Campi per l'internamento civile in Italia: differenze tra le versioni
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{{Organizzare|Da riposizionare le varie parti in ordine cronologico e rivedere altre tenendo conto che non si parla solo del periodo fascista}}[[File:Campo di concentramento di Ferramonti - panoramio.jpg|thumb|Uno dei pochi edifici rimasti del [[Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia]], in [[Calabria]], che ospitava oltre 2 000 prigionieri.]]
I '''campi per l'internamento civile in Italia''' furono dei campi di prigionia istituiti in [[Italia]], nelle sue [[Colonialismo italiano|colonie]] e nei territori occupati in [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Il primo
Un notevole implemento nell'utilizzo dei campi avvenne sotto il [[Italia fascista|regime fascista]], durante il quale vennero eretti più del 90% dei campi di internamento totali. Essi operarono come campi di [[confino]], concentramento e lavoro coatto ai fini di sottomettere i popoli nelle colonie ([[libici]], [[Somali (gruppo etnico)|somali]], [[eritrei]] ed [[etiopi]]), per "purificare la razza italiana" (internando [[ebrei]], [[sloveni]], [[croati]], [[serbi]], [[bosniaci]], [[albanesi]], [[cinesi]], [[rom (popolo)|rom]] e [[greci]]) e per i dissidenti politici [[antifascisti]]. In seguito all'[[Armistizio di Cassibile|Armistizio dell'8 settembre]] 1943 l'amministrazione dei campi passò dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] alla [[Repubblica Sociale Italiana]], che li convertì in campi di raccolta finalizzati alla [[deportazione]] nei [[campi di sterminio]] della [[Germania nazista]], in primo luogo [[Auschwitz]].
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