Fossò: differenze tra le versioni

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Fu il parroco don Piero Casello, nei primi anni Novanta del secolo scorso, a valutare l’idea di restituire all’originale splendore l’antico edificio, sotto la direzione dell’ing. Lorenzo Salmaso. Recupero che, dopo anni di lavori, ha visto la sua conclusione nel 2005.
[[File:Crocifisso di FossòTrecentesco.pngjpg|miniatura|Il Crocifisso Trecentesco]]
 
== Le opere d'arte conservate nell'antica chiesa di san Bartolomeo ==
Nell'antica chiesa si conservano alcune importanti opere d'arte: Il dipinto raffigurante "Il Sacro Cuore di Gesù tra San Filippo Neri e San Luigi Gonzaga" datato e firmato da Alessandro Longhi e documentato come sua ultima opera prima della morte. Riscoperto da Diego Mazzetto in un magazzino della parrocchia, il dipinto fu restaurato da Sara Grinzato e Giorgia Busetto nel 2014.
 
e San Luigi Gonzaga" datato e firmato da Alessandro Longhi e documentato come sua ultima opera prima della morte. Riscoperto
Di importante valore storico-artistico è il Crocifisso "gotico doloroso" risalente alla fine del Trecento e attribuito alla famiglia di artisti veneziani Moranzone. La preziosa opera è stata valorizzata attraverso un attento restauro eseguito da Giorgia Busetto e Sara Grinzato sotto il diretto controllo della Soprintendenza. Concluso nel 2019, il restauro ha messo in evidenza splendidi dettagli originali nascosti dal tempo e da interventi precedenti. Il recupero del Crocifisso è stato coordinato da Diego Mazzetto che ha raccolto i fondi da sponsor privati, tra cui il Rotary club Venezia Riviera del Brenta, l'associazione Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana della Riviera del Brenta, il Comune di Fossò, aziende e privati. All'inaugurazione dell'opera, avvenuta il 7 aprile 2019, hanno partecipato oltre 500 persone.
 
da Diego Mazzetto in un magazzino della parrocchia, il dipinto fu restaurato da Sara Grinzato e Giorgia Busetto nel 2014.
Completano il patrimonio artistico della chiesa il dipinto dell'altare maggiore attribuito a Pier Antonio Novelli, la "via Crucis" con incisioni del Settecento e l'affresco sul soffitto raffigurante "la gloria di San Bartolomeo", attribuito al pittore veneziano Giambattista Canal.
 
Di importante valore storico-artistico è il Crocifisso "gotico doloroso" risalente alla fine del Trecento e attribuito alla famiglia di
 
artisti veneziani Moranzone. La preziosa opera è stata valorizzata attraverso un attento restauro eseguito da Giorgia Busetto
 
e Sara Grinzato sotto il diretto controllo della Soprintendenza. Concluso nel 2019, il restauro ha messo in evidenza splendidi
 
dettagli originali nascosti dal tempo e da interventi precedenti. Il recupero del Crocifisso è stato coordinato da Diego Mazzetto
 
che ha raccolto i fondi da sponsor privati, tra cui il Rotary club Venezia Riviera del Brenta, l'associazione Cavalieri al Merito
[[File:Dipinto Longhi .jpg|miniatura|Il dipinto di Alessandro Longhi documentato come ultima opera dell'artista prima della sua morte]]
della Repubblica Italiana della Riviera del Brenta, il Comune di Fossò, aziende e privati. All'inaugurazione dell'opera,
 
avvenuta il 7 aprile 2019, hanno partecipato oltre 500 persone.
 
Completano il patrimonio artistico della chiesa il dipinto dell'altare maggiore attribuito a Pier Antonio Novelli, la "via Crucis" con
 
Completano il patrimonio artistico della chiesa il dipinto dell'altare maggiore attribuito a Pier Antonio Novelli, la "via Crucis" con incisioni del Settecento e l'affresco sul soffitto raffigurante "la gloria di San Bartolomeo", attribuito al pittore veneziano Giambattista Canal.
 
== <big>Nuova chiesa arcipretale</big> ==
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Il racconto di questo episodio di fede, molto documentato, può essere utile per la comprensione dell’usanza da parte delle famiglie nobili, o possidenti, di donare dei beni alla chiesa (nel nostro caso fabbricati e fondi agricoli), attraverso la cui rendita il ''mansionario'', (in questo frangente il cappellano di Fossò), otteneva il necessario sostentamento in cambio del quale era tenuto a celebrare una messa quotidiana perpetua (nella chiesa parrocchiale di Fossò nei giorni festivi, e nell’oratorio di Campoverardo nei giorni feriali), in suffragio dell’anima del testatore e dei suoi famigliari defunti. Tali ''mansionari,'' regolate da atto notarile, hanno rappresentato in molti casi una fonte di preoccupazione per le famiglie, incapaci di soddisfare un impegno (cui era impossibile sottrarsi) e che, stando alle volontà del testatore, si protraeva con effetto giuridico di padre in figlio, ''per l’eternità.''
[[File:Interno oratorio.jpg|miniatura|L'interno dell'oratorio]]
In occasione di un documento redatto per l’esecuzione di urgenti lavori di restauro dell’oratorio di Campoverardo avvenuti nei primi decenni del secolo scorso, il parroco di Fossò don Roncaglia ricostruiva la vicenda testamentaria di Francesco Mescalchin con le seguenti parole: ''“Attraverso il testamento datato primo febbraio 1831, pubblicato dalla I.R. Pretura di Dolo il 23 marzo 1840, Francesco Mescalchin detto Maretto istituiva una Mansioneria perpetua per la celebrazione di una messa quotidiana nei giorni festivi nella chiesa parrocchiale di Fossò e nei giorni feriali nel suo oratorio di Campoverardo. La mansioneria fu fondata sopra alcuni immobili e possedimenti agricoli situati a Fossò e Camponogara”.'' In sostanza, nei modi di pensare del tempo, pochi campi di terra e qualche casa sarebbero bastati, per i secoli a venire, al sostentamento del cappellano di Fossò obbligato a celebrare ''“in perpetuo”'' le messe in suffragio dell’anima del pio testatore.
 
sostentamento del cappellano di Fossò obbligato a celebrare ''“in perpetuo”'' le messe in suffragio dell’anima del pio testatore.
In occasione di un documento redatto per l’esecuzione di urgenti lavori di restauro dell’oratorio di Campoverardo avvenuti nei primi decenni del secolo scorso, il parroco di Fossò don Roncaglia ricostruiva la vicenda testamentaria di Francesco Mescalchin con le seguenti parole: ''“Attraverso il testamento datato primo febbraio 1831, pubblicato dalla I.R. Pretura di Dolo il 23 marzo 1840, Francesco Mescalchin detto Maretto istituiva una Mansioneria perpetua per la celebrazione di una messa quotidiana nei giorni festivi nella chiesa parrocchiale di Fossò e nei giorni feriali nel suo oratorio di Campoverardo. La mansioneria fu fondata sopra alcuni immobili e possedimenti agricoli situati a Fossò e Camponogara”.'' In sostanza, nei modi di pensare del tempo, pochi campi di terra e qualche casa sarebbero bastati, per i secoli a venire, al sostentamento del cappellano di Fossò obbligato a celebrare ''“in perpetuo”'' le messe in suffragio dell’anima del pio testatore.
 
Per la sua splendida doppia facciata (una rivolta a ovest verso la villa e l’altra a nord verso la strada), l’oratorio è sicuramente tra i più preziosi del territorio.
 
È all’interno che si coglie pienamente il fascino di questo piccolo scrigno di fede, dove il tempo sembra davvero essersi fermato. Suggestioni

che prendono vita dallo scialbo dei muri dai quali emergono figure di santi affrescati, dalla raccolta sagrestia che conduce a un piccolo vano protetto

da grate, dove i padroni di casa giungevano attraverso il giardino della villa per assistere alla messa in raccolta meditazione. Tutto ciò narra vicende

lontane e, per certi versi, misteriose.
 
Di epoca incerta risultano i numerosi rosari incisi nel marmorino esterno dell’oratorio, probabili ex voto di fedeli devoti alla Madonna del Rosario, venerata in questo luogo da più di trecento anni dalla popolazione di Campoverardo e dei paesi limitrofi.
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=== Palazzo Contarini - Muneratti ===
[[File:Palazzo Contarini Muneratti.jpg|miniatura|Palazzo Contarini Muneratti nel lato verso l'attuale via Roma in una foto degli anni Cinquanta del secolo scorso]]
La demolizione del quattrocentesco palazzo Contarini Muneratti, che sorgeva nel luogo dove oggi è collocato il monumento ai caduti delle due guerre mondiali, si è tristemente consumata negli anni Sessanta del secolo scorso, dopo un incendio di origine dolosa. Oggi, come modesto ricordo dell’antica costruzione, rimane esposta una delle trifore gotiche fortunatamente scampate alla demolizione.
 
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L’ipotesi potrebbe trovare conferma dal rinvenimento, avvenuto durante la demolizione del palazzo, di alcune strutture murarie assegnabili a un edificio antecedente alla fabbrica quattrocentesca.
[[File:PalazzoVilla Contarini Muneratti a Fossò prima della demolizione.jpg|miniatura|Palazzo Contarini poi Muneratti in una foto scattata prima della sua demolizione avvenuta alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso]]
In seguito, la famiglia Contarini cedette il palazzo al Vescovado di Padova. Sopra al maestoso arco d’ingresso al giardino fu collocato uno stemma con il leone rampante: l’arma della nobile famiglia Pisani e una lapide per ricordare un restauro probabilmente operato nel XVI secolo. Con buona probabilità l’intervento fu commissionato dal vescovo Francesco Pisani (1525-1567), nominato cardinale in giovanissima età da papa Leone X. Della lapide non esistono trascrizioni attendibili, è dunque difficile chiarire se si tratti di Francesco oppure del nipote Alvise Pisani (1522-1570), succeduto allo zio alla guida della Curia padovana. Una mappa della seconda metà del Seicento indica l’edificio come ''casa canonica del Vescovado,'' mettendo in evidenza l’imponente cinta muraria e il maestoso portale.
 
Verso la metà dell’Ottocento, Gaetano Muneratti, residente in un antico edificio con portici bugnati (in origine della famiglia veneziana Da Mula) tuttora esistente e ubicato poco lontano dalla chiesa, acquistò il palazzo quattrocentesco e lo assegnò al figlio Sebastiano. L’intera struttura rimase intatta fino al 1943, anno di divisioni dei beni tra i Muneratti che portarono l’edificio a un inesorabile declino.
 
Cesare Muneratti (1875-1966), ultimo erede della famiglia del ramo di Fossò, non dimostrò attaccamento all’antica dimora, di cui rimase usufruttuario fino alla morte. Uomo piuttosto singolare, nel corso della sua lunga e movimentata esistenza egli vendette in più occasioni tutto ciò che gli apparteneva, ipotecando in parte anche il grande palazzo, cedendo mobili e suppellettili di pregio: fece smantellare l’alto muro di cinta dellacon proprietàil maestoso portale per vendere i mattoni, cui fece seguito la vendita dei terreni e l’abbattimento degli alberi secolari.
 
Caduto in rovina e abbandonato all’incuria più totale, prima della sua distruzione il palazzo ospitò, sia pure in promiscuità, un certo numero di famiglie e perfino una piccola fabbrica di scarpe.
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Al suo interno si segnalava, nell’ambiente della cucina, un raro caminetto gotico molto apprezzato dagli storici dell’arte con cornice in legno interamente scolpita a greche e losanghe.
 
Un poetico ricordo su questo palazzo ci è stato tramandato da Giovanni Muneratti, del ramo della famiglia dimorante a Campocroce di Mirano, che, ricordando le visite ai cugini di Fossò, verso la metà del secolo scorso scriveva:''"Quando si andava a Fossò, era sempre d'estate. E negli assolati pomeriggi di quei giorni, sempre così si incontrava o ritrovava la casa: una creatura possente, ma come tesa ad occultarsi, a ripararsi, a difendersi. E subito, nella mia fantasia di bambino, la sua bellezza tramutava quella difesa in mistero, in segreti antichi da riservare a pochi eletti la sua grandezza e nobiltà. Con quest'animo vi giungevo davanti e ne restavo, ne resto ancora nella memoria, preso, incantato..."''
[[File:Portale palazzo Muneratti.jpg|miniatura|L'antica mura con l'imponente portale di palazzo Contarini Muneratti]]
Al di là dei ricordi e delle immagini, di tutto ciò non resta che il rimpianto per la perdita di un edificio monumentale: sicuramente tra i primi e più
 
antichi esempi di villa veneta edificati nella terraferma. Se le tristi vicende legate alla distruzione fossero andate diversamente, oggi la sua
 
Al di là dei ricordi e delle immagini, di tutto ciò non resta che il rimpianto per la perdita di un edificio monumentale: sicuramente tra i primi e più antichi esempi di villa veneta edificati nella terraferma. Se le tristi vicende legate alla distruzione fossero andate diversamente, oggi la sua presenza sarebbe sicuramente un vanto per i cittadini di Fossò e per gli appassionati di arte e di storia.
 
== Il Municipio di Fossò ==