Adolfo Coppedè: differenze tra le versioni

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Nel 1903 decise di sposarsi con Anita Burchi e, ritornato a Firenze anche per occuparsi dell'attività paterna, iniziò a progettare varie ville e palazzi utilizzando il nuovo [[stile liberty]] che si andava affermando all'epoca.
 
Vinse più volte il premio Martelli, premio conferito dall'[[Accademia delledi belle arti di Firenze]], che veniva assegnato con cadenza quinquennale, e con il passar del tempo realizzò progetti anche al di fuori della [[Toscana]] ottenendo commesse a [[Genova]], [[Roma]], [[Milano]] e altre città d'Italia. Di particolare rilevanza, nel 1915, è stata la sua progettazione del [[Castello Cova]] nella centralissima Viavia Carducci di Milano.
 
La notorietà acquisita con le sue realizzazioni gli valse diverse onorificenze fra le quali quella di grand'ufficiale dell'[[Ordine della Corona d'Italia]].
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Dopo la fine della [[prima guerra mondiale]] ebbe modo di dedicarsi, assieme al fratello [[Gino Coppedè|Gino]], all'arredamento di interni di alcune navi passeggeri per conto di due diverse società di navigazione italiane.
 
A partire dal 1926, dopo una accesissima polemica con [[D'Annunzio]] relativa a un progetto mai realizzato a Firenze sul quale anche [[Mussolini]] aveva espresso parere favorevole, il Coppedè rallentò la sua opera limitandola alla sola regione della Toscana dove progettò la Casa del Fascio di [[Lastra a Signa]] (FI). Iscrittosi nel 1932 al [[Partito Nazionale Fascista]], partecipò al concorso per il piano regolatore di [[Tirrenia]], ottenendo il secondo premio. Successivamente si ritirò nella sua [[villa del Parugiano|tenuta di Parugiano]] vicino a [[Montemurlo]] dove morì il 15 agosto del 1951.
 
== Mostre ==