]] specializzati.
 
EraLa composizione veniva custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque divulgasse ai nemici il [[arma segreta|segreto]].
 
Il fuoco greco, la cui invenzione è attribuita a un greco del VII secolo originario della [[città]] di Eliopolis (oggi [[Baalbek]] in [[Libano]]), di nome [[Callinico di Eliopoli|Callinico]],<ref>{{Cita libro|autore=[[Michel Rouche]]|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=[[Salerno Editrice]]|città=[[Pioltello]] (MI)|p=100|volume=14|ISSN=2531-5609}}</ref> oggi si ritiene fosse unaun miscelainsieme di vari elementi chimici probabilmente a base di [[petrolio]], contenuta in un grande [[otre]] di pelle o di [[terracotta]] (''sìfones'') collegato ad un tubo di [[rame]], montato sui [[Dromone|dromoni]] bizantini.
 
La miscela veniva spruzzata con la semplice pressione del [[piede]] sulle imbarcazioni nemiche,; il macchinario doveva avere una certa complessità e particolare manifattura, dato che; ci sono registri che parlano di 36 navi bizantine contenenti il liquido ed il sistema per usarlo che furono catturate dai bulgari che non riuscirono ae utilizzarlemai utilizzate.
 
Altre varianti del fuoco greco vengonosi presentano in forma di granate dove il liquido è stipato dentro vasi di terracotta che venivano lanciati sul naviglio nemico tramite le [[Petriera|petriere]], similmente a mortai di [[artiglieria]].
 
La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi [[lanciafiamme]] era che il fuoco greco, a causa del suo composto chimico, non poteva essere spento con la sola acqua, che anzi, ne ravvivava la forza, e di conseguenza: le navi, realizzate in quel periodo in [[legno]], coi [[comento|comenti]]<ref>Il [[comento]] è quell'inevitabile interstizio che si crea fra le tavole di legno affiancate che costituiscono il [[fasciame]] di una nave. Veniva solitamente colmato con [[pece]], eventualmente mista a paglia laddove la maggior larghezza della fessura lo avesse richiesto.</ref> dello scafo impermeabilizzati tramite [[calafataggio]] e con velatura, [[sartia|sartie]] e [[drizza|drizze]] in fibre vegetali, anch'esse intrise di [[pece]], erano destinate a sicura distruzione.
 
Nel trattato medievale ''[[Liber Ignium ad Comburendos Hostes]],'' scritto in latino da unaccreditato certo [[Marcus Graecus]], si afferma che l'unico modo per spegnerlo sarebbe stato quello di usare l'[[urina]], [[sabbia|la sabbia]] o [[aceto|l'aceto]].<ref>{{cita libro|titolo=Le armi che hanno cambiato la storia di Roma antica|autore=Marco Lucchetti|editore=Newton Compton|anno=2018|ISBN=9788822717436}}</ref>
 
== Formula segreta ==
Il fuoco greco fu un'importantissima arma capace di spaventare e sgominare interi eserciti e flotte, tanto importante da portare l'imperatore [[Romano II]] a dichiarare che in nessuna circostanza il composto dovessesarebbe dovuto cadere in mani nemiche.
 
La formula, considerata segreto di stato, conosciuta solo dall'imperatore e pochi artigiani fidati , è stata ormai perduta ma si pensa che la miscela fosse a base di [[petrolio]] o [[nafta]] probabilmente ottenuti dai territori del [[caucaso|Caucaso,]] più precisamente nella città di [[Tmutarakan']], nell'attuale territorio di [[Krasnodar]] della Federazione russa, che presentava un territorio ideale per l'estrazione di petrolio in condizioni ottimali senza particolari sforzi.
 
Possiamo speculare che altri composti della miscela fossero: [[Ossidoossido di calcio]], [[Zolfozolfo]], [[Resinaresina]] e [[Nitratonitrato di potassio]].
 
Possiamo speculare che altri composti della miscela fossero: [[Ossido di calcio]],[[Zolfo]],[[Resina]] e [[Nitrato di potassio]].
Il processo di creazione era complicato e pericoloso, e sicuramente necessitava di una tecnologia particolarmente avanzata per il tempo.
 
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La versatilità del fuoco greco permetteva il suo utilizzo sia in battaglie navali che in battaglie campali e assedi, tramite l'utilizzo di catapulte che lanciavano anfore contenenti la miscela o tramite l'utilizzo di un rudimentale [[lanciafiamme]], chiamato cheirosiphōn, (sifone a mano) che grazie all'ausilio di torri d'assedio riusciva a lanciare fuoco sulle mura nemiche, inoltre veniva anche installato sulle navi bizantine.
 
I [[dromoni]] erano equipaggiati con elaborati sifoni foderati probabilmente in pelle di bovino o equino, situati sia a [[prua]] che a [[poppa]] dove il liquido fuoriusciva sotto forma di un getto di fuoco che raggiungeva i 15 metri, la fiamma durava pochi secondi ma era più che sufficiente a incendiare completamente la nave nemica, il tutto abilmente manovrato da professionisti adibiti a questa specifica mansione, chiamati sifonatori, essi si dovevano avvicinare parecchio alle navi nemiche il che dava un certo pericolo alla manovra, inoltre il sifone era solo utilizzabile nelle battaglie dove il mare era calmo e le condizioni del vento erano ottimali.
 
== Sifone ==