Evno Fišelevič Azef: differenze tra le versioni
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Bogdanovič fu ucciso ad Ufa il 19 maggio da due terroristi rimasti sconosciuti. Geršuni, per una sua imprudenza, fu arrestato a [[Kiev]] il 26 maggio. Condannato a morte nel febbraio del [[1904]], la pena gli fu commutata nel carcere a vita. Trasferito nella regione di [[Taškent]] (nell'odierno [[Uzbekistan]]), riuscì a evadere nell'ottobre del [[1906]] e a rifugiarsi avventurosamente in [[Cina]]. Da qui passò negli [[Stati Uniti d'America]] e poi in [[Europa]]. Morì a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], il 29 marzo
Come nuovo capo dell'Organizzazione, Azef venne a trovarsi in una posizione molto delicata. Doveva organizzare gli attentati e, nello stesso tempo, far credere al Dipartimento di Polizia di esservi estraneo. Pertanto, indugiò molto nei preparativi per l'assassinio del ministro [[Vjačeslav Konstantinovič Pleve]], tanto che alcuni suoi compagni pensarono addirittura di agire per proprio conto ma egli se ne sbarazzò in tempo, facendoli tutti arrestare dall'Ochrana.
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[[File:Az prof.jpg|thumb|left|upright=0.5|Evno Azef]]
Sotto il comando di Azef, l'Organizzazione perpetrò altri attentati che portarono, il 17 febbraio
Già agli inizi del [[1906]], [[Leonid Petrovič Menšikov]], un funzionario dell'Ochrana simpatizzante del Partito social-rivoluzionario, aveva anonimamente denunciato ai dirigenti dello stesso Azef ed un altro militante, [[Nikolaj Jur'evič Tatarov]], quali agenti provocatori. Le indagini su Azef non approdarono a nulla, mentre Tatarov, riconosciuto responsabile di tradimento, fu ucciso nella sua casa di [[Varsavia]] il 4 aprile
L'avventura di Azef finì nel [[1908]], quando l'ex-direttore dell'Ochrana, [[Aleksej Aleksandrovič Lopuchin]], agendo di propria iniziativa ed a totale insaputa dei suoi colleghi e superiori, lo denunciò ai social-rivoluzionari fornendo a [[Vladimir L'vovič Burcev]], direttore della rivista «Byloe», stampata all'estero e vicina al movimento rivoluzionario, le prove del suo ruolo d'infiltrato per conto dell'Ochrana. Questi, chiamato dunque a rispondere di tali accuse dinanzi alla dirigenza del Partito, promise di presentare le prove della sua innocenza, ma, invece, si diede ad una repentina fuga dalla Russia; a seguito della sua defezione, il ruolo di capo dell'Organizzazione di combattimento fu poi assunto da [[Boris Savinkov|Boris Viktorovič Savinkov]].
Il Partito lo condannò a morte ed egli si nascose sotto falso nome in [[Germania]], a [[Berlino]], con l'aiuto della polizia segreta russa. Visse gestendo un negozio di corsetteria finché, nel [[1915]], allo scoppio della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], fu internato in un campo di concentramento, in quanto suddito dell'[[Impero russo]]. Rilasciato nel dicembre
== Azef nella cultura ==
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