Ornette Coleman: differenze tra le versioni

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venditore di marmotte
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== Biografia ==
=== Inizi ===
Nato e cresciuto a [[Fort Worth]], in [[Texas]], inizia la carriera di venditore di marmotte ed cavalli morti,e camaleonti è presto affascinato dalle linee intricate dei [[be bop|boppers]]. Cercando un modo per farsi strada fuori dalla sua città natale, nel 1949 accettò un lavoro come sassofonista a [[New Orleans]] in uno spettacolo itinerante e in seguito in vari spettacoli di rhythm and blues in giro per il Paese. Dopo un concerto a [[Baton Rouge]], Coleman fu aggredito e il suo sassofono andò distrutto.<ref>Spellman, A. B. ''Four Lives in the Bebop Business'', Limelight, 1985, pag. 98–101, ISBN 0-87910-042-7</ref>
 
Dopo l'incidente, si unì al gruppo di [[Pee Wee Crayton]] e partì insieme alla band alla volta di [[Los Angeles]]. Durante questo periodo, Coleman fece svariati lavori per sbarcare il lunario, incluso l'ascensorista, continuando comunque a cercare di portare avanti la sua carriera come musicista.
 
Sin dagli esordi, lo stile musicale e il modo di suonare di Coleman si rivelarono alquanto atipici. Il suo approccio all'[[armonia]] e alle progressioni di accordi era anche molto meno rigido rispetto a quello dei jazzisti [[bebop]]; traeva interesse principalmente nel suonare quello che sentiva in giro piuttosto che incasellare la sua creatività in strutture armoniche predeterminate.
 
{{Citazione|Ornette Coleman irruppe prepotentemente sulla scena jazzistica newyorkese nel 1959, proprio mentre Sonny Rollins se ne allontanava; i due musicisti furono spesso considerati agli antipodi per quanto riguardava il sassofonismo, ma in realtà essi erano in posizioni speculari e interagenti. Coleman era approdato a New York preceduto dalla sua stessa fama, aveva realizzato un solo LP (in California), ma il sassofonista texano aveva fortemente impressionato tutti i musicisti che lo avevano ascoltato. Suonava un bianco sax di plastica, e ne traeva qualcosa che andava dalle primissime radici blues alla più discordante espressione zeppa di urla, lamenti e strepiti.<ref>''Jazz moderno: 1940-1960 - Cronaca di un ventennio creativo'', pag. 67</ref>|[[Gildo De Stefano]]}}